Operazione anti-prostituzione a Bari: otto mandati di cattura
(due italiani), nove indagati. Portate in Italia come merce

Cliente innamorato fa sgominare
la banda che sfruttava nigeriane

Riti voodoo per terrorizzarle. Mostrate ai clienti con dei cataloghi
Ricatti anche tra sorelle. Costrette a cocktail per abortire

22-01-2008
BARI
- Tutto è nato, nell'aprile 2004, da una storia d'amore tra una giovanissima nigeriana e un suo 'cliente'. Così è scattata indagine della squadra mobile della Questura di Bari che ha portato oggi a sette arresti (un'ottava persona, una donna, è ricercata).

Smantellata un'organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione e alla riduzione in schiavitù di donne provenienti dall'Africa. L'uomo che quasi ogni giorno andava dalla giovane prostituta ha raccontato tutto alla polizia, anche i particolari agghiaccianti di cui veniva a conoscenza. Lei, contattata dalla polizia, ha deciso di collaborare.

Alle persone colpite da provvedimento restrittivo - sei nigeriani e due italiani che hanno avuto gli arresti domiciliari - vengono contestati, a vario titolo, i reati di tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. A loro si aggiungono altre nove persone indagate.

L'organizzazione reperiva le ragazze in Nigeria per poi smistarle in Europa dove, attraverso l'aiuto di intermediari, le indirizzavano attraverso le 'maman' che ne facevano richiesta. Ed è stato anche accertato che, spesso, c'era anche lo sfruttamento tra consanguinei: la sorella maggiore, ad esempio, che sfruttava la sorella più piccola.

Il sodalizio criminale si è avvalso - secondo gli accertamenti compiuti - di alcuni cittadini baresi che avevano il compito di accompagnare e controllare le ragazze sulla strada. La copertura legale veniva fatta, secondo l'accusa, attraverso l'avvocato compiacente: le ragazze ottenevano il permesso di rimanere sul territorio nazionale dopo aver chiesto asilo politico. Le giovani donne, infatti, dichiaravano quali luoghi di provenienza fittizia città interessate da conflitti etnici, proprio per poter ottenere l'asilo politico.

Le ragazze erano costrette a prostituirsi sulla complanare sud della statale 16 di Bari, sulle statali 100 e 96 e sull'ex statale 98. I fatti contestati fanno riferimento al periodo compreso dal 2004 ad oggi.

 
Proprio per l'eccessivo numero di clienti che le ragazze attraevano sulla complanare della statale 16, gli abitanti delle ville della zona avevano protestato con forza negli anni scorsi.

In Italia come merce. Le ragazze nigeriane venivano trasportate come se fossero merce. L'organizzazione anticipava il denaro occorrente per il viaggio e la giovane diventava così debitrice e avrebbe potuto riacquistare la propria libertà solo dopo aver saldato l'intero debito, pari, in alcuni casi, anche a 50 mila euro. Arrivavano in Europa con voli di linea provenienti dalla Nigeria e, al momento dell'imbarco, venivano munite di passaporti, quasi sempre falsificati, che poi restituivano ad una persona dell'organizzazione che le attendeva nella città in cui avveniva l'ultimo scalo aereo.

Secondo quanto accertato, in Spagna, spesso nella capitale, a Madrid, le ragazze erano attese da un altro membro dell'organizzazione che le accompagnava poi in stazione dove, attraverso mezzi ferroviari, raggiungevano l'Italia, in particolare le città di Torino e di Verona, dove ad attenderle secondo l'accusa spesso vi era 'Monday', il cittadino nigeriano - che è tra gli otto arrestati - ritenuto a capo dell'organizzazione insieme ad un connazionale conosciuto come Epà.

In altri casi le ragazze raggiungevano la Spagna a bordo di gommoni, attraverso lo stretto di Gibilterra, per poi raggiungere le principali città spagnole dalle quali ripartivano con treni con destinazione Italia.

Cocktail per abortire. Le donne ricorrevano ad aborti clandestini, facendosi pagare dai clienti che si erano invaghiti di loro fino a 800 euro in contanti.
Gli aborti, in realtà, venivano realizzati dalle sfruttatrici delle nigeriane - le cosiddette 'Maman' o 'Madam' - che per punire le prostituite rimaste incinte per aver avuto rapporti sessuali non protetti con i loro clienti, le inducevano ad ingerire un cocktail di farmaci ed alcolici che provocavano nelle donne forti contrazioni addominali fino all'espulsione del feto. Della pratica degli aborti clandestini si parla in intercettazioni telefoniche definite "inquietanti", dagli stessi investigatori. In una di queste una prostituta si fa consegnare dal cliente che si era innamorato di lei 500 euro per interrompere la gravidanza e si fa promettere altri 300 euro, sostenendo che avrebbe fatto ricorso ad un aborto clandestino. Le indagini hanno invece accertato che le donne non si sottoponevano ad aborti clandestini ma veniva loro somministrato un mix di farmaci e alcol che provocava l'aborto.

Riti voodoo per prostituirsi. Alle malcapitate venivano asportate di ciocche di capelli, peli pubici e unghie. Riti che, a causa delle forti credenze religiose di quel popolo, creavano - secondo gli investigatori - uno stato di soggezione psicologica nelle vittime, impedendo loro di ribellarsi per il timore di subire gravi conseguenze fisiche non solo per se stesse ma anche per i familiari che le attendevano nelle terre di origine. Con i riti voodoo, quindi, i membri dell'organizzazione cercavano di impedire che le giovani donne potessero progettare eventuali fughe o disobbedire alle regole.