COMUNICATO STAMPA

 

Foglio di via per le donne prostitute e prostituite?

 

Ø No perché così non si potrà che peggiorare la condizione per le donne che si prostituiscono, italiane e straniere. Si affosserà la lotta alla tratta degli esseri umani e si riempiranno i Cpt di persone che con la delinquenza non hanno niente a che fare.

 

Ma no anche perché

 

1 – Il Ministero dell’Interno, nella precedente legislatura, attraverso un’apposita Commissione istituita proprio sul tema della prostituzione (con la partecipazione di altri ministeri, tra cui quello della Giustizia, enti e associazioni) ha sottolineato che:

 

-         la prostituzione non è un problema di ordine pubblico, non ci sono reati commessi da prostitute ai danni di terzi;

 

-         i reati connessi alla prostituzione riguardano lo sfruttamento della stessa e in particolare la tratta di esseri umani e in questo caso le prostitute sono vittime e non ree.

 

-         le leggi per contrastare la prostituzione forzata e lo sfruttamento ci sono e sono BUONE leggi anche se, ha rilevato la commissione, non sempre sono applicate al meglio e in modo uniforme sul territorio nazionale.

 

2 – I grandi numeri della prostituzione su strada e al chiuso riguardano per lo più (oltre il 70%) la prostituzione forzata di donne, in particolare migranti, legate a forme di tratta.

 

3 – I risultati dei  rimpatri obbligatori (in seguito a retate, inserimento in CPT e altro) hanno avuto come conseguenza i ritorni delle donne “rimpatriate” oberate da un maggiore debito verso le organizzazioni criminali. In altre parole, le donne ritornano con un debito aumentato per far fronte al “doppio” viaggio.

 

4 – Il foglio di via, come altri interventi già attuati in forma estemporanea, si limita a spostare il “problema” da un luogo all’altro (dalla città alla periferia, dalla strada ai condomini) senza risolverlo. Col risultato di rendere più arduo il contatto con le donne trafficate per informarle delle opportunità dell’articolo 18, per fare prevenzione sanitaria ecc…

 

Cosa fare allora?

 

1 – Applicare le BUONE leggi che abbiamo. La legge Merlin, l’art.18 TU immigrazione,  e la legge sulla tratta (228/2003) e aumentare il contrasto alle varie forme di sfruttamento e traffico di esseri umani. La tratta oggi coinvolge donne, uomini e bambini. E’ collegata a traffico di droga e di armi. E’ collegata a corruzione e traffici illegali di ogni tipo. Deve essere chiaro che le donne sono solo vittime. Vittime da aiutare, ma anche persone che possono fornire elementi preziosi – come precisa dalla Direzione Nazionale Antimafia – per contrastare il fenomeno.

Su questo campo oggi c’è ancora poco investimento, nonostante alcune lodevoli eccezioni. Lo sforzo deve essere contro lo sfruttamento e la tratta e non contro le vittime.

 

2 – Evitare la prostituzione in alcuni luoghi. Si può prevedere (come era stato già ipotizzato in sede di ministero dell’Interno) di vietare l’esercizio della prostituzione nei pressi di luoghi di culto e di scuole.

 

3 – Gestire le situazione problematiche con interventi di mediazione dei conflitti, coinvolgendo chi già opera sul tema. Dove ciò è avvenuto il “problema è stato gestito ed è rientrato.               

 

4 – Fornire strumenti di inserimento lavorativo per le donne, italiane e migranti. E’ stato lo strumento messo in campo dalla legge Merlin assieme all’eliminazione della schedatura. Strumento che ha permesso a migliaia di donne di cambiare vita. Di fronte a possibilità di altri lavori la maggior parte delle donne sceglie di non prostituirsi.

 

Alcune considerazioni rispetto alla “questione morale”…

 

Ø Il problema del “decoro” può essere affrontato attraverso interventi di mediazione dei conflitti. Senza dimenticare però che l’esibizione volgare e mercantile del corpo femminile viene proposta costantemente in altri ambiti (televisione, pubblicità) senza suscitare uguale sdegno.

 

Ø La vera questione morale relativa alla prostituzione è lo scandaloso divario economico tra nord e sud del mondo, tra paesi ricchi e paesi poveri.

Un divario che pone in evidenza il valore/disvalore del denaro. Da un lato c’è chi “si vende” per dare un futuro a se stesso e alla propria famiglia, dall’altro chi usa il proprio denaro per comprare persone come fossero una merce qualsiasi.

 

Ø E’ ipocrita fermarci all’offerta, in termini numerici minoritaria, trascurando la domanda. I clienti delle prostitute sono uomini di tutte le età e di tutti gli strati sociali. Le ricerche e le rilevazioni sul campo concordano su due dati: il 70% sono uomini sposati, la percentuale maggiore ha un livello scolastico medio alto.

Anche per loro crediamo non sia opportuno criminalizzare (arrivando a schedature, sanzioni amministrative). Ma è necessaria una seria e profonda riflessione sulle ragioni di questa forte domanda mercenaria di sessualità.

 

 

                                               Luigi Ciotti,

presidente del “Gruppo Abele” e di “Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie”