UN’AFRICA SENZA SOLE

editoriale di Kairos del 19 giugno 2011

Tra tante bambine uccise negli ultimi tempi ora c’è anche Mary. Si sarebbe dovuto ripetere lo stesso tragico copione di sgomento e  accanimento mediatico. Ma non è stato così. Mary e  non era una fragile signorina bionda come Jara e Sara, ne una piccola neonata  inconsapevole come le altre due dimenticate in macchina. Aveva sette anni ed era straniera. Ne troppo piccola, ne troppo grande e soprattutto, ne italiana e ne africana. Benché fosse nata come tutti noi nel “bel paese”, lo Stato italiano si ostinava a ritenerla africana. Per chi vive a Castel Volturno questa non è solo la conseguenza di una legge ingiusta, ma è quasi una  condanna. Se sei africano qui resti sempre africano. Vivi come africano, frequenti gli africani, mangi africano, preghi e muori africano. La piccola Mary ha subito questa condanna senza nemmeno aver mai visto il paese di cui era considerata cittadina. Di mattina parlava italiano, frequentava la scuola e le amichette italiane, ma  la sera tornava nella sua Africa. Qui doveva parlare un inglese dialettale e frequentare uno dei tanti ghetti disseminati ai bordi della Domitiana: Lunghi viali degradati dove affacciano cortiletti di piccoli villini fatiscenti,  spesso senz’acqua e senza luce. All’interno, quattro a cinque stanze  con le finestre sempre socchiuse dove sono ammassati due o tre letti, una cucina in disuso, tappeti lerci e pentole consumate dal fumo e dal fuoco. Luoghi più simili a tane che a case da cui  si entra e si esce senza percepire una differenza con la strada se non il passaggio dal buio alla luce. Nella penombra di questo passaggio si è verificato il macabro delitto. Sembra infatti che Mary si trovasse nel cortile appena fuori dalla tana nella quale la “matrigna” non si è accorta di nulla. Tutto si è svolto con la complicità del buio: il buio della tana, da cui non è arrivato il soccorso, il buio della mente dell’assassino considerato un pazzo notorio, il buio della separazione e del degrado, il buio dell’informazione e dell’indignazione che sono  scemati troppo presto. Non è bastata la luce degli occhi innocenti dalla piccola Mary a dissipare le ombre che l’hanno travolta. Una luce così accecante che la violenza del folle si è accanita proprio sul volto della bambina. E così un’altro raggio di sole si è spento nell’ Africa di Castel Volturno, dopo quello dei sei ragazzi ghanesi trucidati dalla camorra nel settembre del 2008. Quanto sangue dovrà essere ancora versato perché si faccia luce su questo mondo sommerso e negato? Quanto ancora dovremmo aspettare perché la luce dei grossi occhi di tanti bambini, giovani e donne africane possa invadere di colori e fantasia la nostra realtà senza essere soffocata dal degrado e dal pregiudizio?  Perché questa attesa non sia troppo lunga o vana, la redazione di Kairos si unisce alla preghiera indetta per domenica 19 in tutte le chiese di Castel Volturno: “Padre custodisci Mary sotto le tue ali materne. Concedile la pace affinché possa trovare in Te la vita bella senza fine che la morte così violenta le ha strappato. Concedile pace e serenità per sempre…Liberaci da ogni forma di pregiudizio, da ogni forma di egoismo, dal sospetto e dalla sfiducia, dall’indifferenza, dalla paura di incontrarci e dallo stare passivamente a guardare. Questo fiore profumato troppo presto reciso, possa essere la semente di un rinnovato impegno a costruire insieme una cittadinanza attiva che partecipa al suo futuro, a costruire una casa dove le porte e le finestre siano sempre aperte all’incontro e alla condivisione e a formare una famiglia dove sia più forte ciò che ci unisce di ciò che ci divide. Ti chiediamo o Padre, che questa tragedia che ha colpito la nostra comunità faccia sorgere segni di rinnovata solidarietà e fraternità tra tutte le persone che vivono in questo nostro amato territorio.”