Sicurezza: via libera al decreto anti-stupri
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che contiene "Misure
urgenti in materia di pubblica sicurezza e di contrasto alla violenza sessuale".
Il provvedimento contiene una serie di misure per migliorare il dispositivo di
prevenzione e di contrasto dopo la serie di violenze sessuali verificatasi nelle
ultime settimane.
Sì alle ronde, ma con ex agenti di Polizia e carabinieri. Il decreto, approvato
all'unanimità, anticipa alcune delle misure in tema di sicurezza al vaglio della
Camera. Secondo quanto riferito dal ministro della Difesa Ignazio La Russa nel
provvedimento "ci sono le ronde, anche se vengono riconosciute prioritariamente
quelle formate da associazioni di ex carabinieri, appartenenti alla Polizia di
Stato, alle forze armate o ad altri corpi dello Stato".
Il decreto è stato approvato con delle lievi modifiche rispetto alle
anticipazioni e fra le misure principali contiene il divieto degli arresti
domiciliari per chi è accusato di violenza sessuale.
Maroni: «Nessun veto da Napolitano». Non c'è stato "nessun veto" da parte di
Napolitano sul testo per un inasprimento di pena per i reati di violenza
sessuale. Lo ha spiegato il ministro dell'Interno Roberto Maroni, in conferenza
stampa al termine del Consiglio dei ministri. Il ministro ha detto di esser
rimasto "sorpreso quando ho letto di un presunto contrasto col Quirinale. Vi
posso dire che ieri l'ho incontrato per presentargli il testo" e il suo
contenuto. E che questo era "concordato". "Quello che tutti vogliamo evitare -
ha concluso Maroni - sono le ronde fai da te".
La conferma del Quirinale: «Sul decreto decide il governo». "È opportuno - si
legge nella nota
del Quirinale - puntualizzare il carattere della consultazione informale
intervenuta, secondo una prassi consolidata, tra il Governo e la Presidenza
della Repubblica in ordine allo schema di decreto-legge in materia di sicurezza
pubblica, poi approvato dal Consiglio dei Ministri nella riunione odierna.
Quando si ipotizzi, da parte del Governo, il ricorso a un decreto-legge, la
Presidenza della Repubblica concorre, in uno spirito di leale collaborazione
istituzionale, a verificarne i profili di costituzionalità, oltre che la
coerenza e correttezza legislativa nel rapporto con l'attività parlamentare".
"Resta naturalmente - conclude la nota - l'autonoma ed esclusiva responsabilità
del Governo per le scelte di indirizzo e di contenuto del provvedimento
d'urgenza da sottoporre per l'emanazione al Presidente della Repubblica.
Le reazioni. L'istituzione delle ronde di volontari a tutela della sicurezza
nelle città "rappresenta - per il segretario del pontificio consiglio dei
Migranti, mons. Agostino Marchetto - una abdicazione dello Stato di diritto".
Quella dei volontari civili "non è la strada da percorrere", ha detto il
rappresentante vaticano, in una dichiarazione rilasciata alle agenzie.
Più morbida la Caritas: "Si fa fatica a immaginare che uno strumento
extra-istituzionale come le ronde possa rappresentare una soluzione e
soprattutto un fatto positivo per la cultura di legalità nel Paese". Francesco
Marsico vice-direttore di Caritas italiana, commenta con queste parole
l'approvazione del decreto anti stupri del governo che prevede, tra l'altro,
l'istituzione delle ronde. "Le limitazioni - spiega Marsico, interpellato dal
Servizio di Informazione Religiosa della Cei - vanno bene, ma dobbiamo chiederci
se la sicurezza non sia da raggiungere con politiche più complessive, sociali,
urbanistiche, di prevenzione, piuttosto che con soluzioni-tampone ed
extra-istituzionali".
L'importante, aggiunge, "è che ora i prefetti esercitino quel potere di
vigilanza che è stato loro riconosciuto, evitando che a questa funzione di
supporto delle forze dell'ordine se ne aggiungano altre". La presenza di ex
agenti di pubblica sicurezza nelle ronde, potrebbe, secondo l'auspicio del
vicedirettore della Caritas, "garantire maggiormente il rispetto della legalità
da parte dei soggetti coinvolti" ma, in ogni caso, "ricordiamo che in un
quartiere degradato e periferico il problema non è mettere una ronda, ma
sviluppare politiche di coesione sociale. Promuovendo coesione si riduce la
paura e l'insicurezza. Sono politiche certamente più lunghe, che fanno meno
rumore, però di sicuro sono le più efficaci nel medio periodo".