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“FEMINA”, DONNA , O PERSONA?

 

DI ANTONIO CASALE DAL GIORNALE "KAIROS" DEL 13-03-2011

L’otto marzo dello scorso anno portai per l’ultima volta la mimosa alla mia mamma.  In verità questo gesto semplice e affettuoso non aveva nulla a che vedere con la tanto celebrata festa della donna, ma era solo un pretesto per rinnovarle ancora una volta la mia devozione. Anzi, l’idea di collegare un atto di affetto per la mamma  a tutta la retorica femminista e sessista di cui questa ricorrenza si è colorata negli anni, mi produceva un certo imbarazzo. Le nostre mamme, infatti, non avevano nulla a che vedere né con il sesso, ne con le rivendicazioni femministe. Ai nostri occhi esse sono sempre apparse come degli Angeli. Qualcuno potrebbe dire che questo è l’effetto di una cultura sessuofobica e tradizionalista, ma io penso che sia invece l’effetto di una sana educazione alla persona. Il sesso è certamente una dimensione unica e fondamentale dell’esistenza umana, ma esso è solo il mezzo per accedere a quella maggiore perfezione che è l’unità della persona umana.  Farne un assoluto ed un mito è forse il problema degli anni correnti. D’altra parte lo stesso Gesù, rispondendo alle provocazioni dei Sadducei sulla resurrezione dice: «Alla resurrezione non si prende né moglie, né marito, ma si è come Angeli nel Cielo». Il che non vuol dire che nell’aldilà il corpo non avrà più rilevanza, ma semplicemente che il sesso avrà esaurito  la sua funzione di segno e strumento per la realizzazione dell’unità perfetta della persona nel completo dono di sé all’Altro. Il sesso cioè ha significato solo in una dimensione di dono, aperto alla vita. Ogni altra interpretazione lo snatura e lo rende pericoloso per la dignità dell’uomo. La tanto declamata “liberazione sessuale”, predicata negli anni 60, ha fatto sorgere l’equivoco che il sesso dovesse essere sempre esercitato in maniera libera e spensierata. La vera “liberazione sessuale”,  invece, è quella che “libera”  il sesso dalla schiavitù delle passioni morbose e incontrollate tenendolo sempre ben ancorato al senso del dono e del dovere. Per questo  osserviamo oggi ad un crescendo di comportamenti morbosi e di vere e proprie patologie  legate alla sfera sessuale. La stessa  festa della donna,  nata per rivendicare i diritti della persona debole,  sfruttata sul lavoro ed in famiglia, si è trasformata in un’ esaltazione della sola femminilità come valore assoluto. Per questo motivo si moltiplicano locali e siti web dove al termine donna si sostituisce quello animalesco di “femmina” o “femina” , come quello di cui si paventa l’apertura nel comune di Vitulazio. Di questo passo la dignità della donna si riduce sempre più ad oggetto di piacere ed il sesso diventa solo una risorsa per fare soldi o carriera. Non è un caso, allora ,che l’Italia si trovi oggi sul banco degli imputati, al pari dei paesi del terzo mondo, nel “Women in the World 2011" di New York, una grande conferenza internazionale sulla condizione femminile nel mondo che pone particolare attenzione ai paesi dove le donne sono più oppresse. E’ la denuncia di un arretratezza nell’acquisizione di importanti diritti sociali, ma anche di un pericoloso declino culturale e morale del quale siamo tutti responsabili, donne comprese.

 

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