Denuncia Radicali: trattato Italia-Libia,
salta la Nato
Il deputato Mecacci: a Gheddafi un vero e proprio assegno in bianco da 5
miliardi di dollari, circa 200 milioni di euro all'anno per 20 anni".
E Furio Colombo denuncia "l'accordo militare" che impegna a non usare le basi contro il governo libico
ROMA - "Un vero e proprio assegno in bianco da 5 miliardi di dollari, circa 200
milioni di euro all'anno per 20 anni, consegnato ad un regime che usa l'arma
dell'immigrazione clandestina per ricattare il nostro paese e che non fornisce
alcuna garanzia di rispetto delle norme internazionali in materia di diritto
d'asilo e immigrazione". Matteo Mecacci, membro della delegazione radicale nel
Pd e della commissione Esteri della Camera, attacca il 'trattato di amicizia'
tra Italia e Libia che proprio oggi è approdato in aula per la discussione
generale. In una conferenza stampa a Montecitorio, il parlamentare dei radicali,
insieme a Sergio D'Elia (segretario di Nessuno Tocchi Caino) e Furio Colombo, ha
denunciato "l'accordo militare" che, al di fuori delle regole internazionali, dà
legittimità "ad uno dei regimi più illiberali e sanguinari del mondo".
Perchè Trattato militare? Perché, spiega Mecacci, "impegna l'Italia a non usare
basi Nato per eventuali operazioni militari contro la Libia mettendo in
discussione, primo paese democratico e occidentale a farlo a favore del regime
di Gheddafi, gli impegni sottoscritti con il Patto Atlantico".
Secondo i radicali, che già in commissione hanno contestato il provvedimento
presentando 6 mila emendamenti, quello che doveva essere un accordo per limitare
gli sbarchi dei clandestini in Italia è diventato una necessità politica per
Gheddafi che "vuole dimostrare agli altri paesi arabi di essere protetto da
eventuali attacchi militari".
Altro dato discutibile per il partito di via di Torre Argentina è l'onere
economico: "Duecento milioni di euro l'anno quando il budget sulla cooperazione
è stato tagliato del 20% e quando la Libia, già attraverso vecchi trattati,
avrebbe dovuto contrastare l'esodo degli immigrati verso il Mediterraneo",
osserva D'Elia.
Mecacci evidenzia poi che nel patto tra Berlusconi e il rais libico non c'è
alcun impegno da parte del Colonnello, "se non un generico richiamo, verso i
crediti che gli imprenditori italiani vantano con la Libia": circa 600 milioni
di euro. In più, le operazioni congiunte tra soldati italiani e libici
avverranno "al di fuori di qualsiasi contesto normativo internazionale ma sotto
le leggi libiche". I Radicali confermano l'ostruzionismo anche in Aula e da
domani alle 14 organizzeranno un presidio in piazza a Montecitorio.
Il trattato, dice Furio Colombo, serve per "accontentare la Lega", ma "l'unico
vero trionfatore di questa vicenda non è il Berlusconi che il 30 agosto scorso è
tornato dalla Libia, ma Gheddafi che incassa 200 milioni di euro l'anno nel
momento peggiore dell'economia mondiale". Il deputato del Pd definisce
"agghiacciante" le parti dell'accordo che stabiliscono "il pattugliamento dei
soldati libici e italiani lungo il confine tra Libia e Ciad" mentre "nel
frattempo le motovedette che paghiamo con i nostri soldi potranno prendere a
cannonate i barconi degli immigrati" per attuare "finalmente l'ideale di
Borghezio: quello di affondare gli extracomunitari".
L'ex direttore dell'Unità poi si aggancia a un tema di particolare attualità: il
sostegno e la difesa di Israele. "Noi paghiamo 5 miliardi di dollari come
risarcimento per fatti compiuti dall'Italia nel 1911 però ci dimentichiamo che
la Libia è uno dei paesi in cui sono avvenuti dei veri e propri pogrom contro
gli ebrei. Dal '46 al '48, con la seconda guerra mondiale già conclusa, vennero
uccisi per le strade di Tripoli tantissimi ebrei-italiani". In più, insiste
Colombo, "noi facciamo un accordo militare" con Gheddafi che neanche venti
giorni fa "definiva codardi i paesi arabi che non reagiscono a Israele". Lo
stesso Gheddafi, ricorda ancora, aveva messo in piedi un reclutamento di soldati
da mandare in Palestina. "Questo- sottolinea- è il nostro partner militare", con
buona pace di tutto il centrodestra che giorni fa era in piazza a sostenere
Israele e che "compatto voterà in aula a favore del trattato".
19 gennaio 2009