SIAMO SEMPLICEMENTE DIVERSI
Editoriale del 18-11-2012
Anche quest’anno la città di Capua è presente alla Mostra Internazionale del Film di Roma. I due nostri concittadini, Filippo Gravino e Giuseppe Trepiccione, rispettivamente sceneggiatore e montatore, tornano con un film di grande impegno sociale del regista Genovesi: “Ali ha gli occhi azzurri”, primo film italiano in concorso. Accolto da lunghi applausi e da giudizi positivi dalla stampa, “il film racconta L'immigrazione di seconda generazione, i conflitti interiori e quelli reali che vive un ragazzo di 16 anni diviso tra la rigorosa cultura islamica e la degradata realta' occidentale della periferia romana (Ostia) dove il confine tra la vita e la morte, tra il bene e male, tra la civilta' e la barbarie e' labilissimo. “ ( AGI.it). Il titolo del film è tratto da “Profezia” di Pier Paolo Pasolini in cui si immagina che dei misteriosi Alì dagli occhi azzurri metteranno a ferro e fuoco Roma. Una visione complessa e problematica dell’immigrazione che presagiva il difficile rapporto fra culture e religioni diverse nella futura società multietnica. Nader, il protagonista del film, infatti, resta sempre “In bilico tra l'essere arabo o italiano (si mette le lenti a contatto azzurre e, al contempo, e' gelosissimo della sorellina), coraggioso e innamorato, criminale o studente ribelle, … dovra' sopportare il freddo, la solitudine, la strada, la fame e la paura, la fuga dai nemici (romeni a cui ha accoltellato il figlio in una rissa in discoteca) e il dilemma se privilegiare l'amicizia o la tradizione islamica per cui il fratello maggiore deve proteggere la sorella in maniera morbosa. Fino all'epilogo di speranza che, al contempo, non offre alcuna soluzione ma solo ulteriori interrogativi.”(AGI.it). Un film da vedere per capire il dramma delle seconde generazioni di immigrati, ma soprattutto per riflettere sulle derive culturali della nostra società che ha smarrito la sua identità cristiana e non è capace di dialogare alla pari con altre tradizioni religiose che spesso si chiudono in se stesse. In attesa di una compiuta società multietnica non ci resta, dunque, che accontentarci della tollerante rassegnazione della madre di Nader che invita il figlio a non frequentare una ragazza italiana con la seguente espressione : “noi non ce l'abbiamo con loro, siamo semplicemente diversi”.