Libia, ottocento profughi
da Lampedusa a Caserta
Dovrebbero essere sistemati nella caserma
Andolfato a Santa Maria Capua Vetere, ed è pronta anche un'altra struttura, la
Pica
DA REPUBBLICA DEL 30 MARZO 2011.
dal nostro inviato CONCHITA SANNINO
SANTA MARIA CAPUA VETERE - Un piazzale enorme e dismesso,
una struttura che porta il peso di anni di incuria e si affaccia desolatamente
sulla strada che da Santa Maria Capua Vetere porta a Capua, pochi metri dalla
sede della ex Italtel. La caserma "Andolfato", che aveva già ospitato i
container del dopo terremoto e un deposito della Protezione civile - vicinissima
ad un rischio amianto, poi arrivato anche sulla scrivania di Bertolaso, a quanto
pare risolto - , è la prima candidata a diventare, in Campania, centro di
accoglienza per gli immigrati provenienti da Lampedusa. Ne arriveranno, per ora,
ottocento. Un'altra struttura, la Pica, meno compromessa dall'abbandono degli
ultimi anni, potrebbe servire da ulteriore base.
Una sola certezza, pur in assenza di conferme ufficiali: la provincia casertana
si prepara ai primi arrivi di stranieri provenienti da Lampedusa. Una lunga
riunione, nel pomeriggio, guidata dal prefetto Ezio Monaco nel palazzo del
governo di Caserta, avrebbe individuato gli interventi d'emergenza da attuare
sulle strutture. Intensissima l'attività di coordinamento del prefetto di
Napoli, Andrea De Martino, che fa da trait-d'union tra il governo e le province
in cui, eventualmente, valutare spazi idonei in cui allestire altre tendopoli.
Il primo approdo campano riguarderà dunque la "Andolfato", a Santa Maria Capua
Vetere. Dove il commissario prefettizio insediato da gennaio, Luigi Pizzi, non è
in ancora in grado di fornire indicazioni precise, in attesa delle decisioni di
Palazzo Chigi. Ma, in base al piano di "delocalizzazione" deciso dopo la crisi
di Lampedusa, la quota di Santa Maria dovrebbe essere solo il primo contingente
di una quota di oltre 6 mila immigrati destinata a ciascuna regione. Numeri che
in serata vengono sottoposti alla riunione guidata da Berlusconi e che nelle
prossime ore saranno affrontati in Consiglio dei ministri.
Enorme come una cittadella, considerata zona off limits data l'assoluta
vicinanza al carcere militare (l'unico ormai attivo in Italia), la caserma "Andolfato"
doveva diventare prima un Tribunale, poi un ospedale (un Dea di secondo livello)
conteso tra le due cittadine di Capua e Santa Maria. E ora c'è il rischio che
nel comprensorio di 50mila abitanti - 33mila abitanti Santa Maria, 17mila Capua
- che vanno al voto amministrativo di maggio, la presenza di immigrati possa
essere oggetto di impropri usi elettorali. "Stiamo chiedendo alle istituzioni
notizie ufficiali, ma non ce ne sono ancora. Come volontari vogliamo stare
vicini ai profughi e preparare una rete di accoglienza - sottolinea Edgardo
Olimpo, promotore di pace dell'associazione "Articolo 11", oltre che ex
consigliere comunale di Santa Maria - Temiamo strumentalizzazioni politiche. In
tempi di crisi, è facile soffiare sulla fatica di vivere di tante famiglie".
Anche l'associazione "3 febbraio" è pronta a dare una mano. "È fondamentale
innanzitutto dare il benvenuto a questi immigrati. L'accoglienza non va fatta
nei luoghi militari, ma tra la gente, e creando condizioni di dialogo e non
favorendo l'isolamento. Evitiamo i concentramenti di tende", sottolinea Gianluca
Petruzzo di "3 febbraio". Di tutt'altro avviso alcuni comitati territoriali che
si dicono "amareggiati" dalla decisione.
L'emergenza riporta comunque alla luce un vecchio progetto del Viminale,
tuttavia mai confermato ufficialmente nelle pur numerose visite del ministro
Roberto Maroni a Caserta: allestire due centri di accoglienza per gli immigrati
e regolamentare le presenze dei migranti proprio nella provincia dove è più
articolata, e spesso conflittuale, la coesistenza tra varie etnie. Basti su
tutti il caso di Castelvolturno che Maronì definì una potenziale bomba. "Per
evitare un'altra Rosarno, bisogna assolutamente intervenire sul problema, a
Castel Volturno e nella provincia di Napoli", aveva già promesso Maroni in una
visita del gennaio 2010. Era prima di Lampedusa.