LA “BUONA NOVELLA” DEL MINISTRO RICCARDI

EDITORIALE DEL O4-12-2011

Il 22 novembre scorso il Presidente Napolitano, ricevendo al Quirinale i rappresentanti delle Chiese evangeliche italiane, ha dichiarato: «Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Negarla è un’autentica follia, un’assurdità. I bambini hanno questa aspirazione». A pochi giorni di distanza il Ministro alla Cooperazione Internazionale e all’Integrazione, Andrea Riccardi,  ha portato un fiore sulla tomba di Jerry Masslo a Villa Literno e ha visitato  il Centro Fernandes di Castel Volturno. Con l’imprevista e incontrollabile forza di un ciclone è soffiata sul nostro paese un’aria nuova . Appena pochi mesi fa un evento del genere sembrava impensabile. In tanti anni l’unico ministro interessato al  nostro territorio ed all’immigrazione è stato Maroni, il mitico portatore della promessa messianica di liberarci dalla camorra e dai clandestini. Interessamento lodevole ed efficace, ma ispirato sempre e solo alla logica della sicurezza. Con le parole di Napolitano ed il gesto di Riccardi torna finalmente a farsi strada l’idea  semplice e antica  che gli immigrati non sono un pericolo per il nostro paese e che la nostra provincia non è una lontana e desolata terra  infestata di briganti italiani e stranieri. Il nuovo ministro, con la scelta di venire a Castel Volturno, nella sua prima uscita ufficiale, ha inaugurato un diverso modo di vedere e sentire la nostra realtà. Essa non è il “cul de sac” di tutti i guai del nostro paese, ma al contrario è il punto di partenza. La situazione di Castel Volturno, con i suoi diecimila immigrati, le diverse comunità di africani, le loro incredibili e meravigliose storie e culture, è da considerare un autentico laboratorio culturale e sociale che continuare a negare produce solo l’effetto di amplificarne  gli aspetti negativi.  Con questa logica non si è ottenuto nessun risultato. Nemmeno il “superman” Maroni è riuscito a  scalfire più di tanto questo mondo complesso e impenetrabile. Riccardi, invece, nella sala del Centro Fernandes, gremita di donne, uomini e bambini di diverse nazionalità ha avuto il coraggio di dire: “Io penso che l’Italia ha bisogno di voi e voi avete bisogno degli italiani. La comunità del futuro bisogna costruirla con intelligenza e con pazienza, ma anche con una certa concreta velocità. Non ho promesse da fare ma vi assicuro la mia disponibilità a camminare insieme”. Non ha fatto promesse, come di solito fanno i politici. Proprio per questo di lui  ci si può fidare. La rivista Time nel 2003 lo ha inserito nell'elenco dei trentasei eroi moderni d'Europa, coloro che si sono distinti per il proprio coraggio professionale e impegno umanitario. Egli, dunque, saprà avviare un vero e profondo processo di cambiamento. Il tempo che ha davanti non è molto. Soprattutto non sono molte le risorse di cui potrà disporre. Tuttavia la sua stessa persona e soprattutto la sua storia di fondatore e animatore della “Comunità di Sant’Egidio,sono una garanzia. Le  sue prime parole da neo ministro sono state le seguenti: “Mi metto a disposizione, nella convinzione che l'Italia abbia bisogno di unità. L'impegno per la coesione sociale, per l'integrazione nazionale e per la cooperazione internazionale fanno parte della mia cultura e dell'esperienza da me maturata in questi anni. Credo siano elementi decisivi per un Paese che ritrova la forza per uscire dalla crisi”. Parole “antiche” che appartengono al nostro bagaglio culturale, ma che oggi hanno il sapore di una “buona novella” capace di farci tornare a sperare nel futuro.