Padre Gnesotto: l’ipotesi di un contributo per ottenere il permesso di soggiorno è un passo indietro rispetto a politiche dI integrazione Diritti di cura per tutti, inutili i medici gendarmi


«Immigrati, no a balzelli contro chi è già debole»
Migrantes: chi cerca di integrarsi viene penalizzato

 «Immigrati, no a balzelli contro chi è già debole»
Migrantes: chi cerca di integrarsi viene penalizzato. Basta con le preclusioni

 

I talia Paese a rischio di inospitalità verso gli im­migrati? A denunciare il pericolo è la Fondazio­ne Migrantes della Cei che ieri, nella conferen­za stampa di presentazione della Giornata mondia­le delle Migrazioni (in programma domenica pros­sima), tramite i suoi massimi rappresentanti, ha fat­to il punto della situazione sul pianeta immigrati nel­la Penisola. «Si registra – ha detto il direttore gene­rale, monsignor Piergiorgio Saviola – fra le due ulti­me leggi sull’immigrazione, quella del 1998 e del 2002, un brusco passaggio, che fa scivolare verso po­sizioni ispirate al principio della indesiderabilità». Perciò viene definita «un balzello inaccettabile» la proposta di far pagare un contributo a chi chiede il permesso di soggiorno; si dice no all’ipotesi di «me­dici gendarmi», i quali denuncino gli immigrati ir­regolari che dovessero far ricorso alle loro cure; e vie­ne ribadito che l’Italia, nonostante le inevitabili ri­percussioni della crisi sull’occupazione, avrà anco­ra bisogno di forza lavoro proveniente dall’estero.
A parlare di queste tre questioni è stato in particola­re padre Gianromano Gnesotto, direttore dell’Uffi­cio per la pastorale degli immigrati esteri in Italia e dei profughi. Sulla tassa per il permesso di soggior­no il religioso ha sottolineato: «Fantasie di questo genere, che penalizzano ulteriormente gli immigra­ti, ci sembrano una caduta e un passo indietro ri­spetto a politiche di integrazione che devono avere una mentalità aperta e intelligente». Nettamente contrario si è detto padre Gnesotto anche all’emen­damento della Lega nord in base al quale gli opera­tori sanitari dovrebbero denunciare quegli immi­grati irregolari che si rivolgono alle strutture di cura.
«Al personale medico non compete la delazione. L’accesso alla salute da parte dell’immigrato non può essere limitato da alcun tipo di segnalazione alle au­torità », perché è «un diritto che va garantito a tutti senza preclusioni o invenzioni». Dunque, ha ag­giunto, «ci auguriamo che l’emendamento non pas­si perché confligge con l’articolo 32 della Costitu­zione, nel quale si parla della tutela della salute del­la collettività». Quanto poi alle dichiarazioni del ministro dell’In­terno, Roberto Maroni, circa la minore necessità di forza lavoro straniera nel Paese per effetto della cri­si, il direttore degll’Ufficio immigrati e profughi di Mi­grantes, ha fatto notare: «Di immigrati l’Italia ha bi­sogno, ne ha avuto bisogno e avrà ancora bisogno per il futuro». Essi, infatti, «coprono quei settori che restano di fatto scoperti dagli italiani», come ad e­sempio «accollarsi fino a 24 ore di lavoro giornalie­re nell’assistenza alle famiglie» o fare lavori «grave­mente penalizzanti per la salute».
Più che su singoli provvedimenti, comunque, la Fon­dazione Migrantes mette l’accento sul clima com­plessivo. Verso i migranti, ha sottolineato monsignor Saviola, «si registrano in Italia tante manifestazioni non solo verbali di accoglienza e di fraternità, ma purtroppo non manca, anche fra chi si professa cri­stiano, chi li guarda come gente importuna e fasti­diosa, che desta allarme e costituisce pericolo, di­sturbatrice del nostro quieto vivere; gente da cui sta­re lontano – ha aggiunto il direttore generale di Mi­grantes –, anzi che deve tornare lontano, a casa pro­pria ». Nessuno «vuole chiudere gli occhi su quanto di scabroso comporta l’attuale convulso fenomeno migratorio, tanto meno su comportamenti incivili o criminosi di alcuni migranti, ma è aberrante mette­re solo questo in primo piano». Tanto da «non la­sciar vedere il resto della realtà migratoria, e da ali­mentare giudizi e pregiudizi, umori e malumori, mi­nacce e prese di posizione che sono in evidente con­trasto » non solo con il Vangelo», ha concluso Savio­la, ma anche «con il più sano sentore civile, aperto ai valori della convivenza pacifica».