ROMA - Gli stranieri restano la fascia più vulnerabile nella società italiana. Lo conferma il rapporto Caritas - Zancan, presentato questa mattina a Roma, secondo il quale due terzi (66,7%) delle oltre 30mila persone in difficoltà che si sono rivolte ai centri ascolto della Caritas da aprile a settembre 2006 sono di cittadinanza estera. Il 34% di loro proviene dall'Europa orientale, in particolare dalla Romania. A seguire gli originari dell'Africa settentrionale con quasi 19% degli utenti.

Mancanza di lavoro, basso reddito, difficoltà abitative: sono tra i problemi maggiormente segnalati. L'incidenza di immigrati tra coloro che chiedono l'aiuto dell'associazione sale nel nord e nel centro dell'Italia, arrivando a toccare il 78,1%, mentre nel mezzogiorno gli italiani superano, anche se di poco, la metà. Questi dati sono da mettere in relazione all'alto numero di stranieri che caratterizza le regioni centro-settentrionali e alle maggiori difficoltà economiche della popolazione italiana nel Meridione.

Sopravvivono a fatica non solo gli irregolari. Oltre il 65% dei migranti sono infatti risultati in possesso di permesso di soggiorno o in attesa di riceverlo. Lo stato di disaggio accomuna gli utenti dei 264 centri di ascolto della rete Caritas (appartenenti a 134 diocesi), ma sono molte le differenze tra autoctoni e stranieri. Nella difficoltà di inserirsi in un paese diverso, le famiglie di immigrati tendono a rimanere più unite. Il rapporto evidenzia una maggiore incidenza di problemi familiari dovuti a separazioni e divorzi fra gli utenti italiani (19,9%, fra gli stranieri 12,1%).

La relazione tra scarso livello di istruzione e povertà vale soprattutto per gli autoctoni. Perché il livello di studi degli utenti italiani è inferiore a quello dei cittadini provenienti da altri paesi. Solo il 9,8% è risultato in possesso almeno della licenza media superiore, a fronte del 31,6% di migranti. La precarietà abitativa è una condizione che lamenta il 14%, di cui gli stranieri si aggiudicano la fetta più grande.

La condizione lavorativa è il problema più grave per tutti e anche in questo caso i cittadini esteri sono in svantaggio. Risulta disoccupato il 71% di loro, contro il 56% degli italiani.
La maggioranza delle persone si sono rivolte ai centri di ascolto per chiedere beni e servizi materiali per far fronte alle necessità quotidiane (47,1% degli italiani, 54% degli stranieri), molte hanno formulato richieste di sussidi economici (soprattutto tra gli italiani, 24,3%) e di lavoro (in particolare gli stranieri, 28,8%). La Caritas ha risposto alle richieste sia con interventi concreti, sia segnalando - nel caso di problemi relativi all'impiego - realtà presenti nei territori, più qualificate a fornire risposte adeguate

(15 ottobre 2007)