da straneriintalia.it
ROMA - Venerdì scorso, mentre entrava in vigore
il decreto sulle espulsioni dei comunitari, il ministro dell'Interno Giuliano
Amato ha dato istruzioni sulla sua applicazione a tutte le prefetture, sabato il
capo della polizia Antonio Manganelli si è rivolto invece ai Questori.
Come spiegano le due circolari al ministro dell'Interno ha tenuto per sé la
competenza sugli allontanamenti per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello
Stato, oppure per quelli che riguardano minori o comunitari in Italia da almeno
dieci anni. I prefetti possono invece adottare provvedimenti di allontanamento
per motivi di sicurezza pubblica.
Normalmente, al cittadino comunitario verrà consegnato un foglio di via
(tradotto nella sua lingua o in inglese), in cui si indica il termine entro cui
deve lasciare l'Italia, che tranne i casi di comprovata urgenza non può essere
inferiore a un mese, e la durata del divieto di reingresso, che non può superare
i tre anni. Nel provvedimento si spiega anche come si fa a presentare ricorso,
che sospende l'allontanamento.
I motivi di sicurezza pubblica diventano però "imperativi" quando il
comportamento del comunitario o del suo familiare compromette la dignità umana,
i diritti fondamentali della persona o l'incolumità pubblica e quindi la
permanenza in Italia è incompatibile con l'ordinaria convivenza. Se è così, il
Questore dispone l'accompagnamento immediato alla frontiera, che viene eseguito
solo dopo la convalida da parte del giudice di pace. Il ricorso, in questi casi,
non sospende l'allontamento.
L'accompagnamento alla frontiera scatta anche per chi si trattiene in Italia
nonostante abbia ricevuto il foglio di via. Chi torna nel nostro Paese prima che
sia scaduto il divieto di reingresso rischia fino a tre anni di reclusione.
Il cittadino comunitario perde il diritto a rimanere in Italia anche quando,
dopo tre mesi di soggiorno, inizia a pesare sulle casse dello Stato perché non
lavora e non hanno altri mezzi di sussistenza. In questo caso il prefetto gli
darà un foglio di via insieme a un'attestazione da presentare al consolato
italiano nel Paese d'origine. Non è previsto un divieto di reingresso, ma chi
viene sorpreso in Italia oltre i termini che gli erano stati dati per andarsene
e non dimostra che è tornato in patria a presentare l'attestazione rischia fino
a sei mesi di arresto e 2000 euro d'ammenda,
Amato: "Non ci saranno espulsioni di massa"
C'è da tenere presente che queste regole potranno cambiare se il decreto verrà
modificato in fase di conversione in legge. Ieri pomeriggio Amato si è detto ad
esempio disponibile a "specificare ulteriormente chi va espulso", e a trasferire
"la convalida delle espulsioni per motivi di pubblica sicurezza dal giudice di
pace al giudice monocratico".
Intanto, il ministro dell'Interno respinge le voci che si arrivi a espulsioni di
massa, giudicando da "fantasia malata" le cifre che parlano di centinaia di
migliaia di persone cacciate dall'Italia. "Si tratta di provvedimenti mirati -
ha precisato il ministro dell'Interno - che colpiscono persone individuate dai
prefetti, di cui hanno accertato una specifica, concreta e individuale
pericolosità: siamo nell'ordine delle decine. Nulla a che vedere con le
espulsioni di massa che noi che viviamo in uno Stato di diritto non sapremmo
neanche concepire".