Ban: «Intervenire immediatamente»
DA PARIGI
DANIELE ZAPPALÀ
L a comunità internazionale cerca un piano contro la drammatica crisi dei
prezzi dei cereali. Lunedì e martedì tutte le agenzie dell’Onu si
ritroveranno a Berna per una riunione di crisi a porte chiuse. Ci sarà anche il
presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick, che ha appena promosso l’idea
di destinare a progetti urgenti di sviluppo in Africa una parte delle risorse
finanziarie dei «fondi sovrani» dei principali esportatori di greggio.
Ieri il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha lanciato un nuovo appello
per «un’azione immediata in modo concertato». Di passaggio a Vienna, Ban non ha
esitato a definire la situazione in corso come un’«autentica crisi globale»,
confermando anche i più tristi pronostici in circolazione sulle decine di
milioni di nuovi poveri del Sud sull’orlo dell’abisso.
Per il capo dell’Onu, la comunità internazionale deve riunirsi al completo e
«gettare urgentemente le basi per migliorare il sistema economico, quello di
distribuzione degli alimenti, nonché promuovere nuovi metodi e tecnologie per
incrementare la produzione agricola ». Ma intanto, è già corsa contro il
tempo. Soprattutto ad Haiti, ha spiegato Ban. Occorrono subito 485 milioni di
euro di aiuti supplementari.
A intervenire nel cupo dibattito in corso è stato ieri anche il direttore
della Fao Jacques Diouf, che ha suggerito una pista per ridare ossigeno
all’agricoltura in ginocchio di tanti Paesi del Sud del mondo: concedere
sovvenzioni internazionali pari a quelle che ad esempio l’Ue e gli Usa
accordano da anni ai propri agricoltori. «Occorre creare condizioni uguali per
tutti», ha sostenuto l’alto diplomatico originario del Senegal, uno dei Paesi
africani importatori di cereali oggi ridotto in una morsa dalla vertiginosa
scalata delle quotazioni di riso, frumento, mais e altri prodotti.
Le sovvenzioni alle agricolture dei Paesi ricchi rappresentano un annoso
pomo della discordia del commercio internazionale e finora molti esponenti
africani avevano chiesto la soppressione degli aiuti nel Nord in nome di una
«concorrenza leale» con le produzioni dei Paesi poveri. Adesso, di fronte
allo spettro di carestie a catena, Diouf suggerisce che è più logico
riequilibrare la situazione con aiuti per tutti.
Diouf ha inoltre messo in guardia contro il rischio che i rincari degenerino
in guerre civili: «All’interno di certi Paesi – ha detto a France 24
– se non si prendono tutte le misure necessarie, c’è il rischio di avere degli
scontri». Interrogato sull’idea di un fondo mondiale contro la fame, sul modello
di quello contro l’Aids, Diouf ha detto che «è una buona idea da studiare», a
condizione che si traduca in risorse addizionali.
Intanto, i due grossisti statunitensi Sam’s Club e Costco obbligano ormai i
propri clienti a un acquisto massimo di 80 libbre di riso a persona (una
quarantina scarsa di chilogrammi). Si tratta di una misura «temporanea di
precauzione» per porre un freno alle corse selvagge all’accaparramento. Le
autorità americane, per ora, escludono qualsiasi rischio di rarefazione.
Sempre negli Usa si moltiplicano gli appelli al premio Nobel per la pace Al
Gore perché prenda le distanze dalle campagne che promuovono l’uso di
biocarburanti. «Per fare cento litri di etanolo servono due quintali di mais:
abbastanza per tenere in vita una persona adulta per un anno», ha proclamato
Benjamin Senauer, un economista, che ha chiesto a Gore di prendere le distanze
dalle strategie antieffetto serra a base di benzina «verde».