Clandestino gay, può restare se perseguitato
La Corte di Cassazione conferma il diritto dell’extracomunitario omosessuale di restare in Italia se nel paese d’origine la sua condizione è motivo di grave persecuzione

Roma - 19 gennaio 2008 - La Cassazione ribadisce che l’omosessuale clandestino non può essere espulso dall’Italia se nel suo paese d’origine questa sua condizione è perseguita penalmente. Dunque se un extracomunitario gay riceve un ordine di allontanamento e, nonostante questo, rimane sul territorio italiano, non è punibile a patto che nello Stato di cui è cittadino il suo orientamento sessuale sia un reato e non "soltanto la manifestazione esteriore di impudicizia sessuale".

E' quanto conferma la sentenza n. 2907 depositata oggi dalla prima sezione penale della Corte Suprema, in relazione al caso di un marocchino che non aveva rispettato l'ordine di espulsione disposto dal questore dalla provincia di Modena. Come motivo della sua trasgressione della legge (di norma perseguibile penalmente), aveva portato avanti la paura di essere perseguitato nel paese d’origine a causa della sua omosessualità.

Il tribunale del capoluogo l’aveva assolto. Ma la Procura di Bologna è riuscita a far riaprire il caso tramite un ricorso alla Corte di Cassazione. Quest’ultima ha ribadito il diritto per un immigrato irregolare omosessuale a rimanere in Italia se perseguitato nel suo paese. Ma ha accolto il ricorso del procuratore perché i giudici del tribunale di Modena non avevano adeguatamente dimostrato se il giovane fosse effettivamente cittadino marocchino e se in Marocco l'omosessualità è un vero e proprio reato e comporta "il rischio di una grave persecuzione".

La Corte di Cassazione ha dunque rinviato la sentenza per un nuovo giudizio nel quale dovranno essere eseguite le verifiche necessarie. Solo in seguito il tribunale di Bologna potrà decidere se giustificare o meno la violazione del giovane marocchino che, incurante dell'ordine del questore, è rimasto in Italia.