Quarantadue gli ospiti della struttura che accoglie giovani della
Sierra Leone, del Congo, dell'Algeria, dell'Albania, della Polonia, del
Ghan.a, della Tunisla, del Benln, del Senegal, tutti coinvolti ed
impegnati nel funzionamento dei servizi che il Centro mette a disposizione
non soltanto per coloro che nel Fernandes hanno trovato una vera e propria
dimora ma anche per i tanti "desaparecidos" di colore, slavi, italiani di
passaggio, ovvero, i vagabondi del terzo millennio "ciondolanti" per le
strade di Castelvolturno (e non solo), spinti nelle loro gambe e braccia
dalla sola inerzia della “sopravvivenza” Si vuole (o sarebbe più corretto
dire: si tenta) di offrire un aiuto che tenga conto del disagio sociale di
persone ormai disabituate ad essere “prese in considerazione" ed a
ricevere una parola che sia rivolta proprio a loro, chiamandoli per nome:
Enrica, Charlie , Emanuel, Cletus, Taibow Damian, Edita, Anna, Habib,
King, Alfred, James, Frank, Nicholas, Andrew, Paul, Eximo, Limbo, Victor,
Leonardo, Wladimir, Elvira, Anita. |
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Da un eccesso all'altro. Abbiamo parlato di
Anita, chiusa, introversa, "sola", ma nel Fernandes vive un ragazzo con
tanta voglia di essere presente in tutti i momenti ed in tutte le
circostanze che costituiscono la giornata degli extra-comunitari e degli
italiani al Centro Immigrati. Si tratta di Charlie, senegalese,
ex-tossicodipendente, che col canto, con la musica e con l'artigianato vuole
essere un monito per tutti: "proprio noi che subiamo questo disagio dobbiamo
cercare una soluzione: è nostro dovere. I diritti li acquisteremo
democraticamente essendo parte integrante di una società che ci ha
dimostrato di avere valori universali.... non siamo qui per rubare il pane,
non siamo degli ingrati".
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