Censis: gli immigrati protagonisti di
una “metamorfosi” positiva della società italiana.
Nel Rapporto Annuale 2008 l’Istituto parla di stili di vita “non dissimili” da
quelli italiani, del fenomeno dell’imprenditoria immigrata e mette in guardia a
“non disperdere l’integrazione nella scuola”.
Un’Italia fragile nella struttura socioculturale per il moltiplicarsi di piccole
e grandi paure e, allo stesso tempo, un Paese che grazie a “caratteri originari
del sistema di convivenza” riuscirà a superare la crisi in corso.
È questa, in sintesi, la fotografia tracciata dal Censis nel Rapporto Annuale
2008, la quarantaduesima edizione della ricerca presentata il 5 dicembre a Roma.
Il Censis intravvede “tratti di una seconda metamorfosi silenziosamente in
marcia” di cui attribuisce i meriti anche all’apporto culturale ed economico
dell’immigrazione: “una presenza numerosa e attiva, che pur nella diversità di
culture e linguaggi, ha assunto comportamenti di vita non dissimili da quelli
italiani”.
Un tema, quello degli immigrati, che l’istituto di ricerca ha approfondito sotto
diversi aspetti.
Solo vent’anni fa – scrivono i ricercatori - gli stranieri residenti erano
appena lo 0,8% della popolazione, nel 1998 erano 1 milione di persone, mentre
oggi sono ben 3,4 milioni. Rappresentano il 6% della popolazione complessiva con
1.367.000 famiglie con capofamiglia straniero, 64mila bambini stranieri nati in
Italia nell’ultimo anno in cui vi sono stati anche 34mila matrimoni misti.
La “metamorfosi” positiva della società italiana, si legge nel Rapporto, “sarà
il risultato della combinazione dei caratteri antichi della società con i
processi che fanno da induttori di cambiamento”. Tra questi vi sono: la presenza
e il ruolo degli immigrati, con la loro vitalità demografica e la
moltiplicazione emulativa di spiriti imprenditoriali; l'azione delle minoranze
vitali, specialmente dei player nell'economia internazionale; la crescita
ulteriore della componente competitiva del territorio (dopo e oltre i distretti
e i borghi, con le nuove mega conurbazioni urbane); la propensione a una
temperata gestione dei consumi e dei comportamenti; il passaggio dall'economia
mista pubblico-privata a un insieme oligarchico di soggetti economici
(fondazioni, gruppi bancari, utilities); l'innovazione degli orientamenti
geopolitici, con la minore dominanza occidentale e la crescente attenzione verso
le direttrici orientali e meridionali.
L’imprenditorialità emergente dei migranti è quello che il Censis indica come
vero fenomeno. Gli stranieri titolari d’impresa sono 290 mila, pari al 19,2%
degli occupati di nazionalità estera e all’8,4% di tutte le imprese attive. Tra
il 2006 e il 2007 il numero di imprese con titolare straniero è cresciuto del
10,2% e l’incremento complessivo nel periodo 2003-2007 è stato del 65,5%.
“Permangono – scrivono gli autori - alcuni ostacoli allo sviluppo di élite
imprenditoriali straniere capaci di collocarsi su segmenti di alto livello, come
la scarsa dimestichezza con gli strumenti finanziari e creditizi italiani”.
La ricerca mette in luce anche il ruolo fondamentale svolto dal sistema
scolastico nel processo di integrazione, sottolineando “il rischio di disperdere
l’integrazione degli immigrati nella scuola”. Nel Rapporto emerge che circa un
terzo dei docenti della scuola dell’obbligo dichiara di operare in realtà
scolastiche in cui esistono specifiche modalità di rapporto con le famiglie
degli alunni di origine immigrata: per il 36,2% la scuola si adopera per un
coinvolgimento dei genitori nella scelta della classe in cui inserire il minore,
per il 33,6% c’è la predisposizione da parte della scuola di fogli informativi
plurilingue, per il 31,6% ci sono attività didattico-culturali dedicate alle
famiglie straniere, per il 27,1% la scuola si attiva per coinvolgere le famiglie
di immigrati già iscritti come tutor per agevolare i rapporti con i nuovi
arrivati e le loro famiglie.
Quasi la metà delle scuole (49,8%) si avvale della figura del mediatore
linguistico-culturale nella fase di accoglienza del bambino e della famiglia
straniera. Di fronte alle carenze dell'istituzione scolastica, in alcuni casi è
il singolo docente a sopperire con la propria iniziativa personale: il 52,9% dei
docenti dichiara di attivarsi autonomamente per coinvolgere la famiglia nel
percorso formativo del minore.