LA LEGGE DEL “TAGLIONE”

EDITORIALE DEL 22-05-2011

Nei giorni scorsi è stata rinviata l’esecuzione della pena-choc comminata da un tribunale di Teheran a Majid Movahedi, condannato nel novembre 2008 all'accecamento con acido versato negli occhi in applicazione della «qesas», la legge del taglione in vigore in Iran. Movahedi era stato condannato all'accecamento per aver a sua volta ridotto alla cecità nel 2004 una donna, Ameneh Bahrami, che aveva rifiutato la sua proposta di matrimonio. Secondo il giornale Haft-e Sobh la sentenza, la prima di questo tenore in Iran, avrebbe dovuto avvenire in un ospedale di Téhéran, alla presenza di un esperto medico legale e della stessa vittima. Ma venerdì è intervenuta la denuncia di Amnesty International che l'ha definita una «punizione crudele e inumana equivalente a una tortura». Ovviamente non possiamo non essere d’accordo con Amnesty. La nostra moderna coscienza cristiana e civile rifiuta con orrore  la legge del Taglione. Tuttavia non bisogna dimenticare che essa fu concepita nei diritti antichi come un argine a vendette più spietate e sproporzionate rispetto all’offesa ricevuta. La famosa formula: “occhio per occhio, dente per dente” la si ritrova anche nell’Antico Testamento. Gesù stesso vi fa riferimento non tanto per decretare l’ingiustizia della norma quanto per proclamare la superiore legge del l’amore e del perdono: « Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti". »(Matteo 5, 38-45). Non essendo questo un principio giuridico, la legge del taglione ha continuato a esercitare un certo fascino anche nel mondo cristiano fino ad essere consacrata nella Divina Commedia con il nome di “legge del contrappasso” . Un fascino che resiste anche oggi tanto che la vittima di Majid Movahedi ha detto in un'intervista pubblicata sul quotidiano Haft-e Sobh. «Vorrei applicare io stessa la pena» . Lasciando da parte ogni ovvio commento sull’ingiustizia del desiderio di vendetta e soprattutto  ogni giudizio sui sentimenti di una povera donna storpiata per sempre, non possiamo disconoscere che spesso siamo tentati dal fascino della legge del taglione. Un fascino che stuzzica soprattutto la nostra fantasia e, perché no, la nostra ironia. Penso per esempio a come sarebbe interessante applicarla ai nostri politici. Sarebbe molto bello, per esempio, condannare i responsabili della malasanità a fare lunghe file agli sportelli per avere una prenotazione e attendere due o tre mesi per una semplice indagine radiografica, oppure a farsi ricoverare dal 118 nel primo ospedale disponibile, magari il Melorio. Sarebbe ancora più bello condannare i nostri amministratori a vivere per trent’anni  con cumuli di monnezza fuori la porta della casa facendogli pagare pure la più alta tassa per lo smaltimento dei rifiuti. Sarebbe bello,infine, condannare tutti quelli che hanno preso un posto per raccomandazione a studiare una vita ed essere poi costretti a prendere un qualsiasi lavoro a nero pagandosi pure i contributi.  Spero che qualche “grillino” o “dipietrista” recepisca l’idea e provi a presentare un disegno di legge per la reintroduzione del “taglione”. In attesa, temo che dovremo rassegnarci alla vigente legge del “teglione”, forse la più antica del mondo. In base a questa mai abrogata norma vince sempre chi porta la “teglia” più abbondante di succulenti pietanze alla tavola di quei potenti di turno che non si saziano mai.