Il mio saluto caloroso e
affettuoso e il mio grazie a
tutto il mondo femminile qui
presente per chiedere il
rispetto per la dignità
della donna. Sono suor
Eugenia Bonetti, missionaria
della Consolata, vissuta in
Africa per 24 anni, dal 1993
impegnata in un centro
Caritas di Torino dove ho
conosciuto il mondo della
notte e della strada e dove
ho incontrato il volto, le
storie, le sofferenze, la
disperazione e la schiavitù
di tante donne portate in
Italia con il miraggio di
una vita confortevole per
trovarsi poi nelle maglie
della criminalità.
Dal 2000 lavoro a Roma
come responsabile
dell’Ufficio “Tratta donne e
minori” dell’USMI (Unione
Superiore Maggiori d’Italia)
per coordinare il servizio
di centinaia di religiose
che operano sulle strade,
nei centri ascolto, nei
centri di detenzione ed
espulsione e soprattutto
nelle case famiglia per il
recupero di tante giovani
vite spezzate.
Sono qui a nome di
queste suore che ogni giorno
operano silenziosamente e
gratuitamente con amore,
coraggio e determinazione
nel vasto mondo
dell’emarginazione sociale
per ridare vita e speranza.
Sono qui per dare voce a chi
non ha voce, alle nuove
schiave, vittime della
tratta di esseri umani per
sfruttamento lavorativo e
sessuale, per lanciare un
forte appello affinchè sia
riconosciuta la loro dignità
e ripristinata la loro vera
immagine di donne, artefici
della propria vita e del
proprio futuro. A nome loro
e nostro, che ci sentiamo
sorelle e madri di queste
vittime, diciamo basta a
questo indegno e vergognoso
mercato del mondo femminile.
Questo grido nasce dalla
nostra esperienza concreta,
dalla nostra vita vissuta
ogni giorno a contatto con
tante giovani trafficate e
sfruttate dai nostri stessi
stili di vita e alle quali
sono negati i fondamentali
diritti umani. Purtroppo
l’immagine che viene
trasmessa in tanti modi e
forme, dai media, dalla
pubblicità e dagli stessi
rapporti quotidiani tra
uomo-donna è l’immagine del
corpo della donna inteso
solamente come oggetto o
strumento di piacere, di
consumo e di guadagno,
misconoscendo invece
l’essenziale che lo stesso
corpo umano racchiude: una
bellezza infinita e profonda
da scoprire, rispettare,
apprezzare e valorizzare.
Le costanti notizie di
cronaca che in queste ultime
settimane si susseguono in
modo spudorato sui nostri
giornali e nelle
trasmissioni televisive e
radiofoniche ci sgomentano e
ci portano a pensare che
siamo ancora molto lontani
dal considerare la donna per
ciò che è veramente e non
semplicemente un oggetto o
una merce da usare. Quale
immagine stiamo dando della
donna e del suo ruolo nella
società e nella famiglia a
prescindere dai fatti di
cronaca, dalla veridicità o
meno di ciò che ci viene
presentato?
In questi ultimi tempi
si è cercato di eliminare la
prostituzione di strada
perché dava fastidio e
disturbava i sedicenti
benpensanti. A abbiamo
voluto rinchiuderla in
luoghi meno visibili,
pensando di aver risolto il
problema, ma non ci rendiamo
conto che una prostituzione
del corpo e dell’immagine
della donna è diventata
ormai parte integrante dei
programmi e notizie
televisive, della cultura
del vivere quotidiano e
proposta a tutti, compresi
quei bambini che volevamo e
pensavamo di tutelare. Tutto
questo purtroppo educa allo
sfruttamento, al sopruso, al
piacere, al potere, senza
alcuna preoccupazione delle
dolorose conseguenze sui
nostri giovani che vedono
modelli da imitare e mete da
raggiungere.
La donna è diventata
solo una merce che si può
comperare, consumare per poi
liberarsene come un
qualsiasi oggetto “usa e
getta”. Troppo spesso la
donna è considerata solo per
la bellezza e l’aspetto
esterno del suo corpo e non
invece per la ricchezza dei
suoi valori veri di
intelligenza e di bellezza
interiore per la sua
capacità di accoglienza,
intuizione, donazione e
servizio, per la sua
genialità nel trasmettere
l’amore, la pace e
l’armonia, nonché nel dare e
far crescere la vita. Il
suo vero successo e il suo
avvenire non possono essere
basati sul denaro, sulla
carriera o sui privilegi dei
potenti, ma deve essere
fondato sulle sue capacità
umane, sulla sua bellezza
interiore e sul suo senso di
responsabilità.
Durante questi lunghi
anni di impegno e servizio
alla donna la nostra rete di
religiose si è allargata e
consolidata non solo in
Italia ma anche nei Paesi di
origine, transito e
destinazione. Abbiamo creato
le basi per un vero lavoro
educativo di informazione,
prevenzione e
reintegrazione, come pure di
condanna per quanti, in modi
diversi, usano e abusano del
corpo della donna la cui
dignità non si può
mercanteggiare o pagare
perché è un dono sacro da
rispettare e custodire. Non
possiamo più rimanere
indifferenti di fronte a
quanto oggi accade in Italia
nei confronti del mondo
femminile. Siamo tutti
responsabili del disagio
umano e sociale che lacera
il Paese.
E’ venuto il momento in
cui ciascuno deve fare la
sua parte e assumersi le
proprie responsabilità. Per
questo come religiose
rivolgiamo un forte appello
alle autorità civili e
religiose, al mondo maschile
e maschilista che non si
mette in discussione, alle
agenzie di informazione e
formazione, alla scuola,
alle parrocchie, ai gruppi
giovanili, alle famiglie e
in modo particolare alle
donne affinché insieme
possiamo riappropriarci di
quei valori e significati
sui quali si basa il bene
comune per una convivenza
degna di persone umane, per
una società più giusta e più
libera, con la speranza di
un futuro di pace e armonia
dove la dignità di ogni
persona è considerato il
primo bene da riconoscere,
sviluppare, tutelare e
custodire.
A tutti il mio grazie
per la vostra attenzione e
per il vostro impegno a
favore della dignità della
donna.
suor Eugenia Bonetti