Castel Volturno, bufera sul sindaco
Aggredito sabato da pusher immigrati Scalzone aveva invocato «una nuova Rosarno». Critiche di Pd e Pdl
CASERTA — Le frasi del sindaco di Castel Volturno Antonio Scalzone— che dopo essere stato aggredito da alcuni immigrati extracomunitari sabato sera s’è detto «pronto a trasformare Castel Volturno in una nuova Rosarno» — scatenano una bufera politica. E se il Pd attacca sulla «leghizzazione» del paese («Il razzismo istituzionale potrebbe portare ad una Rosarno dieci volte più violenta», ammonisce in una nota il consigliere regionale Antonio Amato), neppure il Pdl— partito del sindaco — condivide i toni utilizzati. «Esternazioni così forti non aiutano a risolvere il problema», commenta secco il senatore Pasquale Giuliano. La storia inizia sabato scorso, quando Antonio Scalzone viene aggredito da alcuni spacciatori extracomunitari che stava tentando di allontanare da una zona centrale della cittadina dopo la richiesta di intervento avanzata da alcuni residenti. E, fin qui, la politica non ha avuto nulla da ridire.
GLI ANNUNCI - Peggio è andata quando il sindaco, commentando l’episodio, ha annunciato un paio di cosette. Uno: «Siamo pronti a trasformare Castel Volturno in una nuova Rosarno perché siamo letteralmente invasi da immigrati. Rivolgo un appello al ministro dell’Interno: se non ci sarà un intervento rapido, sarò costretto a capeggiare una rivolta». Due: «Chi pensa di portare altri immigrati a Castel Volturno sbaglia. Siamo pronti anche noi castellani a fare la guerriglia per difendere il nostro territorio come hanno fatto i calabresi: non si può aprire un centro di accoglienza in una città turistica. Il vescovo apre a Castel Volturno il centro di prima accoglienza e non nella sua Capua. Perché». È su queste frasi del sindaco (sostenuto dalla maggioranza della popolazione, mentre la minoranza ha votato per il candidato sostenuto dal movimento che appoggiò la Lega alle ultime Europee, con tanto di boom di consensi) che si scatena la polemica.
PD: «INCONCEPIBILE» - Antonio Amato, consigliere regionale del Pd, attacca duro: « Il sindaco mistifica in modo preoccupante la realtà. È inconcepibile definire una rovina l’azione dei padri comboniani e del centro Fernandez. Si tratta di parole vergognose che vorrebbero delegittimare l’azione di quanti quotidianamente si spendono per portare sostegno ed aiuto ai più deboli della società, garantendo diritti essenziali che la nostra antidemocratica legislazione in merito all’immigrazione nega». Sott’accusa anche un’altra decisione del sindaco, quella di candidare Castel Volturno come sede di nuovi centri di identificazione e espulsione: «È un segnale della leghizzazione del Pdl campano. Si punta per l’ennesima volta sulla logica del rifiuto e dell’ordine pubblico contro ogni forma di accoglienza ed integrazione», e ciò «può far solo salire la tensione sociale, e se questa sarà la strada che si vorrà perseguire si giungerà a nuove forme di violenza, ad una nuova Rosarno ma molto più esplosiva».
RISCHIO SPECULAZIONI - Senza dimenticare che «c’è il rischio che una sorta di pulizia etnica sia in qualche modo d’aiuto a nuovi palazzinari e speculatori, interessati a allontanare i migranti da quell’area del casertano che sarà oggetto di nuovi piani di riqualificazione ed investimenti». Pasquale Giuliano, senatore e coordinatore provinciale del Pdl, l’accusa di leghizzazione ovviamente la respinge al mittente.
PDL: «TONI TROPPO FORTI» - Ma i toni utilizzati dal sindaco del suo partito non vanno giù neppure a lui: «Comprendo l’esasperazione del sindaco e dei cittadini di Castel Volturno, ma questa è una situazione che va analizzata a mente fredda. È necessario restare calmi, perché esternazioni così forti non è che poi risolvano il problema. Ho fatto presente più volte al ministro dell’Interno Roberto Maroni il problema— reale— di Castel Volturno. E s’interverrà sicuramente, ma non con metodi che non sono confacenti alla libertà, alla democrazia e al nostro schieramento. Certi toni però non aiutano a risolvere il problema».
Maria Vittoria Pototino