IL MATTINO DEL 23-04-2011

 

Claudio Coluzzi, Santa Maria Capua Vetere.

Sono le 10,30 quando i vigili del fuoco salgono su una scala e tolgono le insegne della Croce Rossa all’esterno dell’ex Caserta Andolfato di Santa Maria Capua Vetere. È il segno che il campo ha cambiato natura giuridica: da centro di accoglienza umanitaria a Cie, ossia centro di identificazione ed espulsione. La distinzione non è di poco conto. Innanzi tutto ieri erano Croce rossa e associazioni umanitarie a gestire il campo, ora sono le forze di polizia. E la protesta scoppia subito. All’interno del campo ci sono 230 tunisini. In 18 hanno precedenti penali, conti in sospeso con la giustizia del loro Paese, altre volte sono stati espulsi e poi sono rientrati illegalmente. Devono essere rimpatriati ma si oppongono e gli altri ospiti del campo, temendo la stessa sorte, scatenano una sassaiola nei confronti delle forze dell’ordine nell’ambito della quale alcuni agenti restano lievemente feriti. Ieri sera, proprio lì davanti al centro, dove in queste ultime ore lanci di sassi contro la polizia si sono alternati a fughe e a sciopero della fame, c’è stata una Via Crucis. Suor Rita, al pari di Camilla Bernabei, della Cgil, come di Gianluca Castaldi, della Caritas, non ci stanno alla trasformazione della struttura da centro di accoglienza in centro di identificazione ed espulsione. «Una decisione grave - dice Suor Rita - presa senza alcun tipo di consultazione e negata fino all’ultimo. Queste persone hanno bisogno di essere assistite non recluse, finora la cose erano andate bene non vedo perchè peggiorarle e far crescere la tensione». «La decisione di trasformare la tendopoli di Santa Maria Capua Vetere in un Cie è assolutamente non condivisibile perchè l'area non può offrire alcuna garanzia di sicurezza per le Forze dell'Ordine e per gli stessi migranti». Lo sostiene Nicola Tanzi, segretario generale del sindacato di polizia Sap, in una richiesta inviata al Viminale.