LA RIVOLUZIONE DELLA NORMALITA’
Lo sciopero della fame di Gaoussou Quattarà per i diritti degli immigrati
31-12-2009
L'articolo 5 del Testo unico sull'immigrazione prevede che "il permesso di soggiorno è rilasciato, rinnovato o convertito entro venti giorni dalla domanda". Oggi invece si deve aspettare dai sette ai quindici mesi anche solo per il rinnovo di un permesso della validità di un anno. Centinaia di migliaia di persone che lavorano, studiano, crescono i propri figli in Italia, si ritrovano così ciclicamente in una terra di nessuno, dove i diritti di residenza sono sospesi. Senza rinnovo non possono muoversi per l'Europa, hanno difficoltà a tornare nei loro paesi per incontrare le famiglie così come a svolgere tante azioni di vita quotidiana: firmare un contratto di affitto o di lavoro, prendere la patente, iscrivere all'asilo i figli.
Per questo motivo principale, Gaoussou Quattarà, immigrato della Costa D'Avorio di Roma, insieme ad altri immigrati e ad alcuni esponenti del partito radicale, è in sciopero della fame dal 13 dicembre. Un’azione non violenta per chiedere semplicemente l’applicazione della legge. Non si tratta della solita rivendicazione per avere il permesso di soggiorno o altra richiesta che pretende il cambiamento di una norma vigente, per quanto ingiusta. Troppo spesso, infatti, le proteste degli immigrati, talvolta guidati e sospinti da forze politiche, hanno un carattere più simbolico e ideologico che pratico tale da ricacciare la manifestazione nei soliti ghetti dell’estremismo. Lo sciopero guidato da Quattarà si fa portavoce invece dell’unica istanza veramente rivoluzionaria nel nostro paese: quella del possibile e della legalità. Niente sembra più scandaloso infatti che chiedere l’esatta applicazione delle nostre leggi. In altre occasioni abbiamo osservato come l’unico modo per mostrare la ingiustizia e inopportunità di alcune norme sia proprio quello di portarle alla loro esatta applicazione. Tanto è ancora più vero nel campo dell’immigrazione dove la mediazione tra legale e reale è l’unico modo per tenere in piedi un sistema di evidenti ipocrisie. Lo dimostrano le ricorrenti sanatorie e l’inefficacia pratica delle espulsioni o del reato di clandestinità ostentati come panacea di tutti i mali, ma praticamente inattuati e inattuabili. Se invece di impegnarsi tanto sul fronte estremo della richiesta di permessi di soggiorno per tutti ci si concentrasse un pò di più sulla richiesta di applicazione corretta di tutti i punti della legge avremmo sicuramente tutti un maggiore vantaggio, moderati ed estremisti. I primi vedrebbero applicate finalmente tante norme buone come quella che rivendica Quattarà, che pure sono presenti nella legge attuale, i secondi potrebbero dimostrare con i fatti l’assurdità di un sistema repressivo e xenofobo che porterebbe tribunali, carceri e imprese al collasso. Troppo spesso invece, maggioranze ed opposizioni sono involontariamente dalla stessa parte nel sostenere un sistema di compromessi e di zone grigie che serve a garantire la sopravvivenza del sistema. Tutto questo è particolarmente vero nel nostro territorio fatto di un intelligente equilibrio di pesi e contrappesi dove alla illegalità normale, quotidianamente tollerata, si contrappone una legalità eccezionale fatta di esercito in campo e rapsodiche retate purificatorie. Nulla di più impossibile è pretendere che si instauri invece una normale legalità quotidiana. La protesta civile, pacifica e coraggiosa di Quattarà si muove in questa direzione e può divenire un esempio per le nostre organizzazioni italiane e straniere locali. Ci auguriamo che il 2010 sia per tutti noi l’anno di questa semplice e decisiva rivoluzione.