Immigrazione e salute
La mancanza di accoglienza, con politiche sociali
inadeguate, mette a rischio la salute degli immigrati. Persone che normalmente
partono dal loro Paese in buona salute e che, quindi, si ammalano poco. Ma sono
anche «fragili», ovvero più a rischio, per le condizioni di vita e di lavoro in
cui spesso si trovano. Lo indica il progetto su «Migrazione e Salute», promosso
e finanziato dal ministero della Salute e con responsabilità scientifica e di
coordinamento dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), presentato giovedì a
Roma.
Non a caso, tra gli uomini le cause più frequenti di ricovero sono i traumi,
soprattutto per incidenti sul lavoro, mentre le immigrate che partoriscono in
Italia hanno più probabilità di ricevere in ritardo le cure rispetto alle
italiane. Ma nel nostro Paese la situazione è a macchia di leopardo. Con Regioni
come la Puglia che hanno fatto molto passi avanti nelle politiche di
accoglienza. E altre, come Calabria e Basilicata, che restano assai indietro.
Oltre a proporre una «fotografia» delle condizioni socio sanitarie degli
immigrati, Regione per Regione, il progetto punta a dare un aiuto concreto per
la messa in campo di politiche sanitarie adeguate.
«Stiamo creando uno strumento di lettura del fenomeno, basato su dati e
indicatori. E questo ci permetterà di monitorare costantemente gli aspetti
sanitari critici in questo settore: una sorta di «termometro» per le politiche
dell'accoglienza e dell'assistenza», Salvatore Geraci, past president della
Società italiana delle medicina delle migrazioni e coordinatore, per il progetto
dell'Iss, dell'unità operativa sulle politiche dell'immigrazione. Questo
strumento, in pratica, «dovrebbe funzionare come gli studi di impatto
ambientale. Oggi per ogni intervento sul territorio si deve prima capire quale
impatto produrrà sull'ambiente. L'Unione europea dice che bisogna fare la stessa
cosa per la salute. Noi stiamo costruendo gli strumenti per farlo
nell'assistenza sanitaria».
Secondo la fotografia scattata dai ricercatori, dal punto di vista della salute
«oggi l'immigrato - dice Geraci - soprattutto nei primi anni dal suo arrivo, è
più a rischio per alcuni 'determinanti socialì: lavoro insicuro, abitazioni
inadeguate, diritti che vacillano. E in questi ultimi tempi persino paura di
accedere ai servizi per il timore di essere denunciati o di trovare ostilità.
Tutto questo li rende fragili».
L'esame dei dati sulle schede di dimissione ospedaliera, dei certificati di
assistenza al parto, delle interruzioni volontarie di gravidanza, emergono i
principali problemi degli immigrati. Nei maschi, le cause più frequenti di
ricovero negli ospedali sono le fratture e i traumi seguiti da l'appendicite
acuta e le bronchiti tra gli immigrati. Mentre i cittadini provenienti da Paesi
ricchi, compresi gli italiani, sono ospedalizzati nel nostro Paese soprattutto
per patologie cardiache. Nelle donne, la causa più frequente di ricovero delle
immigrate è il parto (e da altri motivi riconducibili alla salute riproduttiva)
mentre le altre pazienti vanno in ospedale per problemi legati all'insufficienza
cardiaca e all'artrosi. Casalinghe, disoccupate e poco istruite sono più a
rischio rispetto alle donne che lavorano.
Per quanto riguarda invece le politiche sul territorio nazionale, dall'analisi
di oltre 600 atti, emerge che quasi metà delle Regioni italiane ha un alto
livello di attenzione verso il tema della salute degli immigrati. La Puglia ha
fatto molto in questo campo, almeno come pianificazione degli interventi, mentre
Calabria e Basilicata mostrano ancora un livello minimo e scarso di impatto
delle politiche sanitarie per gli immigrati. Il Friuli Venezia-Giulia, invece,
in passato all'avanguardia, ha subito una battuta d'arresto e anche la Lombardia
non mostra particolare attenzione al tema.
12 giugno 2010