DA "KAIROSNEWS" IL SETTIMANALE DELL'ARCIDIOCESI DI CAPUA DEL 10-04-2016

 

IMPENSABILI LUOGHI DI INTEGRAZIONE A CASTEL VOLTURNO

LA SALUMERIA DIVENTA SCUOLA DI LINGUA TWI

SI CHIAMA MAURIZIO IL CASTELLANO CHE PARLA LA LINGUA DEI SUOI CLIENTI GHANESI

 

( DI ROBERTA GRAVINA) Quando imbocchi la strada per arrivare a Destra Volturno, ci sono scorci che tolgono il fiato. C’è la bellezza del piccolo centro storico di Castel Volturno e, dal ponte che attraversa il fiume, lo sguardo segue il suo corso fino alla foce, dove le acque si abbracciano e fanno un tutt’uno con quelle del mare. Basta poco però per dimenticarsene ed entrare in una dimensione suburbana adiacente lontana anni luce dall’ormai svanito sogno di una ridente riviera estiva.

Le abitazioni sono basse e tipiche delle zone di mare, modeste ma reminiscenti di quella medio-alta borghesia napoletana e casertana che qui, fino agli anni novanta, trascorreva “a’ stagione”. Oggi, le ritroviamo malmesse e invase dai migranti che ne hanno adattato l’utilizzo secondo uno schema importato direttamente dal continente nero.

In Via Po’, entro nel minimarket Scipione, che per tutti è il negozio di Maurizio. A destra Volturno lo conoscono tutti. “Sono l’unico market aperto tutto l’anno, gli altri perlopiù lo fanno nella stagione estiva” – ci spiega Maurizio. Insieme alla moglie, da 13 anni gestisce l’attività ereditata dai genitori, resistendo a denti stretti alla concorrenza della vicina grande distribuzione, in questo pezzo d’Africa sul litorale.

Il suo spaccio è un micromondo di storie, di vite che vi gravitano intorno, che Maurizio ha imparato a conoscere e rispettare, imparando addirittura il Twi, ovvero la lingua parlata dai migranti ghanesi. E’ sorprendente osservarlo a lavoro, mentre tra uno scontrino e l’altro dialoga e scherza con i suoi avventori nella loro lingua madre.

All’improvviso apre un cassetto. Tra i registri contabili e le scartoffie, questo simpatico 53enne castellano mi mostra un ammasso di fogli che da tempo ha iniziato ad usare a mo’ di dizionario italiano – ghanese. Di volta in volta vi annota espressioni, modi di dire utili quanto basta per comunicare in maniera straordinariamente naturale con la sua clientela perlopiù ghanese.

Sugli scaffali del suo supermercato, insieme ai prodotti italiani, ormai da tempo si trovano molti prodotti tipici africani utili a preparare pietanze come fufu, fried rice e jollof rice.

Maurizio ha imparato a conoscere le storie dei suoi clienti da commerciante e da amico, ha imparato a riconoscere gli onesti e i disonesti, ha fatto della conoscenza l’arma migliore per abbattere il muro del pregiudizio e della paura. Ha aiutato molti a cercare un lavoretto o un alloggio, spesso scontrandosi con chi ai neri non vuole affittare le case.

 “Tante persone pensano che gli immigrati siano il vero problema di questo posto senza riconoscere che qui i problemi li avevamo anche prima che loro arrivassero. La mia attività mi ha insegnato ad avere fiducia in tante persone che negli anni hanno saputo conquistarsela, a dare valore all’identità delle persone che agli occhi di molti appaiono tutte uguali, accumunati solo dall’appellativo di immigrato”.

L’età media della gente che vive da queste parti supera di poco i venticinque anni. E’ un circuito di abbrutimento quello in cui finiscono i giovani migranti di destra Volturno, quello che Maurizio definisce una gabbia senza via d’uscita. Dentro e fuori le mura del suo market, c’ è la cronaca dell’ordinaria disperazione - “Compro e vendo centinaia e centinaia di candele, perché le persone qui sono perennemente senza corrente né acqua per lavarsi – racconta il commerciante – senza contare che basta un po’ d’acqua per rendere le strade veri e propri corsi d’acqua”.