CONSIGLIO A BRUXELLES

Norme sui rimpatri degli irregolari, l’arrivo di lavoratori esperti, le pene per gli imprenditori che impiegano i clandestini Linee comuni sul ricongiungimento familiare

Pacchetto immigrazione L’Europa lancia un Patto

Approvato dai 27, dovrebbe essere la base di politiche condivise


DA BRUXELLES MARIA LAURA FRANCIOSI
P acchetto immigrazione: «Fatto». Insieme a tan­ti altri obiettivi che il Consiglio europeo, con­clusosi ieri a Bruxelles, si prefiggeva di rag­giungere, anche l’aspetto immigrazione e asilo è an­dato a buon fine. Lo ha annunciato trionfalmente il presidente della Commissione europea Manuel Bar­roso, lo ha pubblicato il Consiglio nelle conclusioni della presidenza... Ma a parte questo accenno, ben po­co si è detto su un argomento di cui si discute da an­ni e che l’Ue ha deciso di prendere di petto cercando un’armonizzazione necessaria quanto difficile.
Il pacchetto immigrazione e asilo approvato dai 27 sarà ora la base di una politica comune per tutti i Pae­si, basata sullo spirito di solidarietà con quelli del Ter­zo mondo da dove gli immigrati provengono.
Belle parole, ma ancora un po’ vaghe. Il comunicato finale infatti parla di una 'politica migratoria che do­vrà basarsi sulla buona gestione dei flussi nell’inte­resse non solo dei Paesi ospitanti ma anche di quelli di origine dei migranti'. Una frase ermetica che lascia nel vago i contorni di una politica che dall’inizio del­lo scorso decennio - quando le prime navi scon­quassate cominciarono ad arrivare con grappoli di giovani albanesi nei porti italiani - ha continuato a preoccupare l’Europa.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti per giun­gere a costruire un’Europa dell’asilo e dell’immigra­zione, un vero e proprio 'patto' europeo. Di fronte al­l’afflusso massiccio di immigrati, l’Europa ha cerca­to di trovare insomma un terreno comune ispirato al principio di solidarietà. A parole, almeno.
Il terreno comune è rappresentato da alcuni punti fermi: organizzare un’immigrazione legale in funzio­ne dei bisogni del mercato del lavoro e delle capacità di accoglienza stabilite da ogni Paese; combattere contro l’immigrazione irregolare e organizzare un ef­ficace allontanamento dal territorio dell’Ue degli ir­regolari; migliorare l’efficacia dei controlli alle fron­tiere esterne; costruire un’Europa dell’asilo; costrui- re un partenariato con i Paesi d’origine e di transito per favorirne lo sviluppo economico.
Il pacchetto immigrazione comprende una serie di norme che riguardano sia i rimpatri (ma l’hanno chia­mata 'direttiva ritorno' e fissa i periodi massimi di de­tenzione degli illegali) sia l’immigrazione di lavoratori esperti (la 'carta blu'). Il terzo punto del pacchetto immigrazione è una proposta di direttiva che preve­de pene per i datori di lavoro che impiegano immi­grati illegali e servirà quindi a scoraggiare l’immigra­zione clandestina. Il fatto è che in effetti degli immigrati l’Europa ha bi­sogno. Secondo recenti calcoli mancano 20 milioni di lavoratori per i prossimi 20 anni, specie nel setto­re dell’ingegneria e della società dell’informazione. Su questo punto il Parlamento europeo ha deciso il 13 ottobre di rinviare, per motivi procedurali, un vo­to fissato per quel giorno. Si voterà sull’argomento al­l’inizio di novembre. Ma anche su questo punto una politica armonizzata è di rigore. Si pensi al ricon­giungimento familiare: ogni Paese seguiva finora li­nee nazionali, chi accettava ad esempio l’arrivo di ge­nitori anziani e chi no, chi, come la Germania. vieta­va l’ingresso dei figli di più di 13 anni considerando che a tale età sarebbe più difficile l’integrazione. Ep­pure le cifre dimostrano che in Germania, ad esem­pio, mancano 95mila ingegneri e che il sistema sco­lastico riesce a fornirne appena 20mila. Gli altri po­trebbero venire dall’India, ad esempio, o dal Magh­reb. Ma c’è un’altra calamità: se emigrano, i giovani ingegneri maghrebini se ne vanno in Usa o in Cana­da (59%), non in Europa (solo 5,5%). L’Europa deve trovare altre vie per attirare i cervelli. Magari anche e­vitando che i propri a loro volta emigrino.