ROMA - Cresce il numero di interruzioni
di gravidanza tra le immigrate, in controtendenza rispetto
alle italiane. E se l'aumento va letto anche alla luce della
crescita generale della popolazione straniera in Italia, ad
allarmare è soprattutto il tasso di abortività registrato
tra le donne straniere, di gran lunga superiore alla media
nazionale.
È quanto si legge nella
relazione sull'attuazione della legge 194/1978 (“Norme
per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione
volontaria della gravidanza) inviata dal ministro per la
salute Livia Turco al Parlamento, che contiene i dati
preliminari per l’anno 2006 e i dati definitivi per l’anno
2005.
Solo dal 1995 si rileva sistematicamente la cittadinanza
delle donne che hanno effettuato una IVG. In quell'anno si
contarono 8967 cittadine straniere, nel 2005 furono invece
37973. Tra le italiane si nota invece una diminuzione dalle
124448 del 1998 alle 94095 del 2005. Secondo al relazione,
nel 2005 il numero di IVG effettuate da donne straniere
corrisponde al 29.6% del dato nazionale, con picchi che
sfiorano il 40% nelle regioni settentrionali, dove si
concentra la popolazione immigrata.
L’Istat ha stimato il tasso di abortività specifico per
classe di età, relativo all’anno 2003, considerando sia le
cittadine italiane che le straniere tra i 18 e i 49 anni. Ne
viene fuori che queste ultime hanno in media un tasso di
abortività 4 volte superiore rispetto alle italiane (34 su
1000 contro 7,8 su 1000) e la differenza aumenta per le
classi di età più giovani.
Tra le cause principali che determinano questa situazione
c'è la disinformazione.
Da un'indagine condotta tre anni fa dall'Asp Lazio tra le
donne straniere è risultato che molte non erano in grado di
identificare il periodo fertile e conoscevano
superficialmente i metodi di contraccezione. La metà inoltre
era rimasta in cinta nonostante l’uso di metodi efficaci, ma
usati scorrettamente. Il coito interrotto andava per la
maggiore tra le donne dell’Est Europa, mentre tra le donne
del Sud America la pillola e il preservativo risultano
spesso aver fallito per un uso sbagliato. Le motivazioni per
l’IVG maggiormente riportate erano l’aver raggiunto il
numero di figli desiderato e i problemi economici, a
conferma di quanto già rilevato in altre indagini tra le
straniere e, nel passato, tra le italiane.
Di qui l'appello lanciato ieri da Livia Turco a "potenziare
l'educazione, l'informazione e la prevenzione", anche
intervenendo sulla "rete di consultori familiari che l' Oms
ha giudicato essere tra i migliori servizi sanitari del
mondo". Le donne immigrate, ha spiegato il ministro della
Salute, spesso "ricorrono all'aborto perché non conoscono le
leggi italiane, non hanno conoscenza dei servizi, sono
insicure spesso clandestine e nell'impossibilità di
rivolgersi alle strutture pubbliche".
Scarica
La relazione
Le tabelle