Scommessa: Berlusconi sanerà i clandestini

di

Corrado Giustiniani

pubblicato sul sito del quotidiano romano IL MESSAGGERO il 22-04-2008 alle 09:47

 

Archiviata la stagione delle promesse elettorali, il futuro governo guidato da Silvio Berlusconi dovrà misurarsi con la dura realtà dei fatti. Per l'immigrazione, la prima risposta dovrà essere data al seguente problema: si è formato un bacino di clandestini "con nome e cognome", che hanno un lavoro, che vogliono farlo alla luce del sole e che, secondo la fotografia scattata due mesi fa, ammontava a 540 mila persone. Che fare, con tutti costoro?

Per capire meglio, ecco un elemento di contesto. Da almeno dieci anni, e cioè dalla legge Turco Napolitano del 1998 confermata su questo punto nel 2002 dalla Bossi-Fini, gli ingressi legali in Italia sono regolati da quote: il governo emana dei decreti-flussi, attraverso i quali stabilisce quanti stranieri, ogni anno, possono entrare per lavoro. Per il  2008 il governo Prodi ha deciso 170 mila ingressi. Ma le domande nominative dei datori di lavoro a febbraio erano già 710 mila, dunque 540 mila in più. E cresceranno ancora, perché è possibile continuare a presentarle sino alla fine dell'anno. Particolare importante: i lavoratori sono già quasi tutti in Italia. E' una finzione istituzionale, la richiesta all'estero. Da noi non si assume, senza aver prima visto il candidato all'opera. All'estero ci andrà dopo, per entrare di nuovo in piena regola. Di fronte a questo spinoso problema, Berlusconi ha davanti a sé tre possibili soluzioni. Primo, ignorare che questi clandestini esistano: cancellarli con la scolorina. Secondo: cacciarli tutti. Una deportazione biblica di gente che ha già un lavoro. Casa per casa, colf per colf, badante per badante. E poi via dai laboratori artigiani, dai ristoranti, dalle piccole imprese, rinunciando a incassare contributi Inps e scontentando anche i datori di lavoro che hanno votato Pdl. Un'ipotesi costosissima e del tutto irrazionale.

La soluzione più probabile è la terza. Una sanatoria-regolarizzazione, da far partire prima dell'estate o, più probabilmente, all'inizio dell'autunno, giustificata per prosciugare il bacino di clandestini e cambiare sistema. La responsabilità di tanti arrivi verrebbe attribuita dal Cavaliere ai due anni del governo Prodi, che non ha avuto il coraggio di riaprire i flussi per timore di un contraccolpo elettorale. Ma la regolarizzazione è preferibile a un nuovo decreto-flussi perché risparmierebbe a questi lavoratori un viaggio di andata e ritorno, e il ricavato economico potrebbe essere destinato alla lotta agli ingressi clandestini e al finanziamento delle espulsioni.