Alcune libere considerazioni del direttore di fronte alle tante incomprensioni ed inesattezze sul Centro
SEMPRE LA SOLITA STORIA
Ad ogni nuova emergenza immigrazione torna alla ribalta il Centro Fernandes, con o senza motivo.
Tutto fa brodo purchè si riesca a parlar male di una istituzione che da 10 anni
opera per il bene di Castel Volturno, quasi sempre in solitudine.
Molta strada è stata fatta dal Centro Fernandes dal giorno
della sua inaugurazione, il 9 marzo del 1996. Un giorno memorabile per Castel
Volturno. Il comune rivierasco da terra di abusivismo e di accoglienza selvaggia
diventava un modello da imitare per guidare i flussi immigratori, per sottrarli
alla clandestinità, per offrire strumenti qualificati di integrazione sociale.
Non è un caso che proprio dal Centro Fernandes è partita nel 2003 la denuncia di
una improwisa ondata di nuovi arrivi di immigrati afticani. Un tempo tale fiume
umano si sarebbe nascosto sotto terra in mille rivoli carsici per poi riemergere
nelle forme di degrado. e di intolleranza che ben conosciamo. Oggi questo non
sarebbe più possibile perché il Centro è divenuto un osservatorio privilegiato,
un punto di riferimento imprescindibile per monitorare e condurre nell'alveo
della legalità e della corretta convivenza civile il complesso fenomeno
dell'immigrazione. Un fenomeno per oltre trent' anni lasciato esclusivamente al
gioco perverso della domanda e offerta di lavoro nero, di case abusive, di
traffico di esseri umani. Questo perverso meccanismo aveva ridotto il territorio
di Castel Volturno a "terra di conquista" per ogni forma di illegalità di cui la
più evidente ma anche la meno pericolosa e vulnerabile è stata quella
dell'immigrazione clandestina. Non bisogna dimenticare che prima del Centro
Femandes, cioè sul finire degli 80 e all'inizio dei 90, il territorio di Castel
Volturno era diventato veramente come uno dei sobborghi inumani delle grandi
metropoli sudamericane. Vi erano vergognosi ghetti con centinaia di persone
ammassate, senza servizi igienici, senza assistenza sanitaria. Oggi il Centro
Femandes, unica realtà di accoglienza sul territorio, accoglie non più di 25
immigrati ai quali è in grado di offiire una serie di servizi che in termini
turistici potremmo definire a "tre stelle": pensione completa, sceening
sanitario, corsi di lingua italiana, ufficio di orientamento legale e
lavorativo.
Non è un caso, dunque, che ogni volta di fronte alle emergenze legate
all'immigrazione ritorni alla ribalta il Centro Femandes quale unico anello di
congiunzione fra la disperazione degli italiani residenti e quella della
maggioranza indifesa e abbandonata degli immigrati onesti e lavoratori. La
disperazione degli uni e degli altri porta inevitabilmente ad eccessi ed errori.
Ma almeno oggi esiste un punto di riferimento sicuro. Un interlocutore
affidabile a cui poter almeno indirizzare uno sfogo, per quanto inconsulto. E'
il difficile destino di chi opera bene, di chi si impegna per rimuovere le
ingiustizie, di chi si "sporca le mani" con passione senza fermarsi ai facili
proclami, o alle denunce sterili e piene di odio. E' lo stesso destino che gli
uomini hanno sempre riservato ai veri profeti, condannati a morte e perseguitati
per portare la giustizia e la pace per tutti.
E' il destino del figlio di Dio venuto tra gli uomini per salvarli e trattato
come un misero malfattore, deriso, torturato e messo a morte. Eppure non una
parola di odio, non una di condanna dalla sua bocca arsa dalla sete. Il grande
esempio di Cristo è la forza di tutti gli uomini di buona volontà e di tutti gli
operatori di pace.
Risorgerà la speranza, risorgerà Castel Volturno. Tornerà a splendere il sole su
questa fertilissima terra di accoglienza e di bellezza.