L’”ELECTION DAY” dei Nigeriani a Castel Volturno
un segno di cambiamento o di involuzione?
01-04-2008
Ha destato grande sorpresa l’enorme affluenza di nigeriani alle elezioni del direttivo dall’associazione “Edo Community” storicamente guidata da Teddy, nigeriano molto conosciuto a Castel Volturno per la sua attività di mediazione culturale.
Sono stati poco meno di mille gli immigrati accorsi alle urne per scegliere il loro presidente e ne sarebbero venuti certamente di più se il seggio fosse rimasto aperto qualche altra ora o addirittura un altro giorno. Il senso di meraviglia si accresce se si pensa che la “Edo Community” non raccoglie tutti gli immigrati nigeriani del territorio, ma solo quelli dell’”EDO STATE” , uno fra i tanti stati della federazione nigeriana che è variamente rappresentata a Castel Volturno.
Come interpretare questo evento di non poco conto? E’ soffiato un miracoloso vento di rinnovamento sulla testa dei tanti immigrati africani solitamente in tutt’altre faccende affaccendati, oppure siamo di fronte ad un'ulteriore prova che si sta consolidando un lento ma inesorabile processo di separazione socioculturale che assume sempre più forme istituzionali e stabili? Il bisogno crescente di unità a carattere etnico e nazionalistico è il segno evidente che mancano percorsi di integrazione e di scambio non solo con la realtà locale, ma addirittura con le altre etnie della propria e dell' altrui nazionalità. Il pericolo, dunque, è che anche in questo caso si tendano a riproporre modelli di comportamento tipici dei paesi di provenienza senza nessun tipo di contaminazione positiva con i modelli della nostra democrazia più matura e avanzata. La partecipazione associativa, infatti, nel nostro orizzonte culturale è l’espressione del superamento dell’individualismo e la realizzazione di scopi di alto valore culturale o sociale. Una partecipazione di massa, invece, basata esclusivamente sull’appartenenza etnica, del tutto slegata da una concreta vita associativa, con meccanismi di propaganda e di persuasione tipici dei partiti politici, non può non destare qualche perplessità e preoccupazione. Vi è il fondato pericolo che si riproducano le logiche di potere che questi gruppi etnici si portano dietro dai loro paesi come retaggio di situazioni antiche di sfruttamento e sopraffazione e che a contatto con il nostro territorio per tanti versi si amplificano. Con tutto ciò non vogliamo dire che non sia possibile trovare aspetti positivi nella vicenda di queste elezioni. Il problema è nel modo in cui questi fenomeni sono letti, interpretati, accolti e assunti da tutti coloro che hanno responsabilità politiche o sociali. Non è possibile infatti constatare, ancora una volta, come il mondo delle istituzioni locali sia completamente all’oscuro di queste dinamiche che si svolgono sul territorio. Persino la stampa locale le ignora o le snobba mentre corre dietro a piccoli, ripetitivi ed insignificanti episodi di cronaca nera o rosa. In qualunque altra realtà, infatti, mille immigrati che si muovono per votare un loro rappresentante avrebbero suscitato un grande interesse ed un acceso dibattito pubblico.
Qui da noi, invece, tutto si svolge nella più totale indifferenza come se veramente esistessero delle vaste aree di persone e di cose in regime giuridico di extraterritorialità.