VINCENZO AMMALIATO La telefonata al 118 di Castelvolturno arriva alle 21.15,
gli operatori si precipitano in direzione nord a sirene spiegate. La centrale di
Caserta li ha avvisati che in un quartiere vicino alla loro postazione c'è una
bambina che sta male. Un intervento solitamente di routine ma in questo caso la
richiesta viene da Destra Volturno, un quartiere dove anche la pietà ha smesso
di sperare. Tanto per cominciare la strada («via lago Fusio») non si trova.
L'autista richiama la centrale chiede di verificare se l'indirizzo esatto sia
«via Lago Fusaro». La risposta è affermativa, inizia la seconda corsa.
L'ambulanza arriva finalmente, la via è strettissima, l'autista graffia la
fiancata per passare in un tratto ostruito da una vettura parcheggiata male.
Sono le 21.33; il barometro segna 2 gradi sopra lo zero. I lampioni del viale
sono tutti spenti. Ci sono decine di teste che si intravedono dalle finestre
chiuse delle case vicine. Il medico è il primo ad entrare nella casa dagli
infissi corrosi dalla salsedine del vicino mare e dai muri anneriti dalla muffa.
La bimba, sei-sette anni, è distesa su una brandina e respira a fatica. I
sanitari le infilano una mascherina per somministrarle dell'ossigeno, e il
medico decide il suo trasferimento nella vicina clinica Pinetagrande. Nella
gelida casa oltre alla bimba ammalata ci sono la mamma ed altri due bambini,
forse i suoi fratellini, di circa quattro e cinque anni. Nessuno di loro parla
bene italiano. La donna, però, riesce a spiegare di essere iugoslava e di
trovarsi agli arresti domiciliari, e soprattutto, che la figlia è cardiopatica.
«Signora, le spiegano i sanitari, siccome lei è agli arresti domiciliari non può
venire con noi». La bimba sdraiata sulla barella a questo punto inizia ad avere
terrore; il suo respiro concitato diventa affanno. L'autista chiama di nuovo la
centrale: «Avvisate i carabinieri che la mamma della paziente si trova agli
arresti domiciliari, e fatela autorizzare ad accompagnare la figlia alla clinica
Pinetagrande». Ma non c'è tempo da perdere: il freddo è pungente, l'odore nel
viale sempre più acre, la bimba piange ed è in affanno. Il medico decide di non
attendere la risposta delle forze dell'ordine e la fa salire in ambulanza. Nel
cortile però sono rimasti gli altri due figli della donna da soli, adesso sono
loro ad aver paura e piangere. Lo stress dei sanitari aumenta. Per fortuna in
quel momento arriva un’automobile nel viale buio, gli operatori sanitari
chiedono all'autista di accompagnare i bambini alla clinica. Inizia finalmente
la corsa verso Pinetagrande. Qui la bimba è immediatamente ricoverata e trattata
dai medici della struttura sanitaria. «È solo stanca, impaurita e infreddolita»,
dice il responsabile del pronto soccorso di Pineta Grande. La bambina
cardiopatica dormirà almeno per una notte in una stanza dalle mura color
arancio, con le lenzuola del letto pulite e l'ambiente riscaldato dai
termosifoni. Domani tornerà a Destra Volturno, nel viale dove non passano mezzi
pubblici, nella casa dove non viene neanche il pediatra, nel quartiere dove non
vive nessuno perché sono tutti irregolari. E dove l'unico personaggio che si
vede una volta al mese è il proprietario dell'immobile che passa a riscuotere
l'affitto.