Migrazioni e nuova evangelizzazione:
questo il tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI
per la
98a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che sarà celebrata domenica
15 gennaio 2012.
Cari Fratelli e Sorelle!
Annunciare Gesù Cristo unico Salvatore del mondo "costituisce la missione
essenziale della Chiesa, compito e missione che i vasti e profondi mutamenti
della - società attuale non rendono meno urgenti" (Esort. ap. Evangelii
nuntiandi,14). Anzi,oggi avvertiamo l’urgenza di promuovere, con nuova forza e
rinnovate modalità, l’opera di evangelizzazione in un mondo in cui
l’abbattimento delle frontiere e i nuovi processi di globalizzazione rendono
ancora più vicine le persone e i popoli, sia per lo sviluppo dei mezzi di
comunicazione, sia per la frequenza e la facilità con cui sono resi possibili
spostamenti di singoli e di gruppi. In questa nuova situazione dobbiamo
risvegliare in ognuno di noi l’entusiasmo e il coraggio che mossero le prime
comunità cristiane ad essere intrepide annunciatrici della novità evangelica,
facendo risuonare nel nostro cuore le parole di san Paolo: "Annunciare il
Vangelo non è per me un vanto; perché è una necessità che mi si impone: guai a
me se non annuncio il Vangelo!" (1Cor 9,16).
Il tema che ho scelto quest’anno per la Giornata Mondiale del Migrante e del
Rifugiato – "Migrazioni e nuova evangelizzazione" – nasce da questa realtà.
L’ora presente, infatti, chiama la Chiesa a compiere una nuova evangelizzazione
anche nel vasto e complesso fenomeno della mobilità umana, intensificando
l’azione missionaria sia nelle regioni di primo annuncio, sia nei Paesi di
tradizione cristiana.
Il Beato Giovanni Paolo II ci invitava a "nutrirci della Parola, per essere
«servi della Parola» nell’impegno dell’evangelizzazione ..., [in una situazione]
che si fa sempre più varia e impegnativa, nel contesto della globalizzazione e
del nuovo e mutevole intreccio di popoli e culture che la caratterizza" (Lett.
ap. Novo millennio ineunte, 40). Le migrazioni interne o internazionali,
infatti, come sbocco per la ricerca di migliori condizioni di vita o per fuggire
dalla minaccia di persecuzioni, guerre, violenza, fame e catastrofi naturali,
hanno prodotto una mescolanza di persone e di popoli senza precedenti, con
problematiche nuove non solo da un punto di vista umano, ma anche etico,
religioso e spirituale. Le attuali ed evidenti conseguenze della
secolarizzazione, l’emergere di nuovi movimenti settari, una diffusa
insensibilità nei confronti della fede cristiana, una marcata tendenza alla
frammentarietà, rendono difficile focalizzare un riferimento unificante che
incoraggi la formazione di "una sola famiglia di fratelli e sorelle in società
che si fanno sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di
varie religioni sono spinte al dialogo, perché si possa trovare una serena e
fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze", come scrivevo nel
Messaggio dello scorso anno per questa Giornata Mondiale. Il nostro tempo è
segnato da tentativi di cancellare Dio e l’insegnamento della Chiesa
dall’orizzonte della vita, mentre si fanno strada il dubbio, lo scetticismo e
l’indifferenza, che vorrebbero eliminare persino ogni visibilità sociale e
simbolica della fede cristiana.
In tale contesto, i migranti che hanno conosciuto Cristo e l’hanno accolto non
di rado sono spinti a non ritenerlo più rilevante nella propria vita, a perdere
il senso della fede, a non riconoscersi più come parte della Chiesa e spesso
conducono un’esistenza non più segnata da Cristo e dal suo Vangelo. Cresciuti in
seno a popoli marcati dalla fede cristiana, spesso emigrano verso Paesi in cui i
cristiani sono una minoranza o dove l’antica tradizione di fede non è più
convinzione personale, né confessione comunitaria, ma è ridotta ad un fatto
culturale. Qui la Chiesa è posta di fronte alla sfida di aiutare i migranti a
mantenere salda la fede, anche quando manca l’appoggio culturale che esisteva
nel Paese d’origine, individuando anche nuove strategie pastorali, come pure
metodi e linguaggi per un’accoglienza sempre vitale della Parola di Dio. In
alcuni casi si tratta di un’occasione per proclamare che in Gesù Cristo
l’umanità è resa partecipe del mistero di Dio e della sua vita di amore, viene
aperta ad un orizzonte di speranza e di pace, anche attraverso il dialogo
rispettoso e la testimonianza concreta della solidarietà, mentre in altri casi
c’è la possibilità di risvegliare la coscienza cristiana assopita, attraverso un
rinnovato annuncio della Buona Novella e una vita cristiana più coerente, in
modo da far riscoprire la bellezza dell’incontro con Cristo, che chiama il
cristiano alla santità dovunque si trovi, anche in terra straniera.
L’odierno fenomeno migratorio è anche un’opportunità provvidenziale per
l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo. Uomini e donne provenienti da
varie regioni della terra, che non hanno ancora incontrato Gesù Cristo o lo
conoscono soltanto in maniera parziale, chiedono di essere accolti in Paesi di
antica tradizione cristiana. Nei loro confronti è necessario trovare adeguate
modalità perché possano incontrare e conoscere Gesù Cristo e sperimentare il
dono inestimabile della salvezza, che per tutti è sorgente di "vita in
abbondanza" (cfr Gv 10,10); gli stessi migranti hanno un ruolo prezioso a questo
riguardo poiché possono a loro volta diventare "annunciatori della Parola di Dio
e testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo" (Esort. ap. Verbum Domini,105).
Nell’impegnativo itinerario della nuova evangelizzazione, in ambito migratorio,
assumono un ruolo decisivo gli Operatori pastorali – sacerdoti, religiosi e
laici – che si trovano a lavorare sempre più in un contesto pluralista: in
comunione con i loro Ordinari, attingendo al Magistero della Chiesa, li invito a
cercare vie di fraterna condivisione e di rispettoso annuncio, superando
contrapposizioni e nazionalismi. Da parte loro, le Chiese d’origine, quelle di
transito e quelle d’accoglienza dei flussi migratori sappiano intensificare la
loro cooperazione, a beneficio sia di chi parte sia di chi arriva e, in ogni
caso, di chi ha bisogno di incontrare sul suo cammino il volto misericordioso di
Cristo nell’accoglienza del prossimo. Per realizzare una fruttuosa pastorale di
comunione, potrà essere utile aggiornare le tradizionali strutture di attenzione
ai migranti e ai rifugiati, affiancandole a modelli che rispondano meglio alle
mutate situazioni in cui si trovano a interagire culture e popoli diversi.
I rifugiati che chiedono asilo, fuggiti da persecuzioni, violenze e situazioni
che mettono in pericolo la loro vita, hanno bisogno della nostra comprensione e
accoglienza, del rispetto della loro dignità umana e dei loro diritti, nonché
della consapevolezza dei loro doveri. La loro sofferenza invoca dai singoli
Stati e dalla comunità internazionale che vi siano atteggiamenti di mutua
accoglienza, superando timori ed evitando forme di discriminazione e che si
provveda a rendere concreta la solidarietà anche mediante adeguate strutture di
ospitalità e programmi di reinsediamento. Tutto ciò comporta un vicendevole
aiuto tra le regioni che soffrono e quelle che già da anni accolgono un gran
numero di persone in fuga e una maggiore condivisione delle responsabilità tra
gli Stati.
La stampa e gli altri mezzi di comunicazione hanno un ruolo importante nel far
conoscere, con correttezza, oggettività e onestà, la situazione di chi ha dovuto
forzatamente lasciare la propria patria e i propri affetti e desidera iniziare a
costruirsi una nuova esistenza.
Le comunità cristiane riservino particolare attenzione per i lavoratori migranti
e le loro famiglie, attraverso l’accompagnamento della preghiera, della
solidarietà e della carità cristiana; la valorizzazione di ciò che
reciprocamente arricchisce, come pure la promozione di nuove progettualità
politiche, economiche e sociali, che favoriscano il rispetto della dignità di
ogni persona umana, la tutela della famiglia, l’accesso ad una dignitosa
sistemazione, al lavoro e all’assistenza.
Sacerdoti, religiosi e religiose, laici e, soprattutto, giovani uomini e donne
siano sensibili nell’offrire sostegno a tante sorelle e fratelli che, fuggiti
dalla violenza, devono confrontarsi con nuovi stili di vita e difficoltà di
integrazione. L’annuncio della salvezza in Gesù Cristo sarà fonte di sollievo,
speranza e "gioia piena" (cfr Gv 15,11).
Desidero infine ricordare la situazione di numerosi studenti internazionali che
affrontano problemi di inserimento, difficoltà burocratiche, disagi nella
ricerca di alloggio e di strutture di accoglienza. In modo particolare le
comunità cristiane siano sensibili verso tanti ragazzi e ragazze che, proprio
per la loro giovane età, oltre alla crescita culturale, hanno bisogno di punti
di riferimento e coltivano nel loro cuore una profonda sete di verità e il
desiderio di incontrare Dio. In modo speciale, le Università di ispirazione
cristiana siano luogo di testimonianza e d’irradiazione della nuova
evangelizzazione, seriamente impegnate a contribuire, nell’ambiente accademico,
al progresso sociale, culturale e umano, oltre che a promuovere il dialogo fra
le culture, valorizzando l’apporto che possono dare gli studenti internazionali.
Questi saranno spinti a diventare essi stessi attori della nuova
evangelizzazione se incontreranno autentici testimoni del Vangelo ed esempi di
vita cristiana.
Cari amici, invochiamo l’intercessione di Maria, "Madonna del cammino", perché
l’annuncio gioioso della salvezza di Gesù Cristo porti speranza nel cuore di
coloro che, lungo le strade del mondo, si trovano in condizioni di mobilità. A
tutti assicuro la mia preghiera e imparto la Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 21 Settembre 2011