Castelvolturno tra solidarietà e repressione di Mario Luise del 1 ottobre 2010

Poiché sono stato sindaco di Castelvolturno, non posso scrivere dei problemi legati all’immigrazione come un osservatore esterno e occultare la mia esperienza in merito. Spero che serva al dibattito in atto oggi. Dirò, allora - senza volere essere un esempio - che ho affrontato anch’io il problema degli extracomunitari, ma sempre con l’animo in tumulto. Ho cercato, ogni volta, di salvaguardare sia i diritti dei cittadini residenti, che la solidarietà umana. Alla quale non avrei mai rinunciato.
Ho fatto, per quanto possibile, del mio meglio, pur sapendo che il mio era il ruolo di un sindaco e non del capo delle forze dell’ordine. Ma soprattutto ero, come sono, anche consapevole che il territorio è stato da sempre un approdo ideale per gli extracomunitari, e che naturalmente si offriva al ricovero e alla clandestinità. Dove altro avrebbero potuto trovare tante case a disposizione? C’era - e c’è - in questo, una nostra grande responsabilità.
La presenza, poi, sul litorale, di residenti provenienti da più parti (hinterland napoletano, agro aversano, ecc…), espressione di varia cultura, rendeva più difficile un comune sentire. Anche perché molti erano di estrazione sociale disagiata, complicata, piena di rabbia antica da scaricare. Lo Stato, allora come oggi, non aveva una politica chiara sull’immigrazione: non c’erano controlli sui flussi, scambi, né accordi internazionali. Al contrario, si palesava - come ancora oggi accade - una evidente doppiezza, in virtù della quale si chiudeva un occhio, per fornire manodopera a basso prezzo alle industrie, ai cantieri, ai piccoli operatori e ai singoli cittadini. Ma senza preoccuparsi degli aspetti sociali, degli alloggi, dell’impatto con le popolazioni, del numero che andava indiscriminatamente a stabilirsi in una località.
In questo modo le intemperanze e gli scontri sviluppatisi nelle varie località del sud, ancorchè variamente motivati, potevano - e possono - essere duri e cruenti, e ripetersi all’infinito, ma non trovano soluzioni, se al Governo non c’è una linea chiara.
E’ noto che agli inizi i neri erano ricercatissimi nei nostri cantieri edili. La crisi del settore li disperse in altre attività. Lo spaccio della droga e la prostituzione assorbì i più diseredati, e la camorra li sfruttò senza controllo, fino a quando non fu costretta a scendere a patti con le loro organizzazioni mafiose. Storia nota e già raccontata da me stesso, e che giova ripetere ai giovani.
Con tutte queste premesse, occorreva - e occorre - avere equilibrio, favorire il dialogo al posto dello scontro, in attesa di una normativa equilibrata. Rispetto ad intemperanze spesso legate unicamente al colore della pelle, per me bisognava allontanare dal paese il sospetto di una cultura razzista. E ne avevo ragione. Infatti già nel consiglio comunale il centrodestra - l’attuale sindaco allora era all’opposizione - recuperando una linea maturata negli anni ottanta, proponeva una serie di iniziative risolutive per scoraggiare la presenza dei neri: roba da Ku klux klan, o peggio. Su queste proposte, c’erano scontri continui: da una parte il centrodestra, dall’altra la sinistra con alcuni democristiani.
Tutto è registrato agli atti, ma ricordo vivamente i nomi dei proponenti. I quali, credo, se ne facciano anche un vanto. Perché ancora oggi c’è, nello schieramento di centrodestra, chi può vantare una lunga storia di incitamento alla violenza. Non a caso molte persone sono state già processate e condannate per odio razziale, reato ipotizzato per la prima volta per cittadini di Castelvolturno. Anni novanta: cortei deliranti, macchine bruciate, raid notturni, pestaggi, morti…
La maggioranza degli extracomunitari - ho sempre avuto contatti con i loro rappresentanti - mi chiedeva di essere salvaguardata dai criminali annidati fra di loro, per non essere tutti qualificati come delinquenti e per non offrire alibi ai loro persecutori.
Nel difficile equilibrio tra solidarietà e repressione, mi toccò di murare tutte le aperture di un grande edificio (Fondazione Bianchi); di murare il ristorante Galeone, di sgomberare e murare un intero parco, nei pressi del Villaggio del sole; di murare numerose ville in Ischitella, Destra Volturno, Pescopagano...dove si nascondevano drogati e spacciatori. Esperienza unica in Italia. Ma fu possibile anche istituire presidi di legalità e assistenza per adulti e bambini.
Ebbi il sostegno del Ministero, delle organizzazioni umanitarie nazionali e locali, ma - di contrasto - un violento e duraturo attacco da parte del centrodestra (Forza Italia e AN), che così si preparava alle elezioni. Infatti la strumentalizzazione politica degli extracomunitari rendeva molto.
Alla fine del 1997 il numero di 15.000 si ridusse a 3.000 e le cose migliorarono. Ma dovetti fronteggiare le lamentele dei commercianti che si videro ridotti i clienti. A distanza di anni, non ho alcuna remora a dire che ho sempre una pena nel cuore per le scene di violenza e di degrado umano alle quali ho assistito durante gli sgomberi. Poi fu eletto il centrodestra, e le cose peggiorarono. Così come sono oggi, con le stesse persone.
Un’amministrazione deve avere nel programma la gestione di un fenomeno di così alte dimensioni. Ma non può pensare di fare una lotta senza quartiere e di contravvenire ai principi della nostra Carta Costituzionale, che salvaguardano la dignità delle persone, di qualsiasi razza, cultura e religione. Un sindaco giura su questo! Perciò non si può vietare una stele con traballanti motivazioni e additare le varie associazioni del settore come speculatori immondi.
Non si può, soprattutto, utilizzare l’Ente come strumento offensivo contro il diverso, incuranti dell’odio e della violenza che esso può legittimare, proprio perché proviene dall’autorità del comune. E non si possono assumere comportamenti che, solo come ipotesi, rischiano di mettere in pericolo la sicurezza e l’ordine pubblico. Una Procura attenta come nel passato, e le autorità competenti, non possono essere estranei a quanto sta accadendo a Castelvolturno. Anche se con la improvvida copertura del Consiglio comunale.
Il paese sta vivendo un periodo difficile per problemi interni, per una forte pressione della camorra, e per i riflessi della congiuntura economica nazionale. Ed è pure vero che non si può ospitare un numero imprecisato di extracomunitari, senza poterli minimamente controllare. Allora che si fa? Si semina odio e si minaccia un’altra Rosarno? Diciamo pure: un’altra Castelvolturno? Un conto è ricercare i mezzi idonei a governare il fenomeno (problema tra i tanti problemi!), un altro è illudere la gente che sia questa la strada per il nostro ordinato sviluppo. E poiché così non è, appare evidente come tutto sia finalizzato a distrarre l’opinione pubblica dai tanti problemi politici. E anche da situazioni personali irrisolte e inaccettabili.
Nella cattiva politica è sempre la mistificazione che si fa strada al posto della verità.
Sicché i neri, che nelle seconde case - che non hanno voluto loro - hanno trovato un provvisorio e oneroso ricovero - sono la fonte di tutti i mali. Anche di chi evade le tasse. E così - con un artificio illogico - vengono indicati addirittura come causa anche di tanti problemi pregressi, con i quali, ovviamente, non hanno nessun legame (carenza di Pianificazione, problemi demaniali, inquinamento del mare, del fiume, del lago, delle acque di falda, erosione, abusivismo edilizio e commerciale, emergenza rifiuti, malasanità…).
Su questo fronte, è silenzio assoluto e la gente pensa ad altro. Tutto va addebitato ad un indistinto passato, che non passa mai. A favore del nuovo, che nemmeno avanza.
Non è vero che l’amministrazione rappresenti l’intero paese, non è stato mai così. Allora, è necessario che tutte le persone realmente democratiche e dissenzienti da questa ingiusta e unica rappresentazione della nostra comunità e della nostra cultura, si dissocino, facciano sentire in tutte le sedi - anche giudiziarie - la loro voce. Perché si sappia che a Castelvolturno non è morta né la solidarietà né la volontà di risolvere i problemi - a partire da quelli dell’immigrazione - nel rispetto delle regole e senza odio. E che un Comune della Repubblica non può diventare il megafono della violenza.
Mario Luise
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 Il sindaco Scalzone risponde all'ex sindaco Luise del 4 ottobre 2010

Ancora non si perde occasione per buttare fango ed acredine nel dibattito politico (che politico non è), le dichiarazioni dell'ex sindaco mi lasciano esterrefatto, sembrano di un uomo vinto dall'odio che prova per la sua città che gli ha dato i natali ma che è stata avara per la sua gloria. Un'altra occasione per offenderla ed autocelebrarsi calpestando la politica, le persone e soprattutto la verità che non sempre corrisponde a ciò che pensiamo.
Ricordo quando, dai banchi dell'opposizione, contestavo democraticamente e nel rispetto dei ruoli le sue scelte da me non condivise e non condivise dalla stragrande maggioranza dei castellani, per tutta risposta mi rispondeva che cavalcavo la tigre, come se voler risolvere il problema dell'immigrazione, era un problema da cavalcare e non da affrontare e risolvere nel rispetto della legge. Forse ancora una volta vuole giustificare il suo fallimento, durante la sua gestione approvò lo strumento urbanistico "Perimetro Urbano" all'interno del quale era possibile edificare, inserì in questa perimetrazione l'area golenare della foce destra del Volturno, un'area assolutamente inedificabile che serve per le esondazioni del fiume. Quelli erano gli anni settanta quando si gridava "al lupo al lupo" che costruiva il Villaggio Coppola e le "pecore" se le mangiavano in destra Volturno, anche la sua famiglia ha avuto interessi in quella zona. E' stato colui che ha seminato l'odio sociale: Centro Storico contro la Domitiana ed il Villaggio Coppola per convenienza politica ed elettorale, proprio lui parla di integrazione. Lui ha foraggiato una certo razzismo addirittura tra italiani ed addirittura tra i suoi stessi compagni di partito, se non erano del centro storico erano compagni forestieri.
Per anni ha combattuto la DC e con essa ha spartito, svendendo il territorio, 70 miseri posti di lavoro. E' lui che durante il mandato '93 - 97 fu mandato a casa da alcuni consiglieri della sua maggioranza proprio sul piano regolatore che non era condiviso, e per rimanere in sella si alleò con quella democrazia cristiana che, parole sue, aveva trasformato Castel Volturno in Castel di Principe o in Casal Volturno e che durante la campagna elettorale era stata sua avversaria. Quella stessa parte politica che ha sostenuto Nuzzo facendo l'ammucchiata per sconfiggere il sottoscritto nel 2005. Durante la sua gestione si è realizzato il centro di prima accoglienza, ha affidato in comodato d'uso gratuito al sig. Angelo Luciano, precedentemente occupatore abusivo del demanio pubblico, il centro a Mazzafarro per realizzare un centro di accoglienza per minori. Ha svolto una politica dell'accoglienza e della tolleranza che ha prodotto questo risultato. La sua politica fallimentare non è stata apprezzata dagli stessi cittadini che lo avevano eletto sindaco. Questi stessi elettori sono buoni per loro e quando votano altri a causa dei loro fallimenti, non sono più buoni.
Dopo il suo mandato, caratterizzato da dimissioni, ricorsi, gestione di discariche, in una zona dove l'allevamento bufalino era l'economia predominante, in località Mazzafarro, voleva realizzare il più grande impianto di rottamazione della Campania, un impianto di rottamazione regionale su 150.000 mq., un vero scandalo che bloccai subito dopo che fui eletto nel 1997. Negli anni settanta a Castel Volturno ci scappò il morto proprio perché era la stessa politica d'odio che si foraggiava, in paese si dice che fu proprio lui a far succedere quel grave fatto di sangue, naturale sbocco di quel tipo di semina. Anche lui cerca di confondere le idee, non sto alimentando l'odio, caso mai sono alcune dichiarazioni dei suoi compagni di cordata, dai centri sociali e da coloro che per anni esistono perchè esiste questa Castel Volturno, al contrario di lui che le leggi sono optional, mi sono esposto e mi esporrò per salvare questa città dall'imbarbarimento e dalla illegalità che l'ha fatta diventare un'icona in Europa. Chiedere che le leggi siano rispettate è un diritto di ogni cittadino e soprattutto del primo, il resto è demagogia ed odio.
Luise Mario dovrebbe prima di tutto chiedersi se quelle cose che ha scritto sono minimamente condivise dalla sua famiglia che vive qui a Castel Volturno e non a Caserta come lui e soprattutto chiederlo al suo nipote maggiore Sergio, uno dei miei migliori e maggiori sostenitori.
Antonio Scalzone

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IMMIGRATI: LA VIA DELLA CONCERTAZIONE: replica di Mario Luise del 6 ottobre 2010

La delirante replica di Scalzone alla mia analisi socio-poltica sul fenomeno dell’immigrazione a Castelvolturno, è il tentativo di coinvolgermi in una polemica personale, perché di politico non ha niente. E’ evidente che il dibattito delle idee e il confronto di posizioni dissenzienti, sono aspetti dialettici a lui sconosciuti.
Il sindaco non ha saputo cogliere l’occasione che gli si offriva di fare una ragionata riflessione sulle opposte valutazioni, e si è lasciato - come sempre - trascinare da una smaniosa e infantile polemica contro di me che, per diffamazione, calunnie e falsità, sfiora il ridicolo. Non è la prima volta che fa questo: probabilmente l’ esperienza di governo locale da me vissuta, gli risulta un termine di paragone che lo schiaccia e lo ossessiona. Così facendo, però, ha voluto confermare le distanze che ci dividono, e che lo vedono sempre più regredire. Per questi motivi ritengo chiuso l’argomento con lui.
Ma chi avesse motivo di fare controlli seri sulle mie gestioni - in tanti anni ho sempre dovuto rendere conto: me lo posso consentire! - può attingere agli atti comunali, oppure rivolgersi a fonti autorevoli della cultura e della politica, che hanno ben storicizzato una inedita esperienza. A cominciare dalla Rivolta Popolare del ’69, svillaneggiata con impareggiabile cecità culturale.
E, per quanto riguarda me, può andare anche in Procura…
E con questo, basta! Passiamo alle questioni serie.

Il problema che avevo introdotto, dunque, è relativo ai due aspetti fondamentali del fenomeno immigrazione: solidarietà e repressione. Quale dei due è il sistema migliore per ottenere un risultato serio e duraturo? Ho già espresso valutazioni su entrambi nel precedente articolo. Ora mi sembra il caso di aggiungere che, dato il carattere sopranazionale del problema, Castelvolturno rischia di rimanere isolato con le sue posizioni estreme e disperanti, e di non avere il consenso necessario per risolverlo adeguatamente. E di non risolverlo per colpa dell’amministrazione.
Si dà il caso che lo stesso centrodestra nazionale, non abbia le posizioni oltranziste di una volta. Nemmeno più la Lega! Non resta che Forza Nuova che cerca di speculare sui problemi seri dei cittadini allo scopo di fare qualche tessera. Già l’opinione pubblica, a tutti i livelli, ha espresso un inappellabile giudizio su tante improvvide iniziative e dichiarazioni dell’amministrazione. Adesso si rischia di rimanere soli e di essere sommersi dallo scherno nazionale.
Quando nel precedente intervento ho richiamato le mie modeste esperienze, ho posto in evidenza che i risultati ottenuti, non furono solo merito della mia amministrazione, ma di una sinergia dal basso verso l’alto, che mobilitava il governo, il ministero, la prefettura, le forze dell’ordine, la chiesa, le associazioni di volontariato civili e religiose. Tutti uniti tutti con gli stessi obiettivi condivisi. Allora si faceva così anche per i progetti di sviluppo.
Ricordo di quando gli organizzatori del dissenso locale - nonostante gli evidenti risultati - sfilavano sulla Domiziana con un grande striscione: VIA NOGARO VIA LUISE. Non ero, come si vede, assolutamente solo, e il vescovo Nogaro si prodigò al massimo per fare opera di apostolato e per dare concretamente una mano. Attualmente anche il vescovo Schettino sta facendo altrettanto.
Può sembrare una esagerazione - quando si danno i numeri il rischio si corre! - ma fu anche grazie alla Chiesa se molti immigrati si trasferirono a Caserta, in varie località della provincia, e verso il Trentino, che offriva più lavoro stabile. Il numero si ridusse a poche migliaia. Questa politica non si tradusse, però, in consenso elettorale. Si sa che il riordino dei problemi sociali, e lo stesso recupero della legalità, alienano il consenso elettorale. Ma si deve fare!
Siamo tutti d’accordo, allora, che il problema va risolto. Ma, a chi conviene questo isolamento in cui siamo stati catapultati? La mia opinione è che, ancora una volta, occorre aggregare tutte le forze responsabili, senza disprezzo e disdegno per nessuno, perché solo con la concertazione può essere raggiunto un risultato soddisfacente per Castelvolturno.
Voglio anche ribadire che le proprie opinioni vanno sempre espresse e portate all’esterno, senza timore alcuno, perché Castelvolturno ha veramente le energie e l’equilibrio per riprendere quota. Me lo confermano le adesioni che ricevo da organizzazioni e associazioni provinciali e locali, dalla stampa, e da privati cittadini, ad un dibattito che era rimasto sommerso.
Mario Luise