ROMA. I politici che hanno speculato sulle paure della gente e i telegiornali che hanno spettacolarizzato la violenza e l’indifferenza contro accattoni, mendicanti, poveri, hanno dimostrato di essere spietati. È questo il severo atto d’accusa del direttore della Caritas italiana, monsignor Vittorio Nozza, contenuto nell’editoriale del numero di settembre di «Italia Caritas» mensile dell’organizzazione ecclesiale italiana. «È tempo di ricordare - scrive tra l’altro mons.
Nozza - che un uomo, per quanto lacero, vale più del decoro di un marciapiede». «La battaglia messa in atto in alcune città d’Italia - afferma il direttore della Caritas - per sanzionare l’elemosina, l’accattonaggio, il lavaggio dei vetri, è stata accolta da una sorta di consenso silenzioso, come se fosse diventato all’improvviso normale interdire ai poveri città che possono essere un patrimonio dell’umanità , mentre lo sono solo di quella parte che se lo può permettere». «Tutto ciò - prosegue il testo - nella piena soddisfazione di amministratori, turisti, albergatori, commercianti, cittadini benpensanti». E ancora – si legge nell’articolo dal significativo titolo «Allontanare i poveri, sopruso che conviene a molti» – «Non stupisce che si tenti di nascondere agli occhi del Paese realtà e vicende di vita che non piacciono, ma che continuano ad esistere». «Ma a colpire di più – è l’ulteriore j’accuse di monsignor Nozza – è stato il carosello di cittadini interpellati dalle tv, che senza imbarazzo parevano unanimi nel bollare i mendicanti come un 'fastidio', quasi fosse un termine neutrale o del galateo, e non contenesse invece una sottile, perversa e inconfessabile carica di violenza». Perchè, spiega il direttore della Caritas italiana, «sotto quegli stracci di vestiti ci sono persone che valgono più dei marciapiedi o del giusto decoro delle città». Quindi, per Nozza «intristisce che il mondo politico, per mitigare le frustrazioni di un popolo che vede riflesse nei poveri le proprie paure, predichi il federalismo e pratichi un’autosufficienza, che combinandosi con la crisi economica, ci rende tutti più sbrigativi, superficiali, spietati.
Stupisce anche l’enfasi con cui tali decisioni sono cucinate e servite agli italiani dai telegiornali».