DON ANDREA RICCIO, SIMBOLO DELLA CARITAS
Editoriale di Kairos del 10 luglio 2011
Quarant’anni fa,Il 2 luglio del 1971, Paolo VI istituiva la Caritas Italiana. Lo
stesso giorno, 10 anni prima, don Andrea Riccio, veniva ordinato sacerdote. Una
coincidenza che ha un profondo significato. Don Andrea, infatti, nel corso del
suo lungo impegno come direttore della Caritas di Capua è diventato il simbolo
di questa importante istituzione non solo per la nostra diocesi, ma anche per
tutte le diocesi della provincia. Lo ha ricordato il vescovo di Caserta, Mons.
Pietro Farina, nella S. Messa per il 50° del suo sacerdozio celebrata il 2
luglio a Curti dove oggi don Andrea opera dopo aver trascorso tanti anni nella
parrocchia Ognissanti di Capua. “Egli è stato per me e per tanti altri sacerdoti
del nostro territorio - ha detto mons. Farina - un modello di come tradurre il
Concilio nella prassi pastorale delle nostre comunità ecclesiali.” L’
istituzione della Caritas italiana rappresentò, infatti, uno dei frutti più
significativi dell’esperienza conciliare. Paolo VI volle conferire ad essa una
caratteristica particolare rispetto alle altre Caritas del mondo: non
semplicemente “un’agenzia della solidarietà”, ma anche stimolo alla Chiesa e ai
laici cattolici per “costruire una società più giusta e più accogliente”. Da 40
anni la Caritas mentre mette in fila progetti, centri di aiuto, mense, invia
cooperanti in tutto il mondo, fa fronte alle emergenze nazionali, ma svolge
anche una forte azione di denuncia e di analisi sulle cose che non vanno, sulle
guerre dimenticate e sull’economie dei Paesi poveri. Celebrare questa ricorrenza
nella nostra diocesi significa ripercorrere l’impegno di Don Andrea Riccio nel
panorama complessivo del rinnovamento conciliare di cui egli è stato uno dei
migliori interpreti. Per Kairosnews è anche il modo migliore per unirsi al
plauso generale per la sua feconda attività pastorale e rendere lode al Signore
per il dono del suo sacerdozio. Nel 1967 divenne parroco della parrocchia
Ognissanti e San Leucio in Capua. La sua azione pastorale si distinse per lo
svecchiamento delle strutture ed il coinvolgimento dei laici. In particolare
avviò un difficile e delicato rinnovamento delle tradizioni popolari per
ricondurle alla più genuina dimensione evangelica. Rinnovò anche la liturgia e
la catechesi richiamando i fedeli a maggiore autenticità e impegno nei cammini
formativi e nell’attualizzazione della parola di Dio. Molte persone di Capua,
anche di altre parrocchie, partecipavano alle Messe di don Andrea proprio per la
sua capacità di rendere vivo il Vangelo ed applicarlo ai problemi sociali della
città e del mondo. Nonostante le difficoltà e le incomprensioni che tali scelte
comportarono, alla sua partenza lasciò in parrocchia un folto gruppo di laici
impegnati, un nuovo Centro sociale avviato, un’antica chiesa adibita a teatro ed
anche una cospicua somma di denaro. Chi lavora inseguendo un idea o un progetto
non sempre riscuote la simpatia della gente, ma raccoglie molto frutto. Questo è
il destino di tutti i profeti ed è stato quello di Don Andrea anche nel lungo
impegno di direttore della Caritas diocesana. Egli era temuto da tutti: dagli
obiettori di coscienza in servizio civile che cercavano sempre di scansare i
molteplici e fantasiosi impegni da lui richiesti, dai politici e dagli uffici
pubblici, che spesso si trovavano tra i piedi questo amabile “rompiscatole” che
ne sapeva sempre una più del diavolo, dai sacerdoti e dagli uffici di curia ai
quali aveva sempre qualcosa da chiedere o “farsi imprestare”. Tuttavia col suo
stile di povero e tenace “questuante” alla fine riusciva sempre ad ottenere
quello che voleva. La sua arma vincente era la purezza delle intenzioni e la
chiarezza degli obiettivi. Con lui la Caritas ha realizzato cose meravigliose ed
è stata il segno visibile di una Chiesa immagine di Cristo che sa stare di
fronte ai potenti ed agli ultimi con la stessa audacia dell’amore e umiltà della
verità.