Carissimi,

sono certo che in questi giorni tristi in cui tanti migranti - uomini, donne, bambini - continuano a morire nel Mediterraneo o a essere torturati nei centri di detenzione, condividiamo gli stessi sentimenti, bene espressi dalle parole che ieri mi ha inviato una mamma della mia parrocchia: “Ciao don Gianni, sono Isabella di San Marcello. In questi giorni faccio fatica ad ascoltare le notizie dei telegiornali. Mi fa male vedere che il mio paese sia diventato così intollerante e che chi ci governa pensi di imporre le sue posizioni in Europa lasciando in mare aperto centinaia di disperati… Immagino, anzi ne sono certa, che questo addolori anche te. Però un pensiero mi consola, che tu diriga l’associazione Migrantes e che quindi tutelerai, come potrai, i loro diritti…”. Tristezza, indignazione, ma anche ricerca di come possiamo contribuire a cambiare questa situazione. Domenica scorsa il Vangelo ci raccontava di un uomo di nome Giairo che, gettatosi ai piedi di Gesù, lo supplicava con insistenza: “La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva!”. Come non pensare a tanti papà e mamme che oggi arrivano ad accettare di staccarsi persino dai propri figli, perché almeno loro vivano? Come vincere questa nostra sordità? Concludo con una poesia che una di voi mi ha inviato questa mattina e che mi ha fatto molto riflettere. Vi ricordo, per chi volesse scrivermi, che il mio indirizzo e-mail è derobertis@migrantes.it. Riprenderemo in modo approfondito questa riflessione. Nel frattempo vi ricordo di impegnarci nella campagna welcoming Europe a cui sia noi che Caritas italiana abbiamo aderito. Le modalità della raccolta firme le trovate sul sito www.migrantes.it.   

3 LUGLIO 2018

Don Giovanni De Robertis Direttore generale 

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29 giugno 2018 Dedicata ai 100 morti in mare, morti affogati in attesa di una nave che li salvasse.

Se fosse tuo figlio,

riempiresti il mare di navi di qualsiasi bandiera.
Vorresti che tutte insieme a milioni facessero da ponte per farlo passare.
Premuroso, non lo lasceresti mai da solo faresti ombra per non far bruciare i suoi occhi,

lo copriresti per non farlo bagnare dagli schizzi d'acqua salata.
Se fosse tuo figlio ti getteresti in mare, uccideresti il pescatore che non presta la barca, urleresti per chiedere aiuto,

busseresti alle porte dei governi per rivendicare la vita.
Se fosse tuo figlio oggi saresti a lutto, odieresti il mondo, odieresti i porti pieni di navi attraccate.

Odieresti chi le tiene ferme e lontane Da chi, nel frattempo sostituisce le urla con acqua di mare.
Se fosse tuo figlio li chiameresti vigliacchi disumani, gli sputeresti addosso.

Dovrebbero fermarti, tenerti, bloccarti vorresti spaccargli la faccia, annegarli tutti nello stesso mare.
Ma stai tranquillo, nella tua tiepida casa non è tuo figlio, non è tuo figlio.

Puoi dormire tranquillo E soprattutto sicuro. Non è tuo figlio.
È solo un figlio dell'umanità perduta, dell'umanità sporca, che non fa rumore.
Non è tuo figlio, non è tuo figlio. Dormi tranquillo, certamente non è il tuo.
Sergio Guttilla