LA VERA VIA MERIDIONALE ALL'INTEGRAZIONE

 commento all'articolo di Francesco Merlo su Repubblica dell' 8 novembre 2007

 

9 novembre 2007

 

Non avemmo voluto esprimerci sul recente e stucchevole dibattito riguardante i provvedimenti per le espulsioni facili dei comunitari indesiderati. Non ci sembrava giusto unire la nostra modesta voce al coro di tanti autorevoli commentatori schierati pro e contro le norme del cosiddetto pacchetto sicurezza.

D’altra parte quello degli immigrati clandestini è un argomento delicato per chi come noi vive in frontiera e si trova quotidianamente a fare i conti con un’umanità disperata alla quale non bisogna chiedere i documenti, ma piuttosto guardare negli occhi per indovinare una pena nascosta o asciugare una lacrima.

Tuttavia l’articolo di Merlo su Repubblica dell' 8 novembre scorso ci ha scosso profondamente, per non dire indignati.

Nell’articolo Merlo si chiede come mai al sud vi siano meno casi di violenze, omicidi e di stupri da parte degli immigrati rispetto al nord. E la spiegazione è sorprendente: dove ci sono i lupi non vince la legge di altri lupi”. Il giornalista prende spunto dall’ affermazione di uno dei tanti “malandrini” che affollano i vicoli caldi di città come Napoli o Palermo. E continua proponendo altri episodi che testimonierebbero come dove allignano violenza, mafie e malcostume esista un deterrente naturale all’invasione di altre forme di violenza. Ma non basta perché il “meridionalista” Merlo si allarga a definire il sud come ancora estraneo all’unificazione nazionale notoriamente osteggiato dal brigantaggio e banditismo. Persino la devozione popolare è messa in ridicolo da Merlo, definita come residuo di paganesimo e tradizioni tribali che sono familiari agli extracomunitari di ogni provenienza.

Al sud, aggiunge, il Piave non mormora ancora:”non passa lo straniero”. E quindi, alla fine di tutta questa analisi, il noto e fine giornalista di repubblica conclude amaramente che questa sarebbe la “via meridionale all’integrazione”.

E’ veramente molto singolare che una volta tanto che una statistica è positiva per il sud questo debba spiegarsi con un fattore negativo.

La verità è ben altra. E a dirlo è chi al sud è nato, vive, lavora e combatte i lupi da qualsiasi parte provengano.

La verità è che la via meridionale dell’integrazione esiste e non è fatta di collusioni, malaffare o similitudini: “niuru ccu niuru non tingi”, che significa: il nero non tinge il nero, come afferma Merlo. Se così fosse non sarebbe vero l’assunto pacifista che la violenza genera altra violenza.

La  strada meridionale dell’integrazione, invece, è fatta di valori di solidarietà e accoglienza che non hanno bisogno di leggi o di poliziotti per vivere, ma crescono spontaneamente in un contesto umano che in molta parte non ha ancora smarrito le sue radici culturali e religiose come sta succedendo man mano che si va verso il nord dell’Europa.

Certo questo ci fa essere molto più vicini all’Africa ed al Medio Oriente, ma parliamo dell’Africa di Sant’Agostino e Il Medio Oriente di San Paolo e San Pietro, uomini che hanno fondato la nostra civiltà.

Quanto alle mafie ed alla violenza dobbiamo ricordare che se molte organizzazioni criminali sono meridionali lo sono anche i loro martiri, come Falcone, Borsellino, Grasso e tanti altri, noti e meno noti, che ogni giorno si sforzano di coniugare la legalità con la quasi totale mancanza di giustizia sociale e di mezzi di sviluppo cosi diffusi nelle ricche terre del nord.

Allora diciamo  con franchezza che almeno in questo noi meridionali possiamo essere un esempio e non una ulteriore motivo di biasimo.

Gli immigrati, anche quelli che versano in condizioni di maggiore degrado, non trovano steccati insormontabili o ghettizzazioni psicologiche. Vi è tutto un continuum di fattori integranti che vanno dal semplice contatto umano più caldo, alle relazioni sociali  più aperte fino alla miriade di strutture deputate all’assistenza. Queste ultime, poi, in particolare quelle della caritas o delle associazioni di volontariato, non sono mai diventate “uffici burocratici di assistenza sociale”, o freddi erogatori di servizi, ma conservano una dimensione umana ed una flessibilità che riesce ad intercettare i bisogni con immediatezza ed efficienza anche senza ingenti risorse economiche.

In esse il rapporto umano e la immedesimazione sono il principio metodologico prevalente che previene e risolve innumerevoli situazioni di marginalità a costo di grandi sacrifici personali di uomini e donne, professionisti o semplici operai che dedicano tempo ed energie al volontariato.

Noi pensiamo che questa sia la vera strada dell’integrazione vincente al sud a dispetto di tutte le mancanze e la deficienze di cui siamo consapevoli noi stessi meglio che chiunque altro.