Gli atti del processo a don
Lorenzo Milani
La risposta di don Milani ai cappellani militari
di don Lorenzo Milani
E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare assolutamente né di insegnare
nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto innanzi a Dio
obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere
quello che abbiamo visto e ascoltato». (Atti 4,18-20)
Da tempo avrei voluto invitare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della vostra
vita: una vita che i ragazzi e io non capiamo.
Avremmo però voluto fare uno sforzo per capire e soprattutto domandarvi come
avete affrontato alcuni problemi pratici della vita militare. Non ho fatto in
tempo a organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola.
Io l’avrei voluto privato, ma ora che avete rotto il silenzio voi, e su un
giornale, non posso fare a meno di farvi quelle stesse domande pubblicamente.
Primo perché avete insultato dei cittadini che noi e molti altri ammiriamo. E
nessuno, ch’io sappia, vi aveva chiamati in causa. A meno di pensare che il solo
esempio di quella loro eroica coerenza cristiana bruci dentro di voi una qualche
vostra incertezza interiore.
Secondo perché avete usato, con estrema leggerezza e senza chiarirne la portata,
vocaboli che sono più grandi di voi. Nel rispondermi badate che l’opinione
pubblica è oggi più matura che in altri tempi e non si contenterà ne d’un vostro
silenzio, ne d’una risposta generica che sfugga alle singole domande. Paroloni
sentimentali o volgari insulti agli obiettori o a me non sono argomenti. Se
avete argomenti sarò ben lieto di darvene atto e di ricredermi se nella fretta
di scrivere mi fossero sfuggite cose non giuste.
Non discuterò qui l’idea di Patria in se. Non mi piacciono queste divisioni. Se
voi pero avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi
dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il
mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro.
Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il
diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e
stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io
reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i
ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi
approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani
e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e
il voto. Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le
giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate anche
voi le idee degli altri. Soprattutto se sono uomini che per le loro idee pagano
di persona.
Certo ammetterete che la parola Patria e stata usata male molte volte. Spesso
essa non e che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la
storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di
lei. Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. È troppo facile
dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per se non accettò nemmeno
la legittima difesa.
Mi riferirò piuttosto alla Costituzione.
Articolo II. " L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà
degli altri popoli... ".
Articolo 52. " La difesa della Patria e sacro dovere del cittadino ".
Misuriamo con questo metro le guerre cui e stato chiamato il popolo italiano in
un secolo di storia Se vedremo che la storia del nostro esercito e tutta
intessuta di offese alle Patrie degli altri dovrete chiarirci se in quei casi i
soldati dovevano obbedire o obiettare quel che dettava la loro coscienza. E poi
dovrete spiegarci chi difese più la Patria e l’onore della Patria: quelli che
obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il
mondo civile? Basta coi discorsi altisonanti e generici. Scendete nel pratico.
Diteci esattamente cosa avete insegnato ai soldati. L’obbedienza a ogni costo? E
se l’ordine era il bombardamento dei civili, un’azione di rappresaglia su un
villaggio inerme, l’esecuzione sommaria dei partigiani, l’uso delle armi
atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l’esecuzione d’ostaggi, i
processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni (scegliere a sorte
qualche soldato della Patria e fucilarlo per incutere terrore negli altri
soldati della Patria), una guerra di evidenti aggressioni, l’ordine d’un
ufficiale ribelle al popolo sovrano, le repressioni di manifestazioni popolari?
Eppure queste cose e molte altre sono il pane quotidiano di ogni guerra. Quando
ve ne sono capitate davanti agli occhi o avete mentito o avete taciuto. O volete
farci credere che avete volta volta detto la verità in faccia ai vostri "
superiori " sfidando la prigione o la morte? se siete ancora vivi e graduati e
segno che non avete mai obiettato a nulla. Del resto ce ne avete dato la prova
mostrando nel vostro comunicato di non avere la più elementare nozione del
concetto di obiezione di coscienza. Non potete non pronunciarvi sulla storia di
ieri se volete essere, come dovete essere, le guide morali dei nostri soldati.
Oltre a tutto la Patria, cioè noi, vi paghiamo o vi abbiamo pagato anche per
questo. E se manteniamo a caro prezzo (1000 miliardi l’anno) l’esercito, e solo
perché difenda colla Patria gli alti valori che questo concetto contiene: la
sovranità popolare, la libertà, la giustizia. E allora (esperienza della storia
alla mano) urgeva più che educaste i nostri soldati all’obiezione che alla
obbedienza. L’obiezione in questi 100 anni di storia l’han conosciuta troppo
poco. L’obbedienza, per disgrazia loro e del mondo, l’han conosciuta anche
troppo.
Scorriamo insieme la storia. Volta volta ci direte da che parte era la Patria,
da che parte bisognava sparare, quando occorreva obbedire e quando occorreva
obiettare.
1860. Un esercito di napoletani, imbottiti dell’idea di Patria, tento di buttare
a mare un pugno di briganti che assaliva la sua Patria. Fra quei briganti
c’erano diversi ufficiali napoletani disertori della loro Patria. Per l’appunto
furono i briganti a vincere. Ora ognuno di loro ha in qualche piazza d’Italia un
monumento come eroe della Patria. A 100 anni di distanza la storia si ripete:
l’Europa e alle porte. La Costituzione e pronta a riceverla: " L’Italia consente
alle limitazioni di sovranità necessarie... ". I nostri figli rideranno del
vostro concetto di Patria, così come tutti ridiamo della Patria Borbonica. I
nostri nipoti rideranno dell’Europa. Le divise dei soldati e dei cappellani
militari le vedranno solo nei musei.
La guerra seguente 1866 fu un’altra aggressione. Anzi c’era stato un accordo con
il popolo più attaccabrighe e guerrafondaio del mondo per aggredire l’Austria
insieme.
Furono aggressioni certo le guerre (1867-1870) contro i Romani i quali non
amavano molto la loro secolare Patria tant’è vero che non la difesero. Ma non
amavano molto neanche la loro nuova Patria che li stava aggredendo, tant’è vero
che non insorsero per facilitarle la vittoria. Il Gregorovius spiega nel suo
diario: "L’insurrezione annunciata per oggi, e stata rinviata a causa della
pioggia ".
Nel 1898 il Re "Buono" onorò della Gran Croce Militare il generale Bava Beccaris
per i suoi meriti in una guerra che è bene ricordare. L’avversario era una folla
di mendicanti che aspettavano la minestra davanti a un convento di Milano. Il
Generale li prese a colpi di cannone e di mortaio solo perché i ricchi (allora
come oggi) esigevano il privilegio di non pagare tasse. Volevano sostituire la
tassa sulla polenta con qualcosa di peggio per i poveri e di meglio per loro.
Ebbero quel che volevano. I morti furono 80, i feriti innumerevoli. Fra i
soldati non ci fu né un ferito né un obiettore. Finito il servizio militare
tornarono a casa a mangiare polenta. Poca perché era rincarata.
Eppure gli ufficiali seguitarono a farli gridare "Savoia" anche quando li
portarono a aggredire due volte (1896 e 1935) un popolo pacifico e lontano che
certo non minacciava i confini della nostra Patria. Era l’unico popolo nero che
non fosse ancora appestato dalla peste del colonialismo europeo.
Quando si battono bianchi e neri siete coi bianchi? Non vi basta di imporci la
Patria Italia? Volete imporci anche la Patria Razza Bianca? Siete di quei preti
che leggono la Nazione? Stateci attenti perché quel giornale considera la vita
d’un bianco più che quella di 100 neri. Avete visto come ha messo in risalto
l’uccisione di 60 bianchi nel Congo, dimenticando di descrivere la contemporanea
immane strage di neri e di cercarne i mandanti qui in Europa?
Idem per la guerra in Libia.
Poi siamo al ‘14. L’Italia aggredì l’Austria con cui questa volta era alleata.
Battisti era un Patriota o un disertore? È un piccolo particolare che va
chiarito se volete parlare di Patria. Avete detto a vostri ragazzi che quella
guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere
gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti? Che la stragrande
maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che
chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una "inutile
strage"? (l’espressione non e d’un vile obiettore di coscienza ma d’un Papa).
Era nel ‘22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l’esercito non la
difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero. Se i suoi preti
l’avessero educato a guidarsi con la Coscienza invece che con l’Obbedienza
"cieca, pronta, assoluta" quanti mali sarebbero stati evitati alla Patria e al
mondo (50.000.000 di morti). Così la Patria andò in mano a un pugno di criminali
che violò ogni legge umana e divina e riempiendosi la bocca della parola Patria,
condusse la Patria allo sfacelo. In quei tragici anni quei sacerdoti che non
avevano in mente e sulla bocca che la parola sacra "Patria", quelli che di
quella parola non avevano mai voluto approfondire il significato, quelli che
parlavano come parlate voi, fecero un male immenso proprio alla Patria (e, sia
detto incidentalmente, disonorarono anche la Chiesa).
Nel ‘36 cinquantamila soldati italiani si trovarono imbarcati verso una nuova
infame aggressione. Avevano avuto la cartolina di precetto per andar "volontari"
ad aggredire l’infelice popolo spagnolo.
Erano corsi in aiuto d’un generale traditore della sua Patria, ribelle al suo
legittimo governo e al popolo suo sovrano. Coll’aiuto italiano e al prezzo d’un
milione e mezzo di morti riuscì a ottenere quello che volevano i ricchi: blocco
dei salari e non dei prezzi, abolizione dello sciopero, del sindacato, dei
partiti, d’ogni libertà civile e religiosa. Ancora oggi, in sfida al resto del
mondo, quel generale ribelle imprigiona, tortura, uccide (anzi garrotta)
chiunque sia reo d’aver difeso allora la Patria o di tentare di salvarla oggi.
Senza l’obbedienza dei "volontari" italiani tutto questo non sarebbe successo.
Se in quei tristi giorni non ci fossero stati degli italiani anche dall’altra
parte, non potremmo alzare gli occhi davanti a uno spagnolo. Per l’appunto
questi ultimi erano italiani ribelli ed esuli dalla loro Patria. Gente che aveva
obiettato. Avete detto ai vostri soldati cosa devono fare se gli capita un
generale tipo Franco? Gli avete detto che agli ufficiali disobbedienti al popolo
loro sovrano non si deve obbedire?
Poi dal ‘39 in la fu una frana: i soldati italiani aggredirono una dopo l’altra
altre sei Patrie che non avevano certo attentato alla loro (Albania, Francia,
Grecia, Egitto, Jugoslavia, Russia).
Era la guerra che aveva per l’Italia due fronti. L’uno contro il sistema
democratico. L’altro contro il sistema socialista. Erano e sono per ora i due
sistemi politici più nobili che l’umanità si sia data. L’uno rappresenta il più
alto tentativo dell’umanità di dare, anche su questa terra, libertà e dignità
umana ai poveri. L’altro il più alto tentativo dell’umanità di dare, anche su
questa terra, giustizia e eguaglianza ai poveri. Non vi affannate a rispondere
accusando l’uno o l’altro sistema dei loro vistosi difetti e errori. Sappiamo
che sono cose umane. Dite piuttosto cosa c’era di qua dal fronte. Senza dubbio
il peggior sistema politico che oppressori senza scrupoli abbiano mai potuto
escogitare. Negazione d’ogni valore morale, di ogni libertà se non per i ricchi
e per i malvagi. Negazione d’ogni giustizia e d’ogni religione. Propaganda
dell’odio e sterminio d’innocenti. Fra gli altri lo sterminio degli ebrei (la
Patria del Signore dispersa nel mondo e sofferente).
Che c’entrava la Patria con tutto questo? e che significato possono più avere le
Patrie in guerra da che l’ultima guerra e stata un confronto di ideologie e non
di Patrie?
Ma in questi cento anni di storia italiana c’è stata anche una guerra "giusta"
(se guerra giusta esiste). L’unica che non fosse offesa delle altrui Patrie, ma
difesa della nostra: la guerra partigiana. Da un lato c’erano dei civili,
dall’altro dei militari. Da un lato soldati che avevano obbedito, dall’altro
soldati che avevano obiettato. Quali dei due contendenti erano, secondo voi, i
"ribelli" quali i "regolari"?
È una nozione che urge chiarire quando si parla di Patria. Nel Congo per esempio
quali sono i " ribelli "?
Poi per grazia di Dio la nostra Patria perse l’ingiusta guerra che aveva
scatenato. Le Patrie aggredite dalla nostra Patria riuscirono a ricacciare i
nostri soldati.
Certo dobbiamo rispettarli. Erano infelici contadini o operai trasformati in
aggressori dall’obbedienza militare. Quell’obbedienza militare che voi
cappellani esaltate senza nemmeno un "distinguo" che vi riallacci alla parola di
San Pietro: "Si deve obbedire agli uomini o a Dio?". E intanto ingiuriate alcuni
pochi coraggiosi che son finiti in carcere per fare come ha fatto San Pietro.
In molti paesi civili (in questo più civili del nostro) la legge li onora
permettendo loro di servire la Patria in altra maniera. Chiedono di sacrificarsi
per la Patria più degli altri, non meno. Non e colpa loro se in Italia non hanno
altra scelta che di servirla oziando in prigione.
Del resto anche in Italia c’è una legge che riconosce una obiezione di
coscienza. È proprio quel Concordato che voi volevate celebrare. Il suo terzo
articolo consacra la fondamentale obiezione di coscienza dei Vescovi e dei
Preti.
In quanto agli altri obiettori, la Chiesa non si e ancora pronunziata nè contro
di loro nè contro di voi. La sentenza umana che li ha condannati dice solo che
hanno disobbedito alla legge degli uomini, non che sono vili. Chi vi autorizza a
rincarare la dose? E poi a chiamarli vili non vi viene in mente che non s’è mai
sentito dire che la viltà sia patrimonio di pochi, l’eroismo patrimonio dei più?
Aspettate a insultarli. Domani forse scoprirete che sono dei profeti. Certo il
luogo dei profeti e la prigione, ma non e bello star dalla parte di chi ce li
tiene. Se ci dite che avete scelto la missione di cappellani per assistere
feriti e moribondi, possiamo rispettare la vostra idea. Perfino Gandhi da
giovane l’ha fatto. Più maturo condannò duramente questo suo errore giovanile.
Avete letto la sua vita? Ma se ci dite che il rifiuto di difendere se stesso e i
suoi secondo l’esempio e il comandamento del Signore e "estraneo al comandamento
cristiano dell’amore" allora non sapete di che Spirito siete! che lingua
parlate? come potremo intendervi se usate le parole senza pesarle? se non volete
onorare la sofferenza degli obiettori, almeno tacete! Auspichiamo dunque tutto
il contrario di quel che voi auspicate: auspichiamo che abbia termine finalmente
ogni discriminazione e ogni divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i
fronti e di tutte le divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di
Giustizia, Libertà, Verità. Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai
giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il
male, fra la verità e l’errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua
vittima. Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza
loro colpa da una propaganda d’odio, si son sacrificati per il solo malinteso
ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano.
Lorenzo Milani sac.