“Camorra e Invisibili”: diritti e dignità degli immigrati a Castel Volturno

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Lunedì 29 novembre si è tenuta presso il Centro Immigrati Fernandes di Castel Volturno il seminario “Camorra e Invisibili”, organizzato dalla famiglia Comboniana e da Cantiere Casa Comune, moderato da Mimma D’Amico, che ha raccolto gli interventi di Sandro Ruotolo, giornalista e senatore della Repubblica; Renato Natale, Sindaco di Casal Di Principe, oltre che diverse testimonianze di migranti. Informare Magazine è stato Media Partner del seminario, come organo di stampa da anni in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata nel territorio di Castel Volturno.

Ad aprire la riflessione incentrata sul tema dello sfruttamento da parte della criminalità organizzata degli immigrati, i cosiddetti “invisibili”, è stato Sandro Ruotolo che, con grande intensità descrittiva, ha ripercorso i tragici avvenimenti collegati al 18 Settembre del 2008, nefasto giorno in cui si perpetrò l’orrendo eccidio di 6 persone appartenenti alla comunità Ghanese di Castel Volturno da parte del clan capeggiato dal boss Setola. Strage che fu subito etichettata dai notiziari di quel giorno come regolamento di conti per questioni di spaccio di stupefacenti e che, per tale ragione, recò beffa ulteriore al dolore dei parenti delle vittime (uccise in realtà per questioni di odio in ragione della razza) che quindi si organizzarono per protestare contro il Clan dei Casalesi e anche contro questa meschina ricostruzione dei fatti.

A collegarsi in maniera puntuale e precisa a tale riflessione aperta da Sandro Ruotolo, è stata la testimonianza di Thomas, amico di uno dei ragazzi uccisi che con semplicità, alzando le mani segnate dal lavoro ha affermato: «Il mio amico non poteva essere uno spacciatore, lui aveva le mie stesse mani, quelle di chi lavora tutto il giorno nei campi, nei cantieri. Non faceva la vita comoda del delinquente». Thomas si è fatto portavoce di una comunità esausta di essere, con tanta superficialità, etichettata negativamente e di essere totalmente ignorata e dimenticata dalle istituzioni che desidererebbero scomparisse, una comunità di lavoratori sottopagati, sfruttati, senza diritti e odiati perché, alla ricerca di una vita migliore, sono venuti in un paese in cui vengono sentiti come “di troppo” – nonostante, col loro lavoro, contribuiscano al suo benessere – e per questo cadono vittime di veri e propri crimini d’odio.

Un’altra preziosa testimonianza sulla situazione attuale vissuta dalle comunità africane è stata data da pastor Prosper, pastore di una comunità del territorio che ha denunciato i soprusi che gli immigrati continuano a subire: dalla ghettizzazione a manifestazioni d’odio, alle difficoltà legate alla loro regolarizzazione e alla fruizione dei diritti più elementari come quello di locare un appartamento con un contratto regolare.

Ad arricchire ulteriormente il dibattito del seminario ha contribuito un video messaggio registrato da Roberto Saviano che ha aperto la riflessione sulla ricchezza della presenza di una comunità italo-africana nel territorio italiano. Una ricchezza perché tali individui, oltre che “immigrati”, sono italiani, avendo messo radici in Italia, con figli che nascono in Italia, per il tempo passato e il lavoro svolto in Italia, per le emozioni, sentimenti, slanci, rivolti alla loro terra: l’Italia. Per tale ragione una comunità in cui più di 50 diverse culture si armonizzano e mescolano così profondamente con quella Italiana rappresenta un’opportunità di crescita e di sviluppo per l’intero territorio italiano potendo creare «una grande città multicuturale e non un grande ghetto come spesso di è ridotto».

Sulla linea dell’intervento di Saviano si è dispiegato anche l’intervento del sindaco di Casal Di Principe Renato Natale che, con la propositività e la fattività caratteristica di un organo amministrativo, ha avanzato una serie di progetti che potrebbero portare in auge la città di Castel Volturno. Città che potrebbe così diventare un “pezzo di costa di mondo” per dirla con le parole del sindaco. La ricchezza multiculturale apportata dalle svariate e composite comunità africane di Castel Volturno potrebbe diventare uno slancio per il turismo, stimolato dalla curiosità di conoscere culture lontane e preziose, secondo la visione del sindaco. Ma per far ciò è necessario mantenere i riflettori delle istituzioni accesi su Castel Volturno perché senza una programmazione di ripresa e intervento tutto ciò resta un sogno di un visionario.

A concludere l’evento, presentato e moderato con eleganza da Mimma D’Amico, è stato padre Daniele Moschetti, padre missionario comboniano, che ha ringraziato soprattutto tutti i testimoni che con i loro racconti avevano guidato la riflessione della serata, rinnovando un sentimento di speranza per il futuro delle comunità afro-italiane di Castel Volturno.