Roma, 3 gen. (Adnkronos/Cinematografo.it) - ''La vita oltre il cinema''. E'
questa la parola d'ordine di
Abdellatif
Kechiche, che porta in sala 'Cous cous' (titolo originale 'La graine et
le mulet'),
Gran premio della giuria e premio miglior attrice rivelazione ad Hafsia Herzi
all'ultima Mostra del Cinema di Venezia. Dopo 'Tutta colpa di Voltaire'
(esordio al Lido, Settimana della Critica, nel 2000) e 'La schivata', è l'opera
terza del regista franco-tunisino, distribuita da Lucky Red
dall'11
gennaio in 30 copie, di cui almeno tre in versione originale
sottotitolata.
Straordinario successo in Francia (Prix Louis Delluc, grande favorito ai
prossimi César e copie lievitate da 90 a 150 dopo tre settimane di
programmazione), considerato da pubblico e critica il vincitore morale della
Mostra, 'Cous cous'
nasce dalla volontà di "parlare del milieu mediterraneo, di una famiglia
francese di origine araba per la quale sento una grande affinità. Ho cercato -
dice Kechiche -
una
rappresentazione autentica del quotidiano della comunità, senza far
scattare i cliché, evitando di ricorrere alla spettacolarizzazione o ai fatti di
cronaca: ho
cercato il miracolo della vita sul set".
"Ho conferito - prosegue il regista - a questa famiglia il diritto a una
dimensione romanzesca e contemplativa, mostrando quello che più mi tocca: la
vita al di sopra dell'artificio cinematografico: al di là del piacere di
filmare, credo sia questa la mia cifra cinematografica.
Il cous cous
è come la pizza o la pasta per voi italiani: qualcosa che i personaggi
possono condividere, una dimensione identitaria di solidarietà e unione". Per
quanto riguarda la realizzazione del film, Kechiche dice: "Ho avuto bisogno di
provare a lungo - la mia formazione è teatrale - affinché gli attori si
sentissero davvero una famiglia.
Per creare la
giusta atmosfera fondamentale è stata la musica: la vita era lì, e ho
cercato di coglierla. Ma mi imbarazza parlare di improvvisazione, preferisco
piuttosto definirla libertà, quella che permette agli attori di appropriarsi del
testo e del personaggio, sentendosi parte di una grande famiglia e perdendo le
inibizioni".
Una "energia
vitale" che emana da attori non professionisti, chiamati a interpretare
personaggi distanti dalle loro reali attività: a intraprendere la carriera
d'attore è stata solo la splendida
Hafsia Herzi,
che nel film veste i panni della figlia acquisita del protagonista Slimane (Habib
Boufares), operaio navale che sogna di aprire un ristorante di cous-cous. "Ero
così contenta di essere stata presa per questa parte - dice la Herzi - che anche
dover
ingrassare di 15 chili non è stato un problema". "Per me - aggiunge
l'attrice - è importante perdermi completamente nel personaggio, dimenticare me
stessa per entrare in lui". "E' la tecnica dell'attore istintivo - ribatte
Kechiche - peculiare a tanti interpreti italiani come la Magnani, capaci di
portare sullo schermo il mistero incomprensibile della vita".
Anche per questa irrefutabile dichiarazione d'amore al cinema italiano, il
mancato Leone
d'Oro è ancora una ferita che brucia al regista: "Una
delusione che non dimenticherò mai, mi sento figlio di Venezia e la
ritenevo la vetrina più adatta per questo film". Dedicato al padre del regista e
a due attori, tutti e tre scomparsi durante le riprese ("Dopo la morte
dell'attore protagonista, fu proprio mio padre a suggerirmi di rimpiazzarlo con
Boufares, che definiva 'uomo di fiducia'''),
'Cous cous' potrebbe essere seguito da "un film in costume ambientato nel XVII
secolo: ho voglia di rottura, ma è un progetto molto costoso e devo
trovare i finanziamenti", conclude Kechiche.