LO “SPIRITO DI ASSISI” E LE NUOVE CROCIATE

 

EDITORIALE DEL 10-04-2011

Dopo un breve periodo di chiusura per il primo restauro dalla sua costruzione, sabato 9 aprile, è stata riaperta al pubblico la Tomba di San Francesco, meta ogni anno, ad Assisi, di migliaia di pellegrini. Questo evento ci offre l’occasione di riflettere sulla figura del grande Santo di cui negli ultimi tempi mi sembra si parli troppo poco. In passato, forse, si è fatto un abuso del suo messaggio associandolo a concezioni ecologiste o pacifiste  talvolta lontane dal messaggio evangelico. Tuttavia oggi si corre l’opposto rischio di dimenticarne l’immensa carica rivoluzionaria a favore di un devozionismo che privilegia altre figure di santi più “miracolistici”. E’ un segno dei tempi. Mentre da un lato avanza la globalizzazione dei media e dei mercati dall’altro, per reazione,  si restringe la nostra concezione del mondo che si rifugia sempre più nei particolarismi e nella difesa di piccoli interessi locali. Il fatto di sentirci più vicini ad ogni latitudine invece di entusiasmarci, ci spaventa, ci disorienta, fa risorgere egoismi e paure di veder minacciato il nostro benessere e la nostra identità. E’ esattamente quello a cui assistiamo in questi giorni a causa dell’ondata improvvisa di immigrati dalla Tunisia. Sono troppi, sono uomini, sono giovani, sono musulmani. Chiediamoci allora cosa avrebbe fatto San Francesco in una situazione simile. Sappiamo che parlava correntemente il provenzale e che in gioventù si formò a contatto diretto con trovatori francesi a loro volta influenzati dai trovatori andalusi che erano di religione  musulmana. Sappiamo anche di come si sia recato più volte dinanzi ai pontefici del suo tempo per predicare la pace, e per chiedere il loro consenso ai suoi progetti di missione apostolica pacifica presso i saraceni. Le stesse ragioni di pace furono anche quelle che gli ispirarono la famosa prima Regola, del 1210, in cui tra l’altro raccomandava alla comunità dei fratelli: “quando i frati vanno per il mondo, non portino nulla per il cammino, ne’ sacco ne’ borsa ne’ pane ne’ bastone. E in qualunque casa entreranno, dicano per prima cosa: pace a questa casa…”. Era dunque grande il suo interesse per “gli altri”, per quei “fratelli” contro i quali combattevano i crociati …e fece davvero di tutto per andarli a trovare! Vi riuscì solo  nel corso della quinta crociata bandita dal Concilio Lateranense. Francesco decise di partire con un gruppo di dodici compagni per il Campo dei Crociati, attendati nei pressi di Damietta, in Egitto. Vi si recò, come scrisse san Bonaventura, “con la ferma intenzione di presentarsi al Sultano d’Egitto.” Giunti nel campo dei crociati, racconta Tommaso da Celano, Francesco e i suoi compagni sconvolti da una spaventosa battaglia di cui avevano visto le vittime, incominciarono a predicare contro le Crociate attirandosi l’odio dei soldati. Senza paura San Francesco e Frà Illuminato attraversarono il campo crociato tra sberleffi, ingiurie, scherni, calci e botte. I Saraceni, vedendoli arrivare, gli andarono incontro e li condussero alla presenza del Sultano. Il Sultano d’Egitto era Malik al-Kamil, nipote del famoso Saladino, re saggio e dotto, che qualche storico asserisce fosse un mistico ed un poeta. Contrario agli inutili spargimenti di sangue, aveva più volte offerto ai Crociati trattative di pace, da essi sempre rifiutate. Possiamo solo immaginare la bellezza e la profondità del dialogo che intercorse tra i due. Di certo sappiamo che al momento della partenza, il Sultano lo ricolmò di doni, tra cui c’era il corno di avorio ed argento che ancora oggi è conservato nella Basilica del Santo ad Assisi e che Francesco fù lasciato tornare incolume all'accampamento dei crociati. Sono fatti accaduti più di 800 anni fa, ma che ci parlano di un San Francesco attualissimo e concreto un mondo che non riesce a cambiare e si dibatte sempre negli stessi problemi. Tornare, dunque, allo “Spirito di Assisi”, rinverdito dall’incontro profetico voluto da Giovanni Paolo II nel 1986, per troppo tempo dimenticato, è l’unica risposta ai problemi d’oggi. Attendiamo con ansia l’incontro che il papa terrà ad ottobre per rievocare quello storico avvenimento e rilanciare il dialogo e la pace tra tutte le religioni e la nazioni.