DA STRANIERIINITALIA.IT
Crescono le competenze degli uffici che gestiscono
l’immigrazione in Italia. La riforma andrebbe però fatta con le risorse
disponibili e si rischia di affrontarla con seicentocinquanta lavoratori in meno
Accordo di integrazione e
permesso a punti saranno realtà solo tra quattro mesi, ma intanto bisognerà
rispondere alla domanda di come verrà gestita tutta la burocrazia aggiuntiva che
si portano dietro. Soprattutto tenendo presente che il regolamento arrivato in
Gazzetta Ufficiale impone di provvedere “con le risorse umane, strumentali e
finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per
la finanza pubblica”.
Insomma, teoricamente, questa rivoluzione dovrebbe essere a costo zero per la
pubblica amministrazione. Eppure, gli oneri salgono a dismisura, soprattutto per
gli sportelli unici per l’Immigrazione. Questi uffici dovranno infatti gestire
la firma dell’accordo da parte degli immigrati arrivati in Italia e organizzare
i minicorsi di educazione civica. Ma il peggio arriverà dopo due anni, quando
dovranno valutare i progressi fatti da ognuno, raccapezzarsi tra punti da dare o
sottrarre e gestire i test di italiano ed educazione civica.
Si può fare tutto questo con le “risorse umane, strumentali e finanziarie
disponibili”? Il bello è che, quando l’accordo entrerà in vigore, non sarà stato
solo Maroni a lasciare la sua scrivania. A meno che non arrivi l’ennesimo colpo
di scena, alla fine del 2011 torneranno infatti a casa anche i “precari
dell’immigrazione”, seicentocinquanta lavoratori a tempo determinato che da
anni, di rinnovo in rinnovo, rappresentano la spina dorsale degli Sportelli
Unici.
Tanti di loro, la scorsa settimana, hanno seguito con ansia l’approvazione
definitiva della legge di stabilità. Speravano, infatti, che nel maxiemendamento
presentato dal governo spuntassero due righe in grado di salvare i loro posti di
lavoro. Sono rimasti delusi.
“Nell’impellenza di tagliare le spese nel settore pubblico sotto il
commissariamento dell’Ue si colpisce quello che non è uno spreco ma una risorsa
da valorizzare e rendere, invece, stabile proprio per la delicata funzione
svolta che è e deve restare pubblica. Il ministro Maroni al suo ultimo atto ha
mostrato tutta la sua indifferenza alle sorti di 650 lavoratori e del servizio
erogato da importanti strutture del Ministero” denuncia Antonio Crispi,
segretario nazionale della Fp Cgil.
Entro la fine dell’anno si moltiplicheranno gli allarmi e le mobilitazioni per
salvare i seicentocinquanta, ma la mancanza di fondi e le nuove norme sulla
mobilità dei dipendenti pubblici (che dovrebbe teoricamente permettere alla
Pubblica amministrazione di tappare i buchi nei suoi uffici più caldi spostando
personale da quelli dove c’è meno da fare) fanno presagire che la battaglia sarà
durissima. Sempre che l’ultima parola non la dicano i giudici.
“Aumenta il lavoro degli Sportelli Unici, ma vogliono mandare a casa chi
dovrebbe svolgerlo” commenta Alessia Pantone, cofondatrice del Comitato in cui
si sono organizzati i precari. “Intanto – aggiunge - il sessanta per cento di
noi ha presentato ricorso al tribunale del lavoro per essere assunto a tempo
indeterminato. Abbiamo superato un concorso pubblico e da anni facciamo un
lavoro che non può più essere definito un’emergenza”.
Le prime udienze suiricorsi presentati quest’anno sono fissate a gennaio, ma
all’inizio dell’anno dovranno arrivare anche le sentenze di primo grado per
qualche ricorso pilota avviato tre anni fa. Forse riguarderanno precari che,
intanto, saranno diventati disoccupati. Potrebbero però diventare una stangata
per la Pubblica Amministrazione che sperava di giocarsi al risparmio l’ultima
riforma dell’immigrazione.
Elvio Pasca