VINCENZO AMMALIATO
Castelvolturno. Quando un mese fa in città si diffuse la notizia che
nell’ex panificio industriale Villano sarebbe sorto un nuovo centro
assistenziale per immigrati iniziò a serpeggiare fra la gente del posto
del disappunto. I malumori, però, da mercoledì si erano trasformati in
qualcosa di più preoccupante per l’ordine pubblico. Erano stati diffusi
alcuni manifesti anonimi di stampo razzista che accusavano
l’amministrazione cittadina e la Caritas di fomentare la nascita di
nuovi centri d’accoglienza per immigrati. Chiamati in causa, sia il
sindaco Francesco Nuzzo che il direttore del centro Fernandes si sono
detti assolutamente estranei alla vicenda. «Nell’ex panificio Villano -
ha sottolineato il primo cittadino di Castelvolturno - non c’è alcun
centro d’accoglienza per immigrati, ma semplicemente un’associazione
chiamata "Cia" (Centro immigrati assistenziale) che si occupa di opere
caritatevoli. Qualora si dovesse trasformare in qualcosa di diverso - ha
tenuto a precisare Francesco Nuzzo - il sottoscritto lo impedirà». Anche
il direttore del Fernandes, Antonio Casale, ha tenuto a sottolineare che
l’associazione insediatasi nell’ex panificio Villano non ha nulla a che
vedere con la propria struttura: «Non conosco chi siano - ha detto il
direttore Casale - né quale sia il loro fine. In ogni caso la Cia non è
sostenuta dalla curia o da qualsiasi altro ente religioso cattolico». Ma
allora chi c’è dietro questa associazione? Il suo presidente, Jhonson
Olumide Ghenga, dice di essere un vescovo della Chiesa cristiana
evangelica di rito pentecostale. L’immigrato nigeriano, in una lettera
aperta indirizzata al sindaco di Castelvolturno, chiarisce che la sua
associazione non ha alcuno scopo di lucro e che è nata esclusivamente
per assistere gli immigrati della zona senza. «Per la prima volta - ha
detto - a Castelvolturno c’è un’associazione che si prende cura degli
immigrati e che è gestita esclusivamente da extracomunitari; assisteremo
chiunque bussi alla nostra porta, sia esso africano o di qualsiasi altra
parte del mondo». |