Prostituzione, dopo il blitz la rabbia:
"Quella foto è una vergogna"
L'immagine, scattata all'interno del comando della polizia
municipale dopo l'ultima retata, scatena l'indignazione dei lettori
e delle organizzazioni di volontariato. Carla Corso, leader storica
delle prostitute, si scaglia contro i sindaci sceriffi
di Stefania Parmeggiani
Arrabbiata, spaventata e infine esausta. Rannicchiata a terra, mezza
nuda, con il corpo sporco di polvere sul pavimento di una cella di
sicurezza. La ragazza nigeriana fermata durante l'ultima retata
anti-prostituzione e fotografata al comando della polizia municipale di
Parma dopo che si era lasciata cadere a terra senza più forze, è
diventata, suo malgrado, il simbolo di una nuova "caccia alle streghe",
cominciata con la carta sulla sicurezza e proseguita con le ordinanze
(applicate o solo annunciate) dei sindaci-sceriffo.
"Che cosa ha fatto di male quella donna per essere messa in una cella?",
si chiede indignato un lettore. La risposta, provocatoria, arriva da
Carla Corso, leader storica delle prostitute: "E' una
indesiderata, un'emarginata, una donna che forse è vittima di una tratta
e che cerca di vivere o sopravvivere con il proprio corpo. E questo, in
una Italia sempre più intollerante, è diventata una colpa". La lista dei
divieti si allunga di giorno in giorno: vietato chiedere l'elemosina,
lavare i vetri, rovistare nei cassonetti… "Essere poveri sta diventando
un crimine e in questa fascia di nuovi perseguitati i più deboli sono
gli immigrati e le donne… Ci sono troppe lucciole che sono schiave e si
vendono sui marciapiedi perché minacciate da chi le ha fatte arrivare in
Italia". "Le retate anti-prostituzione – continua – servono solo a fare
impazzire le lucciole che scappano da una città all'altra o da un
quartiere all'altro in cerca di un clima più tollerante. La ragazza
fotografata chiederà mai aiuto a chi l'ha trattenuta in quella cella? Si
fiderà mai delle forze dell'ordine? Anche se è vittima della tratta non
glielo dirà e se, insieme alle sue colleghe, sarà cacciata in un cono
d'ombra ancora maggiore, ad esempio se sarà costretta a prostituirsi in
un appartamento, non incontrerà neppure volontari in grado di spiegargli
che può entrare in un percorso di protezione. I sindaci-sceriffo stanno
cavalcando il tema della prostituzione ottenendo come unico effetto
quello di criminalizzare chi avrebbe bisogno di protezione".
"Trovo vergognoso – continua Corso, riferendosi alla foto – quel corpo
abbandonato a terra in un comando di polizia municipale. Trovo
vergognoso che i nostri poliziotti, carabinieri e vigili urbani
controllino gli immigrati senza informarli dei loro diritti e che si
scambi la prostituzione per un problema di sicurezza". Informare chi è
vittima senza criminalizzarlo, è questo quanto il sindacato delle
prostitute e le organizzazioni che scendono quotidianamente in strada
per strappare le lucciole ai marciapiedi vorrebbero. A Parma come a
Verona, a Roma come a Milano.
Marco Bufo, coordinatore dell'associazione nazionale
"On the road", che dal 1990 si sta occupando di prostituzione e tratta,
si dice preoccupato del nuovo clima italiano: "Siamo scettici nei
confronti delle ordinanze dei sindaci nati sulla scia della Carta di
Parma e delle retate anti-prostituzione. Le forze dell'ordine dovrebbero
essere inviate in strada non a fare multe, ma a capire i meccanismi che
soggiacciono a certi fenomeni, dovrebbero essere preparati per leggere i
segnali, capire se di fronte hanno donne vittime dello sfruttamento o
meno. Sarebbe necessario guardare in faccia la realtà e trovare
soluzioni pragmatiche, ad esempio zone in cui la prostituzione possa
avvenire alla luce del sole, invece di alimentare o cavalcare
politicamente la percezione d'insicurezza dei cittadini".
Un lettore che si firma con il nick
Zavarollo ha una
sua soluzione, ovviamente provocatoria (
Nei commenti l'intervento
integrale, ndr): "Almeno voi, clienti di Parma, siate onesti. Voi
che siete sempre riusciti a eludere, chissà come mai, i controlli della
municipale e dei carabinieri, unitevi per aiutare le donne che stuprate.
Comprategli un appartamento collettivo. Così almeno il sindaco sarà
contento. Sotto il tappeto della malavita la polvere del degrado non si
muove. E Parma risplenderà più che mai".
L'assessore alla Sicurezza
Costantino Monteverdi, dopo
le polemiche, assicura che non c'è stata alcuna violenza: "Tutto si è
svolto secondo le procedure". La donna sarebbe stata rinchiusa nella
camera di sicurezza, che ha le pareti in gomma, per evitare che si
facesse del male. Il mattino è stata rilasciata insieme alle altre donne
controllate.
(11 agosto 2008)