Imparare la lingua e la cultura
per superare gli stereotipi
DA ROMA
S uperare gli stereotipi si può. La ricetta: progetti di incontro, molta lingua
italiana, media più attenti ai fatti positivi, progetti di incontro e
conoscenza. Insomma bisogna convivere e farlo con tatto. L’altro, infatti, non
va assimilato, ridotto a sé. Ma avvicinato con pazienza. 'Con-tatto' è il titolo
del progetto lanciato ieri dal Forum delle famiglie e illustrato dal presidente
del Lazio Gianluigi De Palo. «Ciò che sappiamo di qualcuno è ciò che ci
impedisce di conoscerlo», ha esordito citando lo scrittore francese Christian
Bobin.
Ecco, dunque, che nove regioni (Campania, Friuli, Lazio, Lombardia, Marche,
Puglia, Sicilia,Toscana e Veneto) scendono in campo.
Ormai, infatti, a parte alcuni territori monoetnici (si pensi a Prato e i
cinesi), ovunque ci sono rappresentate centinaia di popolazioni straniere. E
perché non dare seguito all’invito della comunità bengalese di Roma che tra poco
festeggia il suo capodanno? Favorire momenti di festa e conoscenza è solo uno
degli obiettivi perseguiti dal Forum - con Anfe, Acli e 'Tra Noi' - insieme alla
promozione delle associazioni degli stranieri, al partenariato con quelle
italiane (anche per realizzare seminari formativi). Con l’obiettivo finale di
«elaborare un modello riproducibile di integrazione delle persone straniere in
Italia».
Persone, non numeri.Tantomeno clandestini o delinquenti, si è infervorato don
Antonio Sciortino, direttore del settimanale paolino 'Famiglia cristiana'. Che
ha espresso una critica ai media: «Danno poca attenzione a storie positive di
integrazione, che sono davvero tante». Nel segno del contatto anche il
dibattito politico sul 'cosa fare', protagonisti Livia Turco (Pd), Massimo
Polledri (Lega) e Luisa Santolini (Udc). In consonanza - non è di tutti i giorni
- l’ex diessina e l’esponente del Carroccio. Quest’ultimo ha sostenuto la
necessità di «tirare fuori le donne extracomunitarie dalle case: non parlano
italiano e non lavorano». Insomma, restano tagliate fuori. E il rischio è che la
società veda italiani da una parte stranieri dall’altra e i figli (che si
capiscono, al di là delle provenienze) in mezzo. «Agli stranieri bisogna dare
l’opportunità di apprendere la lingua e la cultura italiana. e loro devono
farlo», ha detto la Turco. Un gioco tra diritti e doveri, insomma. Una sfida
educativa. E sociale. «Le risposte non deve darle solo la politica. Ma gli
intellettuali, le imprese, i sindacati», ha sottolineato la Santolini,
ricordando come però le azioni sul territorio debbano essere a 360 gradi: casa,
lavoro, scuola.
Non per settori. E al di là delle ideologie. La mattinata - moderata da Lorena
Bianchetti - si è conclusa come tradizione con il conferimento del premio 'Elisa
Santolini' a due tesi di laurea sulla famiglia (una in ambito teologico, l’altra
socio-umanistico, e quest’anno una delle due era dedicata alle coppie miste).
Al via in nove regioni il progetto “Con-tatto”, per favorire momenti di incontro
con le comunità straniere
Immigrati, la famiglia via per
l’integrazione
Forum: cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia Nelle scuole sono
600mila: un investimento per il futuro
DA ROMA GIANNI SANTAMARIA
L’ integrazione degli immigrati può avvenire veramente solo se si pone
attenzione alla famiglia. Una Famiglia a colori
che sempre più caratterizza la vita quotidiana dei nostri palazzi, degli
ospedali, delle scuole soprattutto, dove i figli degli immigrati di seconda o
terza generazione imparano velocemente a sentirsi italiani.
Ecco allora che tutte le dimensioni della politica sono investite: casa,
sanità, educazione. Con il decisivo apporto dell’associazionismo. Come quello
rappresentato nel Forum delle associazioni familiari che ieri ha dedicato il
suo convegno in occasione della Giornata internazionale della famiglia proprio
alla 'Famiglia a colori'. Uno slogan scritto in italiano, arabo, spagnolo e
rumeno su un manifesto a tonalità vivaci che rappresenta adulti (tanti) e
bambini (pochi, a rappresentare quel calo demografico a cui il Forum certo non
si rassegna) disegnati in silhouette. Sottotitolo 'Il futuro dell’Italia è
interculturale'. Ne hanno discusso politici, studiosi e rappresentanti della
Chiesa e della società civile. Con riferimenti a modelli. E alla ricerca di una
via italiana che eviti il rischio
banlieues o il fallimento dell’integrazione in stile olandese. No all’assimilazionismo,
ma pure al multiculturalismo indifferente, ha sintetizzato in un
videomessaggio il ministro del welfare Maurizio Sacconi, rilanciando il piano
del governo sull’Integrazione nella sicurezza che «il governo varerà nei
prossimi giorni». Mentre messaggi sono stati inviati dal presidente della
Repubblica, da quello della Camera (ne riferiamo nei box qui sotto) e da altri
esponenti del governo, come Roberto Maroni e Giorgia Meloni.
Ma i due temi che hanno tenuto banco sono stati la tutela dei minori e la
cittadinanza per i nati in Italia da stranieri. Tema quest’ultimo che sarà
presto oggetto dei lavori di Montecitorio. «Chiediamo di costruire percorsi per
cui la festa del 18° compleanno sia contestuale alla cittadinanza. Non in
termini burocratici, ma sostanziali», sottolinea il presidente del Forum
Francesco Belletti. Il demografo Antonio Golini, ritiene «miope lasciare senza
cittadinanza » gli oltre 600mila ragazzi che vanno a scuola e sono un
investimento, anche economico.
Fanno parte di quella che da Fini è stata definita la 'generazione Balotelli'.
Essenziale, dunque, è la scuola. «Personalmente ritengo che si potrebbe dare
la cittadinanza alla conclusione del cammino scolastico, almeno di quello
obbligatorio», è l’opinione di monsignor Agostino Marchetto, segretario del
Pontificio Consiglio per i migranti. Che la giudica un «riconoscimento di
essere giunti a un grado di identificazione con la cultura italiana, che non
significa perdita delle radici». E i necessari ricongiungimenti familiari
devono fare attenzione a non favorire fenomeni come la poligamia. È una delle
questioni denunciate da Dounia Eattib, presidente delle Donne arabe d’Italia. I
figli delle mogli non legali (sarebbero 24mila le famiglie poligame in Italia,
1.660 a Milano) sono privi di tutele («bambini fantasma » li ha definiti).
Così come, ha denunciato la presidente della bicamerale per l’infanzia
Alessandra Mussolini, andrebbe subito data tutela giuridica a i minori non
accompagnati, che invece «spariscono ». Ed è «vergognoso» che ai bimbi
adottati non venga conferita immediatamente la cittadinanza. Di più, in
attesa del Piano sull’infanzia - avverte - poca retorica e fatti concreti; si
faccia dei bambini la «priorità».