“LA SFIDA DELLE 100 COSE”
In America è nato un nuovo movimento lanciato attraverso facebook da Dave Bruno di San Diego, in California, che ha seguaci in tutti gli Stati Uniti. Famiglie intere aderiscono a quella che si definisce una "nuova aritmetica della vita", ovvero: "minima addizione, massima sottrazione". Di fonte alla crisi Bruno propone ai suoi seguaci di liberarsi del superfluo e ridurre tutto l’indispensabile a sole “cento cose”. Nel manuale intitolato appunto: "La sfida delle 100 cose", la Bibbia del nuovo movimento, l’autore illustra i suoi consigli pratici : "Si comincia dagli armadi dei vestiti, del resto ne abbiamo sempre tanti, troppi. Ridurre il proprio guardaroba è il primo gesto catartico, e ti dà forza per proseguire col resto della casa. Buttare via tanto, ti vaccina contro la tentazione di comprare ancora più di prima. Dopo qualche mese anche le tue abitudini di consumatore cominceranno a cambiare". L’America è veramente un grande popolo che contiene tutto e il contrario di tutto. Ieri ha inventato la religione del consumismo ed oggi corre ai ripari inventando la bibbia del risparmiatore. Ricordo molto bene quando si diceva che gli americani ritenevano dannoso per l’economia la nostra tendenza alla conservazione perché danneggiava la produzione. Ed io, giovane filoamericano, guardavo in cagnesco mia madre che serbava barattoli, giornali, spaghi e ogni sorta di avanzi con la disprezzabile filosofia che “potevano sempre servire”. Tuttavia, mentre mi mostravo molto infastidito da scatoli e scatoloni accantonati da qualche parte, non disdegnavo ricorrere a lei quando mi mancava qualcosa che puntualmente usciva da una delle sue ingombranti “scatole magiche”. Non parliamo poi dei vestiti che per lei erano sempre troppi. Insomma una continua lamentela contro lo spreco. Se Dave Bruno avesse conosciuto mia madre l’avrebbe eletta presidente del suo movimento. Fortunatamente non l’ha conosciuta perché sono sicuro che dopo un po’ l’economia Americana sarebbe crollata ed un nuovo movimento avrebbe soppiantato il primo al grido di “buttiamo via le robe vecchie”. In verità la vera sfida che l’America ha davanti a se è ridurre la propensione all’ indebitamento che ha prodotto la grande crisi che ci attanaglia. Non è questione di avere di più o di meno, ne di conservare o buttare più cose. Il problema è quello di recuperare il senso del reale a discapito di quello del possibile. Con le carte di credito o le finanziare è possibile acquistare tante cose reali, ma i soldi per pagarle sono virtuali. Essi sono diventati oggetto di una nuova Fede nel futuro alimentata dall’ottimismo neocapitalista. Per esso la Fede non va riposta in Dio, ma nelle proprie risorse, nelle proprie capacità, nella macchina perfetta del mercato. Non è altro che l’eterna storia dell’idolatria che si ripete. La grande crisi e il movimento delle “cento cose” che ne deriva potranno trasformarsi in bene solo se ci serviranno a non riporre più Fede nelle cose sbagliate. Lo aveva capito molto bene Miriam una delle ragazze egiziane cristiane barbaramente uccisa nell’attentato alla Chiesa coopta di Alessandria che il giorno prima aveva scritto su Facebook: “Il 2010 è ormai passato . Quest'anno porta con sé i migliori ricordi della mia vita. Spero che il 2011 sia ancora meglio. Ho così tanti desideri per il 2011. Per favore, Dio, stammi vicino e aiutami a realizzarli". Ella, pur amando la vita sopra ogni cosa, ha posto tutto nelle mani di Dio ed ora Egli si è manifestato a lei come ai magi nel giorno dell’Epifania.