Un progetto dell’Associazione “ Nuova Fotografia Organizzata”

FARE INTEGRAZIONE ALLA FERMATA DEI PULLMAN

La riqualificazione artistica e funzionale delle fermate come veicolo di integrazione e di cultura

( da Kairosnews del 23-04-2016, di Roberta Gravina) Statale 7 quater. Per tutti Domiziana. Un nastro di cemento, che nel tratto di Castel Volturno, si srotola per poco più di nove km tra il centro storico di Castel Volturno e lo svincolo che consente di proseguire verso Licola e Pozzuoli. La velocità, a volte sostenuta, dei mezzi che l’attraversano è l’antitesi più evidente del tempo che scorre lento ai bordi di questo enorme segmento urbano percorso quotidianamente a piedi da centinaia di migranti. Qui, tutti i giorni si aspetta l’autobus, solitamente per recarsi a lavoro o per usufruire dei servizi sparsi su e giù per lo stradone. Qualcuno nell’attesa si appoggia ad una lunga asta di metallo. E’ quel che resta delle fermate, ormai riconoscibili in qualche punto dagli sbiaditi tabelloni segnaletici. Nessuna tettoia. Nessuna seduta per i viaggiatori in attesa. Attesa che, vista così, sembra quasi metafora di vite vissute in questo limbo urbano.

Cosa renderebbe più piacevole l’attesa? Quale intervento migliorerebbe un servizio, come quello della mobilità, per tanti versi più carente proprio dove ce n’è una domanda maggiore?

A rispondere è stata l’Associazione di promozione sociale “Nuova Fotografia Organizzata”di Napoli. E non con le parole, ma con un progetto che si chiama “FermArti”, vincitore del bando promosso dalla Rete Iside Onlus.

Sulla scorta di una precedente esperienza su territorio di Castel Volturno, rivolta ad individuare mancanze e criticità del sistema pubblico dei trasporti, la NFO ritorna sul litorale per realizzare un’opera di riqualificazione urbana e artistica, funzionale appunto a rendere più dignitoso, vivibile e comodo lo stazionamento dei viaggiatori in attesa del mezzo pubblico. Il progetto, che ha già ricevuto il patrocinio del Comune di Castel Volturno e l’approvazione della Ctp, società che eroga il servizio di mobilità pubblica su questa tratta, già da maggio vedrà all’opera Inossidable Art, artista che realizzerà le panchine per quattro fermate localizzate nell’area di Pinetamare, utilizzando solo prodotti riciclati e materiali di risulta. Affianco a lui, Opium del gruppo di street artist Wild Boys realizzerà il restyling grafico e artistico delle pensiline e della zona urbana adiacente. Tra le fermate interessate dal progetto di riqualificazione anche quella adiacente al centro Fernandes, luogo in cui quotidianamente approdano centinaia di persone bisognose dei servizi e delle cure mediche erogate dagli ambulatori attivi al suo interno.

“FermArti” nasce e si realizza su un ammirevole principio, quello di dare all’arte una dimensione funzionale e fruibile.

Le panchine da installare alle fermate dell’autobus avranno una doppia valenza: sia quella di servizio vero e proprio, elemento minimo e indispensabile per rendere più dignitoso e comodo lo stazionamento dei viaggiatori in attesa del mezzo pubblico, sia come strumento e veicolo di un messaggio culturale e artistico di socialità e integrazione.

Forse quest’ultimo è davvero l’obiettivo più alto dell’intero progetto?

Infatti, consideriamo la panchina in quanto oggetto tipico della socialità, strumento che aiuta ad unire le persone piuttosto che dividerle, in un contesto socio-culturale, come quello di Castel Volturno, che necessità più che mai di strumenti atti a favorire l’integrazione multietnica e multiculturale per una maggiore solidarietà umana. 

Inoltre attraverso la Street art interpretiamo artisticamente questi non luoghi, che esaltano il processo di azzeramento della persona sino al grottesco, trasformandoli in aree espositive a cielo aperto, godibili senza mediazioni e ottenute attraverso un utile processo di riqualificazione del degrado degli arredi urbani.

Tutto il lavoro sarà accompagnato da un reportage?

Riqualificare artisticamente il territorio e gli arredi urbani di fruizione comune, impone anche un indagine documentata da materiale video volta non solo a documentare le varie fasi del progetto nel corso del suo svolgimento, ma anche come elemento di indagine utile per conoscere il territorio e le problematiche inerenti l’ambito del nostro intervento, attraverso le testimonianze e i racconti dei cittadini e degli esponenti delle realtà locali.

 

L’iniziativa d’inchiesta video cerca di dare visibilità al migrante\utente come soggetto da includere nel tessuto sociale, dove ha pieno diritto di espressione e di essere coinvolto per il miglioramento delle condizioni della comunità e dello spazio urbano, sensibilizzandolo e coinvolgendolo nella finalità del progetto, anche perché il miglioramento nella fruibilità di questi spazi urbani sarà direttamente proporzionale a quanto i destinatari diretti e le realtà locali sapranno prendersi cura dei luoghi dopo la fine delle azioni progettuali, coinvolgendo ulteriori quote della popolazione.