Un contadino al lavoro in un campo a ridosso dell'inceneritore di Acerra
NAPOLI - Una pioggia di disdette sugli ordinativi di
ortaggi e mozzarella di bufala, meno 32 per cento, prenotazioni annullate negli
agriturismi a partire dalla prossima Pasqua in poi, meno 15 per cento, centinaia
di aziende in ginocchio per il crollo delle vendite dei prodotti ortofrutticoli,
perfino delle coltivazioni biologiche. La Campania e il suo tessuto industriale
e agricolo pagano a caro prezzo le conseguenze dell'emergenza rifiuti, anche
nelle zone meno esposte alle montagne di spazzatura non raccolta, ai roghi che
sprigionano diossina, alle discariche abusive su terreni imbottiti di veleni.
Legambiente nazionale ha chiesto alle commissioni parlamentari Ambiente e Salute
di Camera e Senato di accertare se la filiera dei controlli sui prodotti
lattiero-caseari, carne, ortaggi e frutta garantisce la salute dei cittadini
della Campania. Ma intanto le associazioni degli agricoltori corrono ai ripari.
Oggi in Consiglio regionale avanzeranno la proposta, spiega Vito Amendolara,
presidente della Coldiretti campana, di "trasformare le colture delle zone a
rischio in produzioni no food, non commestibili. I prodotti andranno al macero e
gli agricoltori saranno indennizzati". Nello stesso tempo, parta, incalzano le
associazioni degli agricoltori, la bonifica del territorio campano. A cominciare
da 77 Comuni del litorale flegreo, un'area disseminata dalle famigerate
discariche sequestrate alla camorra, di tonnellate di immondizia tra cittą e
campagna e industrie che inquinano.
Sulla necessitą di avviare subito le bonifiche, insiste Fabrizio Bianchi,
dirigente di ricerca del Cnr e autore con Pietro Comba dell'Istituto superiore
di Sanitą, su mortalitą e malformazioni per cumuli di rifiuti e discariche
illegali. Un ulteriore approfondimento verrą da "Sebiorec", uno studio
epidemiologico mediante biomonitoraggio attraverso il sangue di 780 soggetti e
il latte di 50 madri, in tre zone con diversi gradi di rischio. "Ci serve un
anno - dice Bianchi - per completare il quadro di conoscenza e verificare in
quali aree, con quali modalitą, attraverso il respiro, il contatto,
l'alimentazione avviene il passaggio tra inquinamento, esposizione ed eventuali
danni alla salute". Sotto osservazione la cerniera tra le province di Napoli e
Caserta, nel cuore del micidiale coacervo tra camorra e interessi economici
illeciti. La Regione sta per varare anche il progetto di sorveglianza
epidemiologica su indicatori ambiente-salute per individuare subito le prioritą
di intervento.
Intanto Michele Buonomo presidente di Legambiente Campania annuncia che a
Napoli, sabato prossimo, si terrą una manifestazione con 150 sindaci dei Comuni
dell'"Altra Campania", "quelli che sono gią al 35 per cento di raccolta
differenziata, non ci stanno a passare per comuni sporcaccioni e non vogliono
l'equazione Campania uguale sottosviluppo e abbandono".
(14 gennaio 2008)