IL PAPA A GENOVA

“ORGOGLIO LAICO”? NO, GRAZIE!

17-05-2008

Oggi il Papa visita Genova: la città famosa per il suo porto, per i suoi artisti, per il G8. Ad attenderlo, però, non vi è  una comunità pronta solo a fare festa, ma anche ansiosa di ascoltare e capire: ascoltare il pensiero forte e la parola dolce di questo profeta disarmato e capire cosa sta succedendo a questa nostra società che ogni giorno è protagonista di fatti terribili che sembrano non avere spiegazioni. Si, perché questo papa non parla solo al cuore, a volte troppo incline al sentimentalismo passeggero, ma parla alle menti ed alla coscienza dell’uomo moderno per scuoterlo ed ammonirlo. Ad attendere il papa vi sono, per contestarlo, anche i soliti gruppi del cosiddetto "orgoglio laico" . Ma contestare che cosa? Perché anche loro non sentono il bisogno di fermarsi un po’, con umiltà, per capire, riflettere e interrogarsi sui guasti di un mondo che non ha regole, dove tre ragazzini ammazzano una loro coetanea dopo aver sfamato le loro insaziabili brame sessuali. Un mondo dove dalla sera alla mattina si sfollano i campi dei rom e si proclama tra risate e sberleffi la caccia al clandestino, dove non si va a scuola per imparare ma per difendersi dal bullismo e dalle seduzioni della droga propinata ad ogni angolo. Un mondo dove la camorra ammazza e comanda tutto coprendoci di immondizie e non lasciandoci più nemmeno l’aria per respirare. Ma quale orgoglio laico? Non è forse più urgente recuperare l’orgoglio di valori etici e religiosi che danno senso ad una vita che altrimenti sprofonda in un abisso di vuoto e di smarrimento? Di fronte all’incredibile omicidio di Niscemi l’Avvenire commenta: Forse a tanti ragazzi non viene più detto che la promiscuità regala solitudine, che il dono di se stessi è cosa buona e bella quando è completo, quando costruisce, fa crescere, sa distinguere la soddisfazione di un momento dall’appagamento della persona, in una parola sa separare il bene dal male. È stata Simone Weill a dire che l’amore più grande è quello che trascende se stessi, perché non si accontenta del proprio piacere.”

E Allora orgoglio di che?

Il mese scorso Benedetto XVI ha visitato l’ America: terzo papa che si reca nel paese che ha per simbolo la “ statua della Libertà “. Benedetto XVI è l’ alfiere più autorevole di questo valore irrinunciabile su cui si fondano le moderne democrazie a dispetto di quanti vorrebbero vedere in lui un papa autoritario e tradizionalista. Lo dimostra l’attenzione e l’attesa che in America ha suscitato la notizia della sua visita. Lo dimostra soprattutto la passione con la quale sta cercando di dimostrare al mondo che la Fede e la ragione non sono inconciliabili, ma ancelle l’una dell’altra. L’America questo lo sa benissimo perché ha fondato la sua democrazia ed il suo sviluppo socio economico non in contrasto con la religione, ma mettendola addirittura nel preambolo della sua costituzione.

I monaci buddisti tibetani in questi giorni si battono eroicamente per l’indipendenza ( o almeno l’autonomia) del Tibet. I monaci Birmani non più di un anno fa hanno stupito il mondo per la loro rivolta non violenta contro il regime dei militari. In Turkia un prete italiano, don Andrea, è stato ucciso da un fanatico perché rappresentante del mondo libero e democratico. In Irak è iniziata la persecuzione dei Cristiani. Il papa viene additato come nemico del fondamentalismo dallo stesso Bin Laden. Ma anche senza voler andare troppo lontano basta guardare ai nostri territori martoriati dalla camorra e dal malaffare per convincersi che la religione  è sempre in prima linea nella difesa dei valori fondamentali della convivenza civile. In Sicilia Don Pino Puglisi ha pagato con la vita il suo discreto e silenzioso lavoro per sottrarre i giovani alla seduzione del potere mafioso. A pochi passi da noi Il simbolo di tanti martiri della Camorra è  ancora una volta un prete: don Peppe Diana.  A quanti, più di cento anni fa, hanno combattuto la religione come l’oppio dei popoli e a quanti ancor oggi le dichiarano guerra in nome della laicità potrebbero bastare solo alcuni di questi fatti per   convincersi che non c’è una carica rivoluzionaria più forte della religione.  La religione è una forza che agisce dall’interno delle coscienze e spinge prima di tutto alla conversione personale. Ecco perché è una forza imbattibile e irrinunciabile.